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Pubblicato in data 19/4/2016 ● Click 1219

Referendum, “il Pd non ha più nulla di sinistra”


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Come si legge su l’Espresso, Michele Prospero, professore di scienza politica e filosofia del diritto dell’università La Sapienza di Roma, non ha simpatia per Matteo Renzi a cui ha dedicato un saggio, Il nuovismo realizzato, l’antipolitica dalla Bolognina alla Leopolda, molto letto a sinistra del premier e apprezzato dalla minoranza dem che pure finisce ‘bacchettata’ dal professore perché dovrebbe <<assumere un dato di inconfutabile realtà: il Pd non ha più nulla di sinistra>>. L’intervista continua: <<Non c’è nulla di più vecchio che stare al potere senza alcuna legittimazione, cercandone ogni giorno a posteriori, forzando forma e sostanza della democrazia, come ha fatto sulle trivelle e come farà sul referendum costituzionale>>. L’Espresso ha chiesto a Prospero come leggere il risultato referendario, con la vittoria rivendicata da Renzi ed anche da Michele Emiliano, in presenza di quasi 16 milioni di votanti. <<Il referendum è fallito, tecnicamente, per il mancato raggiungimento del quorum, e questo è innegabile. Ma – aggiunge Prospero – io penso sia significativo, dal punto di vista politico, il fatto che oltre 15 milioni di cittadini siano andati alle urne sfidando una campagna a favore della diserzione che arrivava dall’alto, battente: è una mobilitazione che ha dello straordinario. Dovrebbe ricordarsi, Renzi, che l’esercizio del potere che gli è concesso in questa fase, questo dispotismo di minoranza, si basa su un numero di voti che è poco più della metà degli elettori che sono andati a votare contro il suo parere. Il Pd nel 2013 ha preso 8 milioni e 600mila voti e anche alle Europee, che per mesi sono stato il vanto del presidente del consiglio, la sua prima “legittimazione”, i voti furono 11 milioni, sempre meno dei soli sì di domenica>>. Inoltre, personalmente invito a riflettere sul seguente ulteriore passaggio dell’intervista dell’Espresso al professore Prospero: <<Quello di Mattarella è stato un comportamento francamente irrituale, mai si era visto un presidente della Repubblica che tenta di votare di nascosto, e che si reca al seggio nelle ore notturne, quando ormai è tardi perché la sua immagine possa finire nei seguiti tg delle 20, spingendo magari altri elettori a votare. Mi ha impressionato un presidente della Repubblica così impegnato nel non scontentare il presidente del consiglio>>.

Ciò rilevato, ora gli analisti e i commentatori cercano di capire se chi ha votato sulle trivelle darà un dispiacere a Renzi anche sul referendum costituzionale, dicendo no alla riforma Boschi. <<E’ possibile – continua il prof. Michele Prospero nella intervista che ci occupa – che i quasi 16 milioni di elettori che sono andati a votare siano una massa critica capace di impedire il passaggio del disegno plebiscitario su cui saremo chiamati a esprimerci a ottobre. Se fosse così, la sconfitta di Renzi è probabile, perché 16 milioni sono ad esempio più dei no che bocciarono la riforma di Berlusconi, nel 2006, e sono circa il 47 per cento dei votanti delle elezioni politiche del 2013…>>.

Per concludere mi permetto di ricordare che già in sede di commento al saggio di Norberto Bobbio (Due modi di leggere la società: la distinzione “destra/sinistra”. Renzi rilegge Bobbio) incominciammo a conoscere meglio il nuovo Presidente del consiglio e segretario del Pd, di comprendere le sue coordinate ideali e culturali. La sua revisione a trecento sessanta gradi della filosofia dell’eguaglianza sulla quale Bobbio aveva costruito la dicotomia della coppia destra-sinistra. Al riguardo, scrive Renzi, non sono più coincidenti con la libertà individualista in un caso e la libertà che riposa su premesse di eguaglianza nell’altro. Questa dicotomia bobbiana, spiega, apparteneva a un mondo in cui le menti e le idee si situavano in blocchi e classi. Oggi il liberismo è nelle cose, non più solo un’ideologia. La nuova sinistra deve ripartire da qui, da quel che c’è per andare avanti e quel che c’è è appunto il lascito liberista dal quale non si può prescindere. Ecco perché la dicotomia di Bobbio è passé… la solidarietà giunge quando gli individui cadono. Qui sta la sinistra, più che a preparare le condizioni affinchè la loro lotta sia condotta su un piede di parità e il merito sia meritato.. Renzi inserisce nell’ambizione la prospettiva del merito. E’ una prospettiva di riuscita – sottolinea Nadia Urbinati (docente alla Columbia University) – che non fa centro sull’eguaglianza delle opportunità ma su una base di energia personale in una lotta quasi darwiniana per salire su, per non essere “ultimi”, per vincere. Insomma, per un democratico, senza l’accoppiamento con l’eguaglianza, il merito (e la stessa libertà) non è una condizione di giustizia. Il lettore che vorrà approfondire l’argomento potrà leggere l’articolo completo su Fuoriportaweb (Due modi di leggere la società: la distinzione ‘destra/sinistra’. Renzi rilegge Bobbio).


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