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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 8/2/2016 ● Click 2262

Il paesaggio non è solo natura ma bene di interesse storico artistico da tutelare


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Mi limito a esporre alcune considerazioni che ritengo siano in sintonia con quanto affermato da Ovidio:<<La natura s’ingegna a imitare l’arte>> (“simulaverat artem ingenio natura suo”, Metamorfosi, III, 158-9).

Nel 1912 lo storico e filosofo italiano Benedetto Croce si espresse a favore del paesaggio in quanto non è solo natura ma storia, e quindi come ogni monumento o bene di interesse storico artistico deve essere tutelato. La sua fu infatti la prima legge per la tutela del paesaggio (nel periodo in cui ha ricoperto il ruolo di Ministro della Pubblica Istruzione). <<Che una legge in difesa delle bellezze naturali d’Italia sia invocata da più tempo e da quanti uomini colti e uomini di studio vivono nel nostro Paese, è cosa ormai fuori da ogni dubbio>>. Nella stessa relazione Benedetto Croce insiste sulla necessità di una legge che <<ponga, finalmente, un argine alle ingiustificate devastazioni che si van consumando contro le caratteristiche più note e più amate del nostro suolo>>. Il paesaggio, sottolinea, non è altro che << la rappresentazione materiale e visibile della patria, con i suoi caratteri fisici particolari, con gli aspetti molteplici e vari del suo suolo, quali sono formati e son pervenuti a noi attraverso la lenta successione dei secoli>> (cfr. InStoria, rivista online di storia e informazione). <<Le misure di tutela – scrive Il prof. Salvatore Settis (Il Giornale dell’Arte.com) – rappresentano, è vero, una limitazione dei diritti della proprietà privata, ma si tratta, come dice Croce, di una servitù di pubblica utilità, assolutamente necessaria. Sarebbe ugualmente inammissibile <<sfigurare un monumento o fare oltraggio a un bel paesaggio, entrambi destinati al godimento di tutti>>. Il presidente Napolitano nel suo intervento per la XX giornata di primavera FAI (Fondo per l’Ambiente italiano) il 25-3-2012 afferma: “l’Agricoltura è presidio del territorio e del paesaggio e quindi una politica di tutela del paesaggio passa da un maggior impegno di valorizzazione dell’agricoltura”.

E’ stata rivolta al prof. Tomaso Montanari (Ordinario di Storia dell’Arte moderna presso l’Università di Napoli ‘Federico II’) la seguente domanda: Perché dobbiamo preoccuparci di tutelare il suolo? Risposta: “Per avere ancora una chance di sopravvivere: sigillando il suolo sigilliamo il nostro futuro in una tomba di cemento. Ci vogliono circa duemila anni perché un suolo cementificato torni a produrre vita e alimento. Stiamo decidendo per i nostri discendenti fino a duemila anni…”. Ulteriore domanda : E’ vero che tutelare il suolo vuol dire mandare in crisi il settore edilizio? “Rispondo con le parole dei lavoratori dell’edilizia umbra i quali dicono che dalla crisi del settore si esce <<limitando il consumo di territorio e puntando al recupero, alla difesa del territorio, del paesaggio e del patrimonio storico-artistico-culturale, alla riqualificazione urbana, all’efficientamento energetico, alla messa in sicurezza delle scuole e di tutti gli edifici pubblici>>. Una bella lezione di lungimiranza, concretezza e responsabilità” (cfr. Slowfood.it).

Ora in estrema sintesi l’appello del prof. Salvatore Settis (la Repubblica del 4 febbraio 2016. Una riforma dei beni culturali che tratta il paesaggio come una “bad company” ). “C’era una volta la Costituzione, con il perentorio articolo 9 : <<La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione>>. (…) Rafforziamo pure i musei, ma il tallone d’Achille della tutela è il paesaggio, su cui si accaniscono le peggiori cupidigie. E il paesaggio non si difende nei musei, ma nelle Soprintendenze (…). Da Renzi (presidente del Consiglio) dobbiamo attenderci il rispetto del ruolo costituzionale della tutela. Se non se ne desse un segnale cestinando l’improvvida ‘normetta’ natalizia, la bad company sarebbe il Governo, non le Soprintendenze”.

In un mio precedente articolo (“Cassinetta di Lugagnano: Stop al Consumo di territorio”) segnalavo il comportamento virtuoso della suddetta cittadina in provincia di Milano. <<Siamo un paese agricolo – dice il primo cittadino Daniela Accinasio -, abbiamo un’identità culturale e architettonica importante, che senso ha costruire se non ne hai la necessità, mettendo a rischio geologicamente il territorio? Le aziende agricole della nostra zona non sono state costrette a cedere i terreni alla speculazione, si sono riconvertite al biologico, così oggi hanno dimensioni che consentono loro di mantenere competitività>>. Dunque una esperienza comunale che dimostra come l’equazione crescita uguale cemento non sia sempre vera, e senza alternative.

Da ultimo, segnalo che in risposta alle critiche contro la sua riforma il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini (la Repubblica del 5 febbraio 2016) precisa quanto segue: <<Il prefetto ha una funzione di coordinamento delle strutture territoriali dello Stato. Ma non sostituisce il soprintendente in nessun caso. Tutti i contrasti saranno risolti all’interno del ministero. In ogni soprintendenza c’è un responsabile per il patrimonio archeologico, storico e artistico, architettonico, per il paesaggio… Se prima c’erano 17 soprintendenti, oggi per l’archeologia ci sono 39 responsabili (…). Dal punto di vista della tutela, l’archeologia ne esce rafforzata da questo secondo atto della riforma. Semmai bisognerà essere più attenti agli scavi…>>. Se son rose, fioriranno. Ci aspettiamo che le soprintendenze non vengano indebolite.


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