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AgricolturaTermoli
Pubblicato in data 28/12/2015 ● Click 1694

L' Agricoltura meridionale al capolinea?


Giorgio Scarlato © FUORI PORTA WEB

Si può ben dire che l'agricoltura si è industrializzata in maniera tale da abbassare i costi di produzione, aumentando la produzione.
Certo, è così. E pur vero però che con gli anni si sono verificati significativi sbilanciamenti: aumenti sconsiderati dei costi di produzione a partire dai trattori, attrezzature, concimi, fitofarmaci, per finire al gasolio e, di contro, solo lievi aumenti dei prezzi per le derrate agricole.
A proposito di concimi, un esempio comparabile; ma potrebbe essere anche per i trattori e altro ancora.
Anno 1984. Un quintale di concime minerale binario 18/46 (azoto e fosforo) costava £ 39.000. Un quintale di grano duro ne costava £ 45.000
Oggi. Il medesimo concime costa € 55,00-57,00. Il grano, a dicembre 2015, costa, a dir bene, € 25,00 (..vedremo quanto potrà costare a gennaio 2016 quando "entreranno" in Italia 250.000 tonnellate di grano canadese, forse "seccato" al glifosato!).
E' DAVVERO O NO UN'AGRICOLTURA DA MACELLERIA SOCIALE?

Si servono di materie prime importate a prezzi globalizzati per il made in Italy e poi acquistarne quelle nazionali a prezzi "concorrenziali" da Terzo Mondo perché questa è la neoliberista globalizzazione a cui dobbiamo sottostare. Prendere o lasciare.

Controlli ferrei, sacrosanti, delle materie prime nazionali a tutela della salubrità alimentare; blandi, sicuramente per gli arrivi massicci, per quelle importate; dimenticandosi poi del.. km 0, del tempo impiegato per il trasporto transcontinentale, dell'inquinamento a causa del combustibile consumato, dello sfruttamento bracciantile ( anche se si sta sviluppando, sfortunatamente, anche nel nostro Paese per .... restare "nella competitività"), dei fitofarmaci usati, delle stive dove vengono immagazzinate, etc.
NON E' QUESTO IL "MODUS OPERANDI" PER TUTELARE CHI PRODUCE IN MODO CORRETTO, CONTROLLATO E RISPETTOSO DELLE LEGGI ISTITUZIONALI, DELLA BIODIVERSITA' E IL CONSUMATORE CHE POI ACQUISTA!

Ora, con i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) regionali, "chi conta" ribadisce che possono rappresentare, anche o soprattutto con il ricambio generazionale, una grande opportunità di rilancio per il settore.
Che sia davvero così ce lo si augura di tutto cuore ma è opportuno fare una riflessione.
Non si illudano i tanti giovani che, visto il momento di crisi lavorativa nazionale, alla ricerca spasmodica di un lavoro, si "affacciano" al mondo agricolo solo per... apparenza o convenienza, visti i danari che potrebbero essere attinti dalle misure del PSR (se poi corrisponderà al vero nel concreto, ma questa è un'altra storia, è ancora tutto da verificare).

Un solo appunto sul PSR in merito alla misura "Green Economy".
Potrebbe nascondere un "mondo oscuro" di nuovi affari extra-agricoli che, "sfiorano" solamente il mondo agricolo, lo usano ma non lo "beneficiano", anzi lo potrebbero affossare.

Conclusione.
Ci si augura che dopo i "burlati"in agricoltura, dai 40 anni di età in poi, non vengano anche burlate le nuove generazioni a causa di questa "anomalia globalizzata" dovuta a regole del gioco di un mercato agricolo non certo libero, governato da multinazionali dell' agribusiness, dal biotech e dalle potenti lobby che squilibrano in modo speculativo la distribuzione del reddito, ingabbiando soprattutto poi, come sempre, il produttore della materia prima, di qualunque parte del globo appartenga.

E, attenti al TTIP ( Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti).
Potrebbe essere il braccio operativo di una gigantesca strategia globale, forse poco o per nulla direzionato all'interesse pubblico.
Il nostro governo non sia sottomesso, tanto meno la Comunità Europea.

Malauguratamente, la sorte degli agricoltori è segnata non restando loro che la strada obbligata del vendere o svendere l'azienda agricola a chi può disporre di soldi per... investire (?) e far si che la nostra regione diventi, dopo, uno dei territori "al bisogno", per discariche, emissioni inquinanti, depositi non convenzionali, etc.

No all'accaparramento delle terre! No allo spettro del land grabbing come sta già succedendo in altre parti del Mondo sfruttato e pure in Europa. Da un rapporto di qualche anno fa emerge un dato insospettabile: in Europa il 3% dei proprietari di terreni agricoli detiene il 50% di tutte le superfici agrarie; una situazione paragonabile a quanto avviene attualmente in paesi come Brasile, Colombia e le Filippine.
Chi i possibili acquirenti? I colossi attivi nell'agribusiness, i fondi speculativi (hedge found), le aziende cinesi in espansione, gli oligarchi russi, gli investitori di danaro da ripulire o i tanti "prenditori" del momento e non certo imprenditori.

E' tempo che si faccia realmente qualcosa, prima che succeda l'irreparabile.

Un invito.
IMPEGNAMOCI INSIEME in modo responsabile secondo i propri ruoli di responsabilità ricoperti nella società civile affinché questo mondo vero non scompaia e con esso il territorio.
Non può morire così.
Per il bene di tutti, produttori e consumatori.


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