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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 17/11/2015 ● Click 2346

Il museo archeologico di Guglionesi: oggetti ed impronte del nostro passato remoto


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

[Relazione introduttiva letta nell'incontro del 14 c. m. presso la Casa del Fanciullo - Prima parte] - Al fine di impiantare una relazione “scientifica” sul tema ho dovuto ampiamente saccheggiare l’ottimo testo “ La Valle del Biferno “ di Greme Barcker : un ampio ed articolato lavoro archeologico sul campo che ha interessato una vasta area del nostro Molise . Un’indagine commissionata da diverse istituzioni quali : l’Università di Scheffield , l’Università di Oxford, compartecipe la Soprintendenza del Molise, con la finalità raccogliere dati sulle forme di insediamento nel territorio dalla Preistoria fino al nostro passato recente. Una cronistoria che si snoda per un lungo arco di tempo , raccontata attraverso i reperti . Una ricerca articolata e complessa dalla quale ho tratto informazioni specifiche inerenti gli scavi e i ritrovamenti che hanno interessato in modo sistematico , episodico o volontario l’area del territorio di Guglionesi : reperti che hanno fornito gran parte del materiale che è servito all’allestimento dell’ omonimo Museo Archeologico .
Il testo è un volume collettaneo pluridisciplinare che ha visto la partecipazione di esperti archeologi, antropologi, geologi ,storici, che con complementare sinergia , attraverso il loro contributo settoriale , hanno consentito di tracciare la storia archeologica del nostro passato remoto raccordandola , finalmente , alle altre similari indagini che da lungo tempo hanno interessato le regioni limitrofe : le Marche, il Lazio, Campania e Puglia . Gli stessi curatori del volume ringraziano l’Amministrazione comunale di Guglionesi dell’epoca ( anni settanta – ottanta del secolo scorso ) per la cordiale accoglienza e la collaborazione dimostrata allorché le loro ricerche hanno interessato il nostro territorio , in specie le aree di S. Margherita, Chiancate , Colle Gessari , Monte antico.
E vengo alla prima parte a carattere generale nella quale cercherò di caratterizzare gli aspetti museali generali , che pure caratterizzavano il nostro Museo Archeologico sia al fine di giustificarne il suo iniziale allestimento sia per deprecarne ,oggi, l’ interrotta continuità della sua fruizione , in quanto volontario e inopportuno contributo istituzionale alla già galoppante perdita della memoria della cultura materiale del nostro comprensorio comunale . Ad oggi il mancato inserimento del nostro museo archeologico in una rete museale regionale strutturata e funzionante in termini di interrelazionalità ; la sua infelice, recente dismissione , lasciano irrisolte le problematiche generali che al di là della chiusura , di cui si parla, soprattutto quelle che rimandano ad un auspicabile , quanto imprescindibile allestimento di un polo museale omnicomprensivo ( archeologico, etnografico, dell’agricoltura… ) che, spesso ipotizzato in più occasioni, è di là da venire . Difficoltà che comunque restano aperte (paradossalmente, anche a fronte di risorse economiche che recentemente si sono rese disponibili per l’innovazione museale ).
Si diceva di un polo museale che possa essere riferimento e sintesi sistematica di quanto di rilevante attiene all’archeologia del territorio ; materiale che custodito nei magazzini della Soprintendenza o peggio, chissà per quali confusi fini , ancora impropriamente detenuto dai privati è tuttora disperso nel territorio .
Il museo archeologico di Guglionesi; così intestava una iscrizione ( oggi peraltro non ancora rimossa) posta all’ingresso della sede di palazzo Massa : una targa ottonata la cui dizione non è mai cambiata ; pertanto, al di là di sofismi , sul fatto che inizialmente , al momento dell’inaugurazione, si fosse in presenza di una mostra , permanente e non di museo , assumiamo il fatto che di Museo Archeologico locale si trattasse . Del Museo, infatti, ne aveva le caratteristiche di massima , poiché a nostro avviso rispondeva almeno ai requisiti di primo allestimento nonché allo svolgimento di funzioni minime quali :
- quella di accogliere e/o prelevare i reperti dai loro tempi-luoghi di giacenza o comunque di isolarli da quei ” tempi-luoghi “ ( la felice espressione non è mia bensì di Cirese)
- di sottrarre ai furti e al deperimento i reperti custodendoli all’interno di teche di vetro .
- di provvedere , con la supervisione della Sovrintendenza , alla identificazione, alla catalogazione e alla schedatura dei reperti .
- di organizzare la disposizione degli oggetti secondo criteri di omogeneità, serialità , di congruenza ( ad esempio mettere insieme un assortimento di vasellame, di monili o altro )
- non ultima , quella di configurare dei percorsi didattici ad uso dei visitatori e delle scolaresche; ciò al fine educativo di meglio “leggere” , attraverso le didascalie, i reperti esposti .
Ma al di là dei requisiti attribuibili al nostro Museo archeologico, a render viva e vivace l’attività museale è forse mancato sia da parte dei fruitori locali che della istituzioni preposte al suo funzionamento , la cultura del museo inteso come laboratorio : un luogo in cui la ricerca, aiutata con il tutoraggio di esperti , potesse continuare all’interno del museo come si fosse sul campo . Qualora questo modo di pensare il nostro museo fosse stato applicato nel lungo periodo in cui è stato cogestito insieme alla Soprintendenza dalle diverse amministrazioni locali che si sono avvicendate dalla sua istituzione , di certo avrebbe configurato il nostro museo come un ambiente vivo e non come cosa morta , passiva e passivizzante.
Quindi, forse, per incoraggiare la frequentazione, arrischio un’ipotesi , che credo plausibile : avremmo dovuto , in un tempo in cui ciò sarebbe stato fattibile, pensare il museo locale come luogo di elaborazione di cataloghi descrittivi ; come luogo di elaborazione , di programmazione e di organizzazione di campagne , anche volontarie , di ricognizione di reperti da mettere in campo subito dopo arature profonde in siti certi, probabili o presunti tali; ciò al fine dell’ulteriore ricerca di materiali e magari del ritrovamento di nuovi reperti. Avremmo dovuto pensare Il museo come presentazione didatticamente efficace dei risultati ultimi acquisiti sia derivanti da ritrovamenti casuali sia da quelli episodici ; derivanti da ricognizioni volontaristiche o pianificate sul campo dalla stessa Sovrintendenza . Tutto questo avrebbe potuto essere e non è stato il Museo archeologico di Guglionesi poiché probabilmente è mancata l’azione singola o sinergica delle Amministrazioni e della Sovrintendenza e dei tanti interessati volontari locali che pur avendo dedicato tempo e passione per seguire le tracce archeologiche del nostro passato non sono stati poi invogliati a spendere curiosità ed energia pur potenziali per una cultura museale che è sempre apparsa debole o in declino ; comunque già ampiamente bistrattata dallo Stato attraverso i ripetuti tagli alla cultura : da qui forse, anche la decisione di chiudere il nostro museo .
Certo non si devono tacere altre problematiche che un museo locale lascia aperte quali :
- La necessità (mai perseguita) di fare rete e sistema con gli altri musei del territorio regionale , mi riferisco ai poli di Isernia e Campobasso ; ma di questa mancanza di collegamento tra musei locali e provinciali , meglio di me avrebbe potuto spiegare il funzionario della Soprintendenza( che di fatto , se non presente ha declinato il nostro invito) ; come anche gradiremmo avere spiegazione del mancato supporto da parte della stessa Sovrintendenza di un curatore, non dico part-time , ma almeno occasionale degli oggetti custoditi nel museo archeologico locale .Risulta che nel passato recente l’apertura e la chiusura domenicale del Museo Archeologico fosse affidata ad un nostro concittadino s di cui ignoriamo quale tipo di dipendenza avesse dal Comune , dalla Sovrintendenza o da altre Istituzioni.
È anche vero che vi è stata una fruizione sporadica e decisamente bassa da parte della popolazione locale, come con desolante sconforto attesta il registro dei visitatori, che comunque annovera, oltre ai singoli , la visita di scolaresche ( è del 16 marzo 2015 la visita organizzata gestita da alcuni insegnanti e da una classe del locale Liceo ) e di gruppi organizzati che hanno visitato il nostro museo, grati anche per la qualità esplicativa dei cartelli didascalici , predisposti per accogliere un pubblico museale . Tuttavia, detto per inciso per quelli che attenti alle quantizzazioni dell’intensità della fruizione dediti a , contare coloro che , appongono la propria firma su un registro delle presenze utilizzando quest’aspetto un po’ narcisistico del visitatore per corroborare tesi indifendibili, qual è quella dello scarso successo di pubblico . Verosimilmente la scarsa affluenza non può rappresentare neppure una parte delle ragioni per la chiusura del museo perché allo stesso modo , restando nel campo delle strutture che accolgono il nostro passato , e qui mi riferisco al nostro cimitero,il camposanto dovremmo tenerlo aperto solo ad Ognissanti e il giorno dei morti, e per il tempo delle inumazioni di rito, tant’è bassa la frequentazione di questi luoghi della nostra memoria biologica nel corso dell’anno ; ciò qualora, per corroborare la tesi , la frequenza la si voglia correlare all’entità della popolazione e all’emotività generazionale che i cimiteri dovrebbero suscitare .
A fronte di queste osservazioni che seppure in embrione generano altre considerazioni e sottintendono altre responsabilità che hanno favorito lo svuotamento del museo locale non è facile né può essere sottaciuto il ruolo di primo piano svolto dalla Soprintendenza nella dismissione del museo , né la manifesta disattenzione dell’attuale amministrazione che del resto fin qui ha avuto sette anni di mandato per porre mano alla questione della cultura museale nel nostro paese , nel territorio ; né tantomeno possiamo tacere il silenzio imbarazzante dell’attuale opposizione nel nostro Municipio; opposizione che tra i suoi componenti annovera Amministratori che l’hanno inaugurato . Dal sindaco, posto che questo settore della” cultura materiale” locale, rappresenti per la nostra comunità una delle poche strutture in grado di riepilogare frammenti del nostro passato remoto, pertanto un luogo della memoria degno di essere mantenuto in funzione, vorremmo sapere quanto ha messo in bilancio nel corrente anno per il mantenimento e la qualificazione del museo archeologico .


[Seconda parte] - Il Molise ha la fortunata particolarità di avere una delle più antiche attestazione di un insediamento umano nel continente europeo , quello della Pineta di Isernia : un ritrovamento incidentale che ha portato alla luce uno spaccato della vita sociale della Preistoria ricostruito attraverso resti di flora e fauna , scheletri nonché manufatti di pietra risalenti a circa 750.000 anni fa ( il ritrovamento è avvenuto negli anni 77-78 , del secolo scorso durante i lavori di scavo in trincea per la realizzazione della circonvallazione)
Entrando nel merito dei reperti recuperati nelle diverse zone del territorio di Guglionesi , che sono stati in parte allocati nel nostro museo archeologico , riepilogo i siti e gli oggetti rivenuti seguendo la traccia delle prospezioni di superficie, degli scavi , dell’equipe dell’università di Scheffield , della Soprintendenza , nonché dei reperimenti sporadici. Nel richiamare siti , reperti e considerazioni deducibili dagli stessi , grosso modo, terrò conto dell’arco temporale in cui sono stati datati i reperti esposti nel museo archeologico di Guglionesi ( IV sec. a. C. all’età romana imperiale ) ; pertanto, suddividerò i reperti in quattro periodi: il neolitico, l’età dei metalli, il periodo sannitico e, quello del tardo impero romano con qualche antecedente riferimento al paleolitico superiore e qualche prospezione sull’incastellamento del medioevo.

Il Paleolitico Superiore
La localizzazione di siti preistorici distribuiti sulle terrazze che si aprono sul crinale della Valle del Biferno , del Sinarca , attestano la presenza dell’uomo sul nostro territorio nell’ultimo periodo del Paleolitico superiore convenzionalmente datato da 50.0000 a 9.000 anni fa . Un modesto numero di manufatti in pietra scheggiata ( selce): un bifacciale , un nucleo prismatico … sono stati rinvenuti nelle terre ad ovest della Valle del Sinarca , limitrofe a Petacciato : Colle di Breccia ed a Serramano , nonché sul lato sinistro del fiume Biferno .
Il neolitico ( l’età della pietra molita e/o levigata con grana fine di pietre più dure ; fa, nel periodo la sua prima apparizione la ceramica ). Nella valle del Sinarca sono stati rinvenuti piccoli raschiatoi , utensili seghettati ed altri frammenti di oggetti di uso domestico . Il neolitico segna anche il passaggio degli antichi abitanti il territorio dalla caccia e raccolta ( già ampliata allo sfruttamento delle risorse ittiche lacustre marine e fluviali ) all’agricoltura ; transizione attestata nella nostra regione nel V millennio a.C. , secondo un modello confermato in molte regioni della penisola italiana; modello che si articola in tre fasi:
-uno stadio di disponibilità dei cacciatori–raccoglitori ad apprendere dai coltivatori le tecniche di coltivazione
-una fase di sostituzione, in cui i raccoglitori si dedicano all’agricoltura
-una fase di stabilizzazione in cui l’agricoltura diventa l’attività principale per produrre il cibo.

L’Età del Rame ( III millennio a.C.) , l’Età del Bronzo ( II millennio a.C.) : il sito della Masseria Mammarella
Metto insieme i due periodi preistorici nei siti di Guglionesi poiché è ancora incerta la datazione dei reperti e di conseguenza l’attribuzione di alcuni oggetti all’una o all’altra Età . Nel 1974 durante le operazioni di scavo effettuati per lavori stradali nella zona di Colle Gessari , a Sud di Guglionesi , nella Bassa valle , lavori coordinati ed effettuati della Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali del Molise, sono stati rinvenuti, in una grotta , manufatti di ceramica fine ( spessore 3-6 mm) insieme a manufatti di ceramica comune, priva di decorazioni ; costituivano il corredo di una sepoltura ( il sito può verosimilmente essere assegnato al secondo millennio a. C.) Scavi effettuati dall’èquipe di Barker , sempre nel 1974, nei pressi della Masseria Mammarella : un sito distante 12 Km dal mare , limitrofo al torrente Sinarca , hanno rilevato un insediamento umano formato da cinque o sei capanne aventi delle parti comuni , che occupava una superficie di circa 150 metri quadrati posto sul primo terrazzo sopra l’alveo del torrente Sinarca ; gli scavi hanno riportato in luce vasellame di diverso tipo e forma: tazze, ciotole e vasi da deposito . Tranne due corti fili in rame ed una fibula ornamentale non sono stati trovati altri oggetti in bronzo poiché all’epoca la circolazione di questa lega di metalli era scarsa .

L’Età del Ferro ( 1000-500 a.C.) : il sito di S. Margherita
Ad inizio del II millennio a.C. la Valle del Biferno ha conosciuto un intenso sviluppo di insediamenti plurimi facenti capo ad un arroccamento principale delimitato da segmenti di recinzione ed alcuni lontani raggruppamenti insediativi satellitari probabilmente utilizzati per la raccolta della legna da ardere ed il pascolo del bestiame . L’esame dei pollini dell’epoca della Bassa Valle del Biferno disegna un’area vasta per la gran parte afforestata avente come specie dominanti la quercia e l’olmo . D’altra parte sia il bosco Tanassi che la zona boschiva Fantine , a confine con la Puglia, sono stati disboscati ad inizio della seconda metà del secolo scorso : un’operazione che per la superficie interessata , rappresenta il più rilevante disboscamento effettuato nel Basso Molise dall’epoca del dominio romano del territorio .
Dal 1000 al 500 a. C. la Valle del Biferno ha conosciuto notevoli mutamenti nell’organizzazione sociale lasciando desumere, attraverso l’analisi dei reperti, la nascita di una riconoscibile , stabile , gerarchia interna . L’agricoltura consolida la coltivazione della vite che viene integrata dalla coltivazione dell’ulivo ; un’innovazione colturale avvalorata sia dai pollini fossili ritrovati sia da diffusi ritrovamenti di macine in pietra ed anfore per la conservazione dei prodotti alimentari ( diffusione che avvalora l’ipotesi della lavorazione delle graminacee soprattutto per l’autoconsumo familiare ) . Nel VII sec a.C . si definisce la storia del territorio costiero soprattutto grazie alla scoperta delle necropoli di Termoli ( C.da Porticone) , Larino e Guglionesi : E, a Guglionesi tra il VII e VI sec . a, C si raggruppa in zona S. Margherita un insediamento formato da oltre trenta abitazioni . Dal sito di S. Margherita in precedenza oggetto di ritrovamenti sporadici , durante le operazioni di scavo per la costruzione di nuove case sono state ritrovate nove tombe intatte ( Di Niro 1984) : una necropoli scavata dalla Soprintendenza che ha riportato alla luce cinque tombe del VI sec. a. C. Sono tutte tombe di adulti ; sono state rinvenute anche quattro tombe del IV sec. a.C . incluso un bambino.
Le tombe di Guglionesi sono più ricche di quelle della necropoli di C.da Porticone ( Termoli) poiché in queste sepolture arcaiche ad inumazione a fianco dello scheletro, che giace disteso ,oltre alle armi personali : coltelli in ferro , e punte di freccia sono stati rinvenuti , ai piedi del defunto ,vasi di tipo daunio di ottima fattura ; ciondoli d’ambra e fibulae .
A testimonianza dell’esistenza di una gerarchia sociale all’interno dell’insediamento è stato riportato alla luce l’arredo funerario di un uomo ricco che comprendeva vasi di ceramica daunia fine ; due vasi in bronzo, un rasoio di bronzo, uno spiedo di ferro , un grande coltello , un peso da telaio , un gruppo di chiodi che avrebbero potuto chiodare uno scudo oppure una bara . La ceramica probabilmente era lavorata in loco poiché le decorazioni riportano motivi ignoti al vasellame proveniente dalla Puglia settentrionale. La scarsa presenza delle sepolture infantili ( a fronte di una loro alta mortalità) è indice del fatto che non si era ancora concretizzato il potere ereditario nella trasmissione dei beni ; beni che invece venivano conquistati e acquisiti nella vita adulta .
E’ prova indiretta del governo maschile delle popolazioni locali la ricchezza di ornamenti reperiti nelle tombe femminili ; indice di una società patriarcale nella quale le donne spesso erano un veicolo per mostrare la ricchezza dei mariti ( cit. da G. Barker).
E dura doveva essere la lotta per il potere come si desume dall’analisi degli scheletri della necropoli di Guglionesi ( S. Margherita) : un sito che annovera una percentuale alta di morti giovani : pari ad un terzo ( morti tra i 20 e i 22 anni ) , che riportavano segni di traumi ossei guariti . I denti di entrambi i sessi erano mancanti o corrosi dalla carie ; ciò depone per una dieta povera , basata in prevalenza sui carboidrati.
Resti botanici delle buche di scavo del sito di S. Margherita danno conto di un’attività agricola dedita alla coltura del grano , dell’orzo , fave e piselli , nonché semi di vite vinifera ( ovvero della varietà coltivata).
Le comunità agricole danno un’importanza preminente al ruolo del guerriero , in quanto custode e difensore del villaggio e del comprensorio rurale intorno, per cui i ritrovamenti ( 1901) di oggetti di bronzo del sito di Guglionesi : un elmo di fattura apulo-corinzio ( V sec. a.C. ) e due elmi in pessimo stato di conservazione , di provenienza picena del VI secolo a. C. Il primo reperto presenta una calotta semisferica con coprinuca , con incisi due cinghiali , sormontata da un asta verticale per il pennacchio .
Un rinvenimento più recente in C.da Ripatagliata ( databile tra il IV-III sec . a. C. ) ha portato alla luce la tomba di un guerriero che indossava una veste in cuoio, sepolto con un corredo funerario comprendente una lancia , della quale resta il puntale , un coltello ed altri oggetti personali

I Sanniti , i Frentani ( 500-80 a.C.)
L’età del ferro nella Valle del Biferno coincide con il consolidamento della civiltà sannitica . I Pentri nell’ Alta Valle del Biferno, i Frentani nella Bassa Valle . I Sanniti dal IV sec, a, C fino alla metà del primo secolo a.C. hanno guidato la resistenza alla conquista romana dei territori ad Est , di Roma , fino all’annessione all’Italia romana , una belligeranza durata per circa cinque secoli. Dalla Bassa valle emerge Larino come importante centro frentano, mentre gli insediamenti dell’intorno, sia di Temoli che dell’agro di Guglionesi , all’epoca, sembrano subire un certo declino . Guglionesi nel periodo sannitico è classificato come città- villaggio , mentre la località di S. margherita si presenta come un raggruppamento di alcuni villaggi. Per la collezione dei reperti rinvenuti si rimanda al sec, vol . di G, Barcher .

I siti d’epoca romana ( 80 a. C. -600 d. C.)
A seguito della sottomissione del Samnium a Roma i popoli sanniti ottennero la cittadinanza romana. Ai soldati che avevano servito l’esercito furono concessi appezzamenti delle terre del Molise . Finanziamenti centrali dell’Impero aiutarono la ricostruzione e l’abbellimento dei Municipi devastati dalla guerra , come Sepino e Larino. La ricerca archeologica nella Valle del Basso Biferno ad ovest del fiume ha riportato alla luce abbondanti resti in laterizio e ruderi di età romana ; mattoni, tegoloni con impressa la denominazione della fabbrica che li aveva prodotti , spesso anche il nome del proprietario , oltre a vasellame e monete d’epoca imperiale : oggetti che rendono ipotizzabile la localizzazione di Uscosium in località Monte antico: un agglomerato di costruzioni a carattere rurale .Uscosium ( citato nell’ Hitinerarium Antonini del tardo impero romano ) ha una collocazione più o meno equidistante da Vasto e Larino !5-16 miglia , a Monte Antico ad Ovest di S. Giacomo degli Schiavoni . Nel sito sono stati localizzati abbondanti resti , anche tombe a tegoloni , risalenti al Primo Impero, nonché i resti di una Villa-Casa colonica ; tra gli oggetti rinvenuti anche un unguentarium di vetro ( Silvi e Chiancate erano Ville rustiche già preesistenti )

Il Medioevo , ovvero, l’incastellamento alla sommità delle colline
il processo di urbanizzazione, al termine del periodo romano ( V e VI sec . d. C. ) consolida la formazione dei villaggi o amplia le ville romane preesistenti e caratterizza l’istaurarsi dei ducati. Il Molise era compreso nel ducato di Benevento ; il Basso Molise rientra grosso modo nei territorio del Ducato di Loritello .
Il Medioevo conferma gli insediamenti preesistenti nel Basso Molise : Petacciato, Montenero , Guglionesi, Termoli, S. Martino in Pensilis. Da citazioni documentali l’agglomerato abitativo di Guglionesi viene denominato Villa nel 904 d.C. ( Hoffman 1980) ed è attestato come castello nel 1049 d. C. ( Petrucci 1960). Sono più o meno coeve le chiese costruite nel circondario di Guglionesi : quella di S. Bartolomeo in località Serramano, posta sulla sommità del colle ( 1010-1318) e la chiesa di S. Silvestro a Vallone Cupo 1024 ; le due chiese oltre che ad essere luoghi di culto rappresentavano una forte attrattiva per gli insediamenti abitativi rurali del circondario .
Ho voluto tracciare queste brevi note non solo come traccia attestata dalla metodologia delle scienze antropologiche e archeologiche , ma soprattutto per risvegliare le coscienze dei compaesani al fine di recuperare quella necessaria solidità identitaria che attraverso la forza dell’essere stato del passato, rinvigorisca il presente e infonda più certezze e anche un po’ di orgoglio nel perseguire il nostro futuro collettivo ed individuale.

Guglionesi 14 novembre 2015


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