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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 5/10/2015 ● Click 1268

Sinistra, eguaglianza, liberismo. Renzi e i timori per la riforma del sistema politico


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Su Repubblica di sabato 3 ottobre si può leggere l’intervista completa di Claudio Tito a Matteo Renzi. Una delle domande che l’intervistatore ha posto è la seguente: “Se lei dovesse definire in una parola la sinistra, quale utilizzerebbe?”. Risposta: <<Per me la sinistra è giustizia, ma non giustizialismo. E’ libertà, ma non liberismo. E’ eguaglianza, ma non egualitarismo.(…) Paradossalmente proprio mentre viene contestato in patria il PD costituisce un modello in Europa e nel mondo della sinistra. E il PD italiano accoglie le migliori tradizioni del riformismo nostrano…>>.

Ciò riferito, occorre un chiarimento. Il liberalismo viene spesso confuso con il liberismo; diciamo dunque con il professor Giovanni Sartori che il ‘liberalismo’ è nozione politica e il ‘liberismo’ è nozione economica. Tutti i testi del liberalismo non hanno niente a che fare con la libera concorrenza e la libertà di fare quel che si vuole in economia. In ultima analisi, è la distinzione tra sistema politico liberale e sistema economico-liberista, ma soprattutto “di mercato” – che risulta fondamentale. “Guai a non farla” ammonisce Sartori. Premesso ciò, personalmente trovo delle contraddizioni rispetto a quanto sottolineato da Renzi in un recente passato nell’ambito della sua rilettura di Bobbio (cfr. articolo su Fuoriportaweb, in data 28.02.2014, dal titolo “Due modi di leggere la società: la distinzione destra/sinistra, Renzi rilegge Bobbio”). Riportavo il pensiero della politologa Nadia Urbinati per meglio comprendere le coordinate ideali e culturali del nuovo presidente del Consiglio e segretario del PD. <<Sono due – ha scritto Urbinati – i paradigmi centrali che fanno da architrave della sinistra renziana: la revisione a trecentosessanta gradi della filosofia dell’eguaglianza sulla quale Bobbio aveva costruito la dicotomia e, in conseguenza di ciò, la ridefinizione della coppia destra/sinistra… Oggi il liberismo – ha detto Renzi nella predetta sua rilettura di Bobbio – è nelle cose. La nuova sinistra deve ripartire di qui, da quel che c’è per andare avanti: e quel che c’è è appunto il lascito liberista dal quale non si può prescindere>>.

(Dunque ora non più‘liberismo’? L’interrogativo è di chi scrive queste note, alla luce dell’intervista a Repubblica). <<Ecco perché – ha precisato Nadia Urbinati - la dicotomia di Bobbio è passè (…). La diade di cui la nuova sinistra sembra aver bisogno è più marcatamente liberale di quella bobbiana e attenuata dalla solidarietà morale cristiana>>. Insomma, gli ‘ultimi’, una categoria che non appartiene nè alla sinistra né alla politica, ed è morale ed evangelica. La solidarietà giunge quando gli individui cadono. <<E’ una prospettiva – annotava Urbinati - che non fa centro sull’eguaglianza delle opportunità ma su una base di energia personale in una lotta quasi darwiniana per salire su, per non essere “ultimi”, per vincere >>. In verità il merito se dissociato dall’eguaglianza delle opportunità <<che il mercato non crea spontaneamente, esso diventa un passaporto per l’affermazione di chi si trova già in condizioni di vantaggio>>. Il filosofo Salvatore Veca interpreta il concetto di eguaglianza nel solo modo a essa compatibile, come eguaglianza delle opportunità. La quale, a sua volta, coerentemente con le posizioni di fondo del socialismo liberale, deve caratterizzare l’agenda politica delle forze progressiste per “mirare a rendere eguale o meno diseguale il valore che la libertà ha per le persone”. E veniamo ai timori per la riforma del sistema politico. Al riguardo cito l’articolo di Piero Ostellino dal titolo “La legge Acerbo di Matteo” (cfr. Il Giornale, 1 ottobre 2015), riferendone alcuni passaggi. <<Renzi non sta riformando il sistema politico per renderlo più veloce ed efficiente. Renzi sta letteralmente cambiando la forma e la natura dello Stato uscito nel 1948 dall’Assemblea costituente, in funzione del potere personale di chi ricoprirà la carica di capo del governo dopo le prossime elezioni. Se, poi, si pone mente alla riforma del sistema elettorale – palesemente destinata a conferire al presidente del Consiglio in probabile competizione con Grillo un potere assoluto – le analogie diventano ancora più inquietanti (…). E’ sufficientemente furbo da aver capito che cosa pensano e vogliono gli italiani che di lui sono entusiasti e, cinicamente, glielo dà. Forse (forse) i miei quattro amici liberali non hanno tutti i torti…>>. E in questa rassegna non può mancare l’opinione di Eugenio Scalfari (cfr. Repubblica, 4 ottobre 2015). <<.. Renzi vuole comandare da solo e non lo nasconde. Non con editti ma con la capacità di farsi amare. A Roma uno come lui lo chiamano”piacione”… Vuole la sinistra purchè sia moderna, alla moda di Tony Blair che ereditò e mantenne viva nella sua essenza la politica della Thatcher, non più di destra ma di centro. Questo è Renzi…>>. Personalmente sono più pessimista.

Si scivolerà verso un governo del Primo ministro senza i necessari pesi e contrappesi previsti dai nostri costituenti. Insomma Renzi vuole che l’Esecutivo sia “nettamente più forte del legislativo”. Fin quando la legge non sarà definitivamente approvata voglio coltivare una sia pur flebile speranza di modifiche riequilibratici da parte dei senatori. Al termine di queste note ritengo opportuno segnalare la necessità che non vada sottaciuto il rischio che corre la democrazia quando i rappresentanti votati in Parlamento non incidono sulla vita effettiva delle persone. Ciò può comportare lo scivolamento verso forme di populismo. “La deriva populista ha l’effetto controproducente di scavare un solco sempre più profondo tra potere e società rendendo il primo ancora più indipendente dalla seconda” (così Roberto Esposito, Repubblica 4 ottobre).


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