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AgricolturaGuglionesi
Pubblicato in data 18/6/2015 ● Click 1514

Quale mercato per il commercio agroalimentare a Guglionesi


Giorgio Scarlato © FUORI PORTA WEB

Ringrazio l'Associazione culturale "Fuoriporta" a nome del Comitato spontaneo agricolo "Uniti per non morire" per l'invito.

Dalla sua costituzione, avvenuta circa 6 anni fa, il Comitato si è fatto promotore ed in tutti i modi ha cercato di relazionarsi, attenzionando le istituzioni regionali, tutte, del grave e prolungato momento di crisi profonda (partita in modo forte già dal 2004-2005) che attraversava ed oggi, ancor di più attraversa il mondo agricolo regionale.
Il Comitato ha cercato in modo esplicito con i vari responsabili politico-istituzionali di turno, a volte riuscendoci a volte no, di far comprendere DAL BASSO le varie realtà locali, focalizzando i punti cardine delle problematiche del settore e allo stesso tempo, insieme, cercare di individuare quelle misure atte a mitigare gli effetti disastrosi della crisi.

Non sappiamo cosa contenga il Piano di Sviluppo Rurale regionale 2014-2020.
Senza prolungarmi, con gli ultimi 3 assessori regionali, Cavaliere, Fusco Perrella e Facciolla, si sono trattati molti argomenti, compresi quello della tutela della biodiversità, strettamente correlata a “Natura 2000” (Direttiva Comunitaria a difesa delle zone protette quali ZPS, SIC e IBA), e della salubrità alimentare, proprio per tracciare quella strada da percorrere in comune, punti cardine per lo sviluppo del mondo agricolo-territoriale della regione, a partire dalla filiera cerealicola.

Riallacciandomi alla filiera cerealicola corta regionale, già affrontata in modo egregio da chi mi ha preceduto, NULLA E’ SUCCESSO.

Eppure è strettamente connessa alla salubrità alimentare, visto che ogni italiano ne mangia circa 27 kg/ annui, senza contare pane, pizza, etc.

Perché la Regione Molise non si è fatta promotrice di sviluppare tale accordo, di produrre una pasta con 100% di grano regionale, come già fatto in alcune regioni come la Puglia o L’Emilia Romagna, con un disciplinare che legherebbe il produttore, il mugnaio ed il pastaio?

In simil maniera si “stimolerebbe” quel lavorare insieme, quel cooperare che in Molise non ha tanto funzionato, quella nuova mentalità imprenditoriale; in modo tale da creare quell’ indotto, stimolo anche per altre filiere, per noi agricoltori a produrre meglio e guadagnare quel tanto in più, utile al sostentamento dell’azienda agricola.

E le istituzioni potrebbero aiutarci a farlo, visto che tanto buon grano “emigra” nelle regioni limitrofe.

Tengo a precisare che la Legge di stabilità per le filiere ripristina lo stanziamento di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015-2016-2017 a favore della filiera del sistema agricolo ed agroalimentare ed il rafforzamento dei distretti agroalimentari.

Non lo si vuol fare o non lo si può fare?
L’Università del Molise e qualche ente pubblico regionale da anni stanno operando con ricerche, prove varietali, studi su sementi autoctone, etc. Quali i risultati ottenuti? Il mondo agricolo è all’oscuro di tutto.

A quando le risultanze nelle aziende agricole?
Qualche puntualizzazione.
In alcune parti del Globo il grano duro viene essiccato in modo artificioso, chiamato pre harvest, che consiste di “irrorare” la coltura 10-15 giorni prima della raccolta con un disseccante micidiale: il glifosato.

E’ prodotto salubre?
Lo stesso trasporto in navi che dal Canada di giorni ne impiegano 40-45 per arrivare nei nostri porti, le micotossine, sostanze naturali prodotte da alcune muffe, molto pericolose per la salute, etc.

PERCHE’ NON VALORIZZARE QUELLO CHE MADRE NATURA CI HA DATO QUALE LA NATURALEZZA DEL NOSTRO TERRITORIO, LA SALUBRITA’ DEL NOSTRO GRANO?

PERCHE’ NON LO SI FA?
VISTO CHE E’ ATTUALE PARLARE DI SALUBRITA’ ALIMENTARE, PERCHE’ NON PROPAGANDARLA, INIZIANDO PROPRIO DAL GRANO DURO, VALORIZZANDO IL NOSTRO PRODOTTO PRINCIPE?

Mi si potrà obiettare che il grano duro nazionale è insufficiente per coprire il fabbisogno industriale. Certo.
Ricordo però che fino a qualche anno fa i terreni a riposo erano circa 700.000 ettari, forse perché non era conveniente coltivarli visto il prezzo, globalizzato, di vendita del grano in dumping ossia sottocosto. Non copriva manco le spese di produzione.

Una considerazione. Perché si parla di frutta a km 0, di verdura a km 0 e non di grano duro a km 0?
Il cittadino, il consumatore DEVE DIVENTARE ATTIVO, ACCULTURARSI, su ciò che mangia e fare in modo che diventi CONSUMATTORE, cioè colui che decide quale prodotto acquistare, informandosi e quindi operando con scelta consapevole, tra costi e benefici salutistici.
DEVE SAPERE ciò che acquista essendo “l’ago della bilancia”, il responsabile della sua salute e quella dei propri cari, logica conseguenziale di ciò che mangia e fa mangiare e di conseguenza delle logiche di mercato e quindi della tenuta in vita del nostro settore.

Dato che paga ciò che acquista, DEVE poter scegliere e pretendere di sapere ciò che porta a casa, anche se da Bruxelles “i poteri” nicchiano sulla etichettatura dei prodotti. E questo è di pochi giorni fa.
Se questa opportunità non la coglie, NON SCEGLIENDO, COMPRERA’ CIO’ CHE “ALTRI” VOGLIONO PRODURRE E FAR COMPRARE.

Una digressione.
Spesso si sente parlare delle multinazionali, qualunque esse siano.
Ma in cosa consiste il loro potere?
Dove sono i loro carri armati, i loro aerei?
Il loro potere, mi si potrà dire, che sta nei soldi, un’enorme quantità di denaro. VERO.

Ma questi soldi da dove provengono?
Ovvio: dalle nostre tasche.
Ecco dunque in che mani è l’enorme potere delle multinazionali: nelle tue, nelle sue, nelle nostre.

Quindi, come dicevo prima, STA ad ognuno di noi “direzionare” le nostre scelte d’acquisto in campo alimentare, tutelando in primis' la salute, il settore produttivo, il territorio stesso.
Convincersi di questo, significa già essere oltre il 50% del percorso da intraprendere.

Termino col dire che tutelare il territorio e la salubrità alimentare sarà la sfida che ci attende nel prossimo futuro, l’unica via d’uscita per tenere in vita lo stesso Molise.
Non dobbiamo dimenticarcene; noi come cittadini-consumattori, governo regionale compreso.
E si parte dal basso. Mi auguro che il cambiamento possa partire proprio da qui.


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