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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 10/5/2008 ● Click 4649

Guglionesi, restaurato il dipinto di "San Felice da Cantalice"


Luigi Sorella © FUORI PORTA WEB

In settimana è stata ricollocata nella cappella della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Guglionesi (ex convento dei Cappuccini) l'opera restaurata di "San Felice da Cantalice".  Il dipinto su tela rappresenta la santificazione del primo Padre cappuccino, Felice da Cantalice dell'Ordine francescano dei Cappuccini, e risulta documentalmente ignoto l'autore (in basso a sinistra ci sono residui di una scritta illeggibile). La tela artistica è databile alla seconda metà del '700. Nella scena sacra una coppia di angeli incorona le figure della Madonna e del Padre cappuccino, mentre Sant'Anna regge il bambino Gesù benedicente. In basso una coppia di angeli presenta il pane delle offerte che il cappuccino Felice da Cantalice teneva nella tasca della sua "alabarda" della carità, come chiamava il suo zaino della questua. Nell'arco d'ingresso alla cappella si legge l'iscrizione "FELIX ET MARIA NOS AB INIMICIS DEFFENDITE IN VIA, 1788", chiaro richiamo alle intercessioni misericordiose di San Felice, della Vergine Maria e di Sant'Anna contro le inimicizie sul sentiero della vita.

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Brevi notizie storico-culturali su San Felice da Cantalice

Felice da Cantalice, primo santo dell’Ordine dei Cappuccini, è venerato nella chiesa di S. Maria Immacolata a Via Veneto a Roma. Il corpo è posto in un sarcofago del III secolo sotto l’altare della cappella a lui intitolata. Morto il 18 maggio del 1587 nel convento di S. Croce e Bonaventura dei Lucchesi fu traslato a S. Maria Immacolata il 27 aprile del 1631. Fu beatificato il 1 ottobre 1625 e canonizzato il 22 maggio del 1712.

San Felice nacque nel 1515 a Cantalice (in provincia di Rieti) da una famiglia di tradizione cristiana. Felice nel 1543-44 entrò tra i Cappuccini, fu inviato a compiere il noviziato ad Anticoli di Campagna (l'attuale Fiuggi), ma una malattia lo provò duramente e ne mise in forse l'ammissione all'ordine, e quando i suoi amici e consiglieri lo invitarono ad entrare tra gli agostiniani o i benedettini, egli rispose: "O cappuccino, o nel secolo". Guarì miracolosamente e nel 1545 emise i voti e nel 1547 fu trasferito a Roma e dì lì non si mosse fino alla morte. Analfabeta, in poco tempo divenne uno dei più grandi amici e consiglieri di san Filippo Neri, con il quale spesso si intratteneva per strada in conversazioni sagaci che colpivano il popolo, convinto com'era, che un santo stesse parlando con un altro santo. Il suo studio era il Crocifisso, e le sole lettere che conosceva erano, come diceva lui stesso, sei: cinque rosse e una bianca; le cinque lettere rosse erano le piaghe di nostro Signore Gesù Cristo, la bianca, la Madonna, di cui Felice aveva una devozione oltre misura. Un giorno, andato in casa di un avvocato per fare la questua del pane, vide nella casa di questi, una libreria molto fornita, e in alto, appeso al muro, un Crocifisso. Immediata fu la reazione: "Signore, chi non intende questo libro (il Crocifisso), non sa cosa siano i libri; e se intende questo libro, intende tutti gli altri libri". A Roma fece il questuante del pane, del vino e dell'olio; dormiva pochissimo e su tavole di legno, e la mattina si alzava molto presto, dopo la Messa usciva dal convento e andava a fare la questua, scalzo sia d'inverno che d'estate, metteva il pane nella tasca che chiamava la sua "alabarda". L'andar scalzo gli procurò presto delle piaghe profonde ai piedi, che lui stesso ricuciva con lo spago; mangiava solo i tozzi del pane raccolto durante la questua che avanzavano dalla tavola dei frati, dicendo che erano migliori dei pezzi di pane intero; nella vecchiaia dovette indossare i sandali per obbedienza. Il suo saluto era "Deo Gratias", e lui stesso si chiamava "l'asinello del Signore". Benché fosse analfabeta, san Filippo Neri gli chiese di correggere e di rivedere la regola degli Oblati che san Carlo Borromeo stava stendendo, e Felice seppe fare ciò che molti letterati e sante persone non erano state capaci di fare. Morì verso le 19 del 18 maggio 1587, dopo aver avuto una visione della SS. Vergine circondata da una schiera di angeli. Nel momento della morte i piedi di Felice, sempre piagati e ulcerati, divennero bianchi e lisci come quelli di un bambino. Fu da subito venerato dalla pietà popolare come santo, e nel 1712 papa Clemente XI lo elevò ufficialmente agli onori degli altari. Sepolto nella chiesa di San Bonaventura dei Cappuccini in Via Veneto a Roma, la salma è stata traslata a S. Maria Immacolata nel 1631.

San Felice da Cantalice, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Guglionesi (foto di Luigi Sorella)

Particolare dell'opera dedicata a San Felice da Cantalice (foto di Luigi Sorella)

La cappella dedicata a San Felice da Cantalice (foto di Luigi Sorella)

L'iscrizione sull'arco della cappella (foto di Luigi Sorella)


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