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PoliticaGuglionesi
Pubblicato in data 28/2/2015 ● Click 1621

L’agorà che manca alla politica guglionesana


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

L’ultima piazza affollata che oggi è possibile frequentare a Guglionesi è questo spazio virtuale che con accorta generosità, a passo con i tempi, il blogger Luigi Sorella, con abnegazione continua a metterci a disposizione; ciò nonostante il nostro paese , come tutti sappiamo, non è privo di spazi pubblici ( e privati ,poiché è dalle conversazioni ristrette che, per ampliamenti successivi, si aprono a tutti gli spazi pubblici) . Deserte o quasi le piazze politiche tematiche , sempre più riconducibili in termini di successo di pubblico alle feste “patronali” estive delle rispettive conventicole politiche locali che, smessa la sostanza , si riducono “ a tarallucci e vino” ; purtroppo, in allarmante decrescendo perfino le pur interessanti uscite pubbliche ispirate dalla comunità ecclesiastica locale ( vedi il flop inatteso sull’immigrazione) , la cui “piazza” si riduce, al netto di occasionalità esterne, alle messe comandate seguite dal primo, solito giro, di praticanti . Non è affatto consolatorio l’utilizzo pur importante della piazza virtuale per chi come me ha vissuto quelle che , un tempo non lontano, erano le autorevoli e influenti piazze politiche ed ecumeniche del paese : luoghi aggreganti in cui si formavano le idee nonché l’etica e la morale della comunità . Limitarsi ad una piazza virtuale che seppure comunicativa a senso unico , si lascia dietro un calendario di interventi solitari, tra loro slegati , spesso “copia-incolla” (links) di interventi” forestieri” , che sebbene siano culturalmente autorevoli , si rivelano comunque distanti dalla nostra realtà locale . Parimenti si sperimentano interventi acrimoniosi che pur prendendo spunto da auto-evidenze di fatti politici locali, si trasformano in dotte (perdenti) schermaglie autoreferenziali .

La politica guglionesana da tempo non ha più un progetto per la comunità; non sa più interpretare e prefigurare con parole evocative ed opere di concreta utilità sociale il suo futuro . Da parte del Municipio, che ha il quasi monopolio della gestione amministrativa socio-urbana , viene più facile e meno impegnativo , occuparsi del presente , ovvero di ciò che è dì’obbligo, secondo lo scadenzario istituzionale : deliberare sull’Imu , del bilancio … Certamente ( è opinione diffusa ), mancano spendibili qualità intrinseche ai nostri politici , se fosse vero il contrario non assisteremmo, sempre più ad un sonnacchioso , disarmante” tirare a campare” politico . Ciò accade anche perché i cittadini, sfiduciati hanno smesso di fare domande . E, che cos’è la politica senza che singoli o gruppi organizzati o meno pongano ai politici governanti domande sui loro bisogni ? Se la politica, oltre a tant’altro , è anche la risposta alle richieste di una comunità si danno due casi ( come del resto attesta la pluriennale storia politica guglionesana), il primo : la risposta politica è anticipata ed è in genere compendiata nel libro dei sogni dei Programmi elettorali ( bisogna essere politici competenti e illuminati per riuscire a cogliere in anticipo i mutamenti sociali di una comunità che richiedono in un futuro prossimo venturo di essere” amministrati “, altrimenti , in modo preventivo possono solo darsi interventi occasionali, verosimilmente legati al proprio tornaconto o irrilevanti in quanto a ricaduta sociale ). Oppure, nel secondo caso ( sempre ipotizzato e mai messo in cantiere) la politica scaturisce direttamente dalla costruzione attiva e sempre in corso di uno spazio pubblico “brainstorming”, fucina di idee e prassi ; una modalità innovativa capace di creare un’aggregazione trasversale condivisa mirata al coinvolgimento fattivo dei diversi ambiti del sociale più vasto che oggi nel nostro paese, seppure a fatica , comunque già si esprime con separata autonomia : nelle associazioni, in quello che a livello locale resta dei partiti, nei movimenti , nei diversi gruppi confessionali , nelle rappresentanze di categoria … Un mutamento organizzativo che deve tendere ad imbrigliare e canalizzare la palpabile insoddisfazione diffusa di oggi dovuta principalmente al negativo andamento delle tante cose che non vanno nel nostro” pubblico amministrato “, nello sforzo collettivo di ricondurre il potere nell’ambito dello spazio pubblico gestito politicamente . La prima risposta politica : quella tradizionale “di Programma” , calata dall’alto,quasi sempre nel nostro paese è stata ispirata da persone politicamente interessate soprattutto allo scranno in Municipio ( e alla sua conservazione), scaturita da contingenze elettoralistiche, che spesso, proprio perché “programmatica “ a monte del sociale più vasto , intercettano le ambizioni di una élite, prescindendo dai bisogni reali dell’intera comunità ( non si spiegano altrimenti le opere cantierate incompiute …, il Piano Regolatore G. abortito,il Polo Culturale “Corrado Gizzi “ inattivo) ; la seconda risposta politica , quella ancora da inventarsi, chiamiamola per comodità : “ multicentrica” ( proprio perché vorrebbe essere una sintesi possibile di una variegata gamma di esperienze associative ) è democratica per costituzione , poiché nasce e si fonda attraverso il contributo” straordinario” di persone di diversa provenienza socioculturale ( oserei azzardare una Costituente della politica locale) che dovrebbe caratterizzarsi come un’esperienza da costruire dal basso che dovrà scaturire dall’analisi dei bisogni pregressi ed emergenti del nostro paese e, che potrà giungere a maturazione e a compimento solo dopo un tempo lungo di vaglio critico ed affinamento delle tematiche attraverso un complesso lavoro di elaborazione trasversale . La ricerca del consenso elettorale , su una siffatta proposta di “governo locale” , non coinciderà solo con la solita ricorrente “chiamata alle urne” , bensì sarà il conseguente, naturale sbocco politico dell’attuazione, attraverso gli organi istituzionali , di un progetto amministrativo che avrà l l’ampio respiro politico condiviso della comunità tutta ; un progetto che dovrà doverosamente iniziare e chiudersi nella sua concreta attuazione nel tempo del proprio mandato , evitando così di lasciare eredità codee rimasugli di progetti politici non più condivisi e trascinamenti finanziari estranei alla politica di coloro che dovranno subentrare a fine mandato nella gestione della cosa pubblica . Se si vogliono risollevare le sorti politiche del nostro paese, dando a Guglionesi finalmente la visibilità, anche territoriale , che merita la consistenza della sua popolazione votante, è necessario pensare concretamente e fattivamente a reinventare un nuovo spazio collettivo della politica in cui possano nascere e radicarsi le idee del “bene comune”, di una “società giusta” , di” valori condivisi”, di equità . E’ di impellente necessità ampliare il potere collettivo del fare politica al fine di accettare e soprattutto avere la forza necessaria per resistere alle sfide della politica che l’attuale contesto nazionale e soprattutto globale ci pone .

Tra tutte prioritaria è quella dell’occupazione che rappresenterà il problema dei problemi per le generazioni future. Essere pronti ad una fattiva reattività politica è d’obbligo se si vogliono limitare i costi sociali derivanti dalla crisi e dalla ristrutturazione in corso del sistema economico che direttamente, all’interno delle famiglie e indirettamente nel sociale avremo da gestire e sostenere come costi aggiuntivi , anche alla luce della peggiorativa recente legislazione nazionale che fa capo al Jobs-Act i cui decreti attuativi sono stati emanati dal C.d.m. venerdì 20 febbraio che, tra l’altro, sul tema lavoro prevedono “nessuna reintegra “ nei licenziamenti collettivi per i nuovi assunti . Stride (e pecca d’incoerenza soprattutto per storia d’altro segno della sinistra tradizionale) per le sorti della nostra pur consolidata democrazia del lavoro , la nuova regolamentazione che prefigura , secondo il verbo renziano ( come d’altronde già dal ‘68 annunciato da H. Marcuse ) l’uomo ad una dimensione : quella del capitale finanziario , a detrimento del capitale umano che angosciato da mille problemi si usura sempre di più attraverso i maggiori carichi di lavoro e l’allungamento del tempo vita di lavoro ; mentre, nel contempo , il capitale umano giovane si consuma inutilmente nella devastante inedia dell’attesa di un lavoro che non c’è . Una stima dell’economista francese J.P.Fitoussi dà in diminuzione il volume globale di lavoro disponibile , rispetto al passato, soppiantato dalla sostitutiva tecnologia nella produzione di beni e dalla maggiore , artificiosa accumulazione finanziaria del capitale globale ; ciò, paradossalmente a fronte di una sensibile crescita della popolazione mondiale ( che notoriamente significa più forza lavoro a buon mercato e più bocche da sfamare) ; pertanto la nuova sfida della politica locale e globale in termini di sostenibilità e contenimento del disagio sociale si incardinerà, presumibilmente , sull’ urgente necessità di garantire un salario sociale ai senza lavoro che non essendo macchine hanno bisogno di un reddito sociale minimo di mantenimento ; ciò , almeno, a parziale risarcimento della marginalità a cui il sistema economico-finanziario ultraliberistico li ha condannati , visto che già oggi in Italia il 44% della popolazione giovanile è disoccupata .

Arcangelo Pretore


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