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Pubblicato in data 27/2/2015 ● Click 1511

Federico Orlando, giornalista, politico e la “cultura della resa”


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Ho avuto la fortuna di conoscere Federico Orlando e di apprezzare le sue doti di giornalista e il suo impegno politico. Laureato in Giurisprudenza con Carlo Arturo Jemolo (Università di Roma ‘La Sapienza’ – cattedra di Diritto ecclesiastico) inizia presto a lavorare nel mondo del giornalismo: prima al Messaggero e poi al Giornale d’Italia, per poi approdare al “Giornale” diretto da Indro Montanelli, di cui diventerà condirettore. Con Montanelli condivide la rottura con l’editore Silvio Berlusconi e la conseguente nascita de ‘La Voce’. Dal 2008 diventa condirettore di ‘Europa’. E’ stato deputato dell’Ulivo, eletto in Molise, e negli anni successivi ha aderito al Pd.

Desidero qui ricordarlo in modo particolare segnalando un suo libro collettaneo, intitolato La cultura della resa, Edizioni dello Scorpione, 1976, con contributi di uomini di cultura liberali, cattolici, socialdemocratici, cristiani, scritto per una piccola casa editrice fondata da Enzo Tortora e Dario Staffa.

Ricordo che a Milano, dove all’epoca personalmente dimoravo, alla presentazione del libro c’erano tra il pubblico, oltre all’autore, anche il giornalista Enzo Bettiza e il presentatore televisivo Enzo Tortora. A tal riguardo riporto di seguito una parte della risposta di Federico Orlando ad un lettore di ‘Europa’ (20 settembre 2005): <<… contro la contestazione degli anni Settanta (studentesca, femminista, extraparlamentare, ecc.), che colpiva non solo il vecchio della società borghese ma anche il buono, Enzo Tortora provò a farsi operatore culturale, vista la latitanza degli intellettuali e degli editori, ormai succubi della sociologia di Marcuse, Adorno, Ewen, tradotta in pillole terzomondiste e formulette postmarxiste. Insieme a Dario Staffa, giovane collaboratore milanese di Renato Mieli e del suo Centro di studi sui paesi del comunismo reale, Tortora fondò le “Edizioni dello scorpione”, con l’intento, evidente già nel nome, di pungere. E chiese a me, naturalmente gratis, di cominciare per primo a pungere, con un libro intitolato La cultura della resa: una denuncia – che già venivo facendo sulla terza pagina del Giornale di Montanelli e di Bettiza – di quel “sociologismo negativo” che, centrifugato col populismo di varia origine e con lo psicologismo, amalgamava un blocco sociale nuovo: contro la borghesia, ma anche contro il Pci e la cultura classica marxista. Esso finì col portar armi al partito comunista combattente. Cioè al terrorismo. Il mio libro pubblicato pochi mesi prima che esplodesse il “Movimento 77”, fu una raccolta di dialoghi coi maggiori intellettuali liberaldemocratici, De Felice, Matteucci, Garosci, Romeo, Ricossa, Barzini, Martino, Settembrini, nonché cattolici come Del Noce, Abbagnano, Jemolo, o di altre matrici, Paratore, Spirito, Fisichella, e contribuì a creare una casa comune (“Stato e libertà”)degli intellettuali che s’opponevano alla “cultura della resa”. Resa al populismo, appunto. (…) Penso che di Tortora andasse ricordato questo piccolo contributo alla vigilanza su un fronte tanto più grande di lui e di noi. Dovrebb’essere questo il comportamento di chi oggi non accetta né di restare nel vuoto culturale né di farlo riempire da nuove ideologie totalizzanti>>. <<Insomma, noi difendevamo – si legge su ‘Europa’ (14 settembre 2006) – i valori storicistici, liberali, cristiani, socialdemocratici della nostra Costituzione, una cultura fatta di “scienze”, a cominciare dalla filosofia; contro una cultura fatta di pseudoscienze, la sociologia negativa appunto, che rompeva la continuità culturale italiana, non aveva connessione neanche col marxismo, e sfasciava l’ordine democratico senza poterne costruire uno nuovo, per mancanza di idee che non fossero semplici miti… >>.

Un giornalismo politico-culturale di raro spessore, quello del compianto Federico Orlando, che gli valse anche un prestigioso riconoscimento: Premio Scanno 1982. Il suo giornalismo, secondo Nichi Vendola, era <<un giornalismo dalla schiena diritta>> rivolto a <<un sistema dell’informazione libero dal conflitto di interessi>>. Arturo Parisi lo descrive come <<maestro di libertà, compagno di sogni>>. A me mancano i suoi articoli e le sue risposte ai lettori del quotidiano ‘Europa’, la sua cultura storico-giuridica e la sua intelligenza e signorilità.


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