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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 6/11/2014 ● Click 1238

Eurolandia deve uscire dall’austerity: La lezione di John Maynard Keynes


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

<<I cittadini europei non accettano più l’austerity (…) La soluzione non è uscire dall’euro, ma uscire dalle sue politiche sbagliate. Dovete riscoprire la lezione che l’Europa applicò per risollevarsi dopo la seconda guerra mondiale>>. E ancora: <<Il tracollo europeo nasce da una politica d’austerità fallimentare che ha prodotto l’attuale scenario di povertà e disoccupazione. Lo dico in qualità di economista, perché la nostra è una scienza empirica. E una legge fondamentale dell’esperienza è imparare dagli errori… senza domanda l’economia piange. Dovremmo riattualizzare Keynes (…)>>. Quanto precede viene affermato da un grande economista vivente, Amartya Sen, premio Nobel con cattedre all’università di Harvard in economia, matematica e filosofia. La sua figura è alquanto singolare nel panorama scientifico contemporaneo. Il suo è un lavoro ‘di frontiera’ tra economia, filosofia, politica, storia. Sen è consapevole che la scienza economica è una struttura aperta nel senso che non offre una conoscenza esaustiva della realtà che studia e pertanto non può non intrattenere buoni rapporti di vicinato con le altre discipline.

Il richiamo a Keynes da parte di Sen è quanto mai significativo. Ecco in breve alcune notizie: John Maynard Keynes (Cambridge 1883 – Firle, Sussex, 1946). La sua opera principale è la “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”. <<In esso Keynes pone le basi per la teoria basata sul concetto di domanda aggregata, spiegando le variazioni del livello complessivo delle attività economiche così come osservate durante la Grande depressione: una “elevata disoccupazione a fronte di una capacità produttiva inutilizzata”. La sua posizione è che appunto lo Stato debba intervenire in quegli investimenti necessari affinchè gli attori di mercato possano tornare ad essere efficaci per garantire la piena occupazione. Nella Teoria generale Keynes afferma che sono giustificabili le politiche destinate a stimolare la domanda in periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un incremento della spesa pubblica. Poiché Keynes non ha piena fiducia nella capacità del mercato lasciato a se stesso di esprimere una domanda di piena occupazione, ritiene necessario che in talune circostanze sia lo Stato a stimolare la domanda. Queste argomentazioni trovano alcune conferme nei risultati della politica del ‘New Deal’, varata negli stessi anni dal presidente Roosevelt negli Stati Uniti. La teoria macroeconomica, con alcuni perfezionamenti negli anni successivi, giunge ad una serie di risultati di rilievo nelle politiche economiche attuali (…) Accusato di aver cambiato idea, Keynes rispose: “Quando i fatti cambiano, io cambio opinione. Cosa fa lei?” >> (cfr. Wikipedia). Dunque, se la crisi degli anni Trenta venne risolta, anche questa crisi invoca terapie innovative.

<<E’ parere di molti economisti – scrive il professore Guido Ascari su ‘lavoce.info’ (31 ottobre) – che in questa situazione, caratterizzata da una caduta dell’investimento privato e da tassi d’interesse a livelli storicamente bassissimi, l’Europa dovrebbe cogliere l’occasione per una politica di investimenti pubblici in settori che stimolano la crescita, come infrastrutture, educazione e ricerca (…). Secondo le stime empiriche del Fondo Monetario Internazionale, un aumento permanente di investimenti pubblici in infrastrutture pari all’1 per cento del Pil porta a un aumento dell’output nel breve e nel medio-lungo periodo e fa da traino a un incremento dell’investimento privato. Soprattutto, un finanziamento di queste spese con debito è sostenibile perché grazie all’effetto espansivo cumulato sull’output si determinerebbe una diminuzione del rapporto debito/Pil (…). Nel suo recente discorso d’insediamento, il neo-presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha reiterato la proposta di un piano di investimenti infrastrutturali di 300 miliardi di euro spalmato su tre anni… Inoltre, non prevede solo investimenti pubblici, ma anche investimenti privati, e i dettagli non sono ancora noti (…). La Germania verosimilmente non ammorbidirà le sue visioni sulle politiche di austerity, ma forse qualcosa si muove. Anche perché la locomotiva tedesca si è fermata… >>. Insomma, occorre cambiare passo e puntare su crescita e occupazione.


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