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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 4/9/2014 ● Click 1473

Appunti di diario: ‘Duetti Amorosi’, dieta mediterranea… Molise


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

 Inizio da ‘Duetti Amorosi’ (Rossini Opera Festival 2014). Il 17 agosto al Teatro Rossini di Pesaro, Carmen Romeu e Lena Belkina sono state protagoniste, assieme all’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta da Noris Borgogelli, del concerto ‘Duetti Amorosi’. Sono state eseguite pagine da Tancredi (“Oh qual scegliesti… L’aura che intorno spiri” e il Recitativo e Duetto Amenaide-Tancredi “Fiero incontro!... Lasciami: non t’ascolto…”), Otello (la Sinfonia, la Canzone del Salice e Preghiera “Assise a piè d’un salice… Deh calma, o ciel, nel sonno”…), nonché, in prima esecuzione assoluta, un ‘Péchés de vieillesse’ elaborato da Riz Ortolani, il grande musicista pesarese recentemente scomparso. Gran bella serata: esecuzione impeccabile da parte dei maestri d’orchestra, del Direttore Noris Borgogelli, della soprano Carmen Romeu e della mezzosoprano Lena Belkina. Il “Rossini Opera Festival” è uno dei più importanti festival musicali del panorama europeo. Una manifestazione internazionale interamente dedicata a Gioachino Rossini. Il 21 agosto il Direttore artistico Alberto Zedda ha diretto “Petite Messe Solennelle” di G. Rossini con carisma e competenza. Orchestra e coro del Teatro Comunale di Bologna.

Secondo. Il saggio “La dieta mediterranea. Mito e storia di uno stile di vita” (il Mulino) di Elisabetta Moro, antropologa dell’Università di Napoli. Come è stato sottolineato nella recensione di Giuliano Aluffi (il Venerdì di Repubblica, 22 agosto) la dieta mediterranea, protetta da Dioniso (vino), Demetra (cereali) e Atena (olio), ma anche orgoglio della medicina preventiva più avanzata e stile alimentare a basso impatto ambientale, deve la sua fama mondiale a un americano: il fisiologo Aucel Keys che negli anni 50 si rese conto dei benefici della dieta del Sud Italia, in particolare del Cilento, per metabolismo e circolazione. Patrimonio Unesco del 2010, questa dieta continua ad essere oggetto di studi scientifici. Il saggio sopra menzionato mostra altresì l’unione indissolubile, in tale dieta, di benessere e cultura. “Non si tratta solo di cibo – olio d’oliva, cereali, frutta e verdure, pesce, vino e latticini – ma anche di pratiche che rinforzano i legami sociali”. <<Non sediamo a tavola per mangiare>> diceva Plutarco << ma per mangiare assieme>>.

Terzo. Enologia e giovani agricoltori. Secondo una indagine Coldiretti/Ixse oltre due giovani italiani su tre avrebbe voluto partecipare alla vendemmia 2014 (fonte: il Venerdì di Repubblica, 22 agosto). D’altronde il settore del vino “è uno dei più ambiti dai giovani sia per fare una semplice esperienza lavorativa sia nella prospettiva di investire”. Secondo Coldiretti – aggiunge la stessa fonte – sono 19.423 le imprese specializzate in viticoltura condotte da giovani under 40 e costituirebbero il 12 per cento delle 161.716 imprese agricole under 40. In altre parole più di un giovane agricoltore su dieci sceglie di scommettere sul vino. La speranza è che tanti giovani mostrino entusiasmo per l’attività agricola e considerino il comparto come uno dei mezzi per reagire alla crisi economica che ci attanaglia ormai da alcuni anni.

Quarto. Il Molise attraversa una crisi economica strutturale e non ce la fa ad uscirne. Pur essendo vocata all’agricoltura non è stato ancora predisposto un piano di sviluppo virtuoso per i suoi prodotti di eccellenza, prevedendo (ad esempio) un’azione congiunta tra l’enologia e la biodiversità. Si tenga presente che il turismo enologico e paesaggistico – laddove in Italia si è consolidato – porta benessere per gli abitanti dei territori interessati. <<Anziché continuare ad imputare ad altri la colpa delle proprie disgrazie, occorre sforzarsi di porre in essere vere politiche di sviluppo>> (così Panebianco sul Corriere della sera di qualche anno fa). Insomma, al Sud si devono creare le condizioni per uno sviluppo auto-sostenuto. Ciò detto, il flop del federalismo a livello nazionale ha fatto sì che le tasse locali siano aumentate. Vi è di più. Il quadro generale dell’economia italiana può essere riassunto in pochi punti: 1) non vengono creati posti di lavoro; 2) la produttività non sale; 3) non aumentano il reddito e gli standard di vita. In queste condizioni cosa potrà fare da solo il Molise? Occorre subito ridimensionare l’apparato regionale e i soldi che si risparmiano utilizzarli per lo sviluppo reale. Orbene, una auspicabile Federazione tra le Regioni Marche-Abruzzo e Molise potrebbe contare su economie di scala e porre le basi per la creazione delle condizioni finalizzate ad uno sviluppo economico auto- sostenuto. Una nuova Regione Adriatica, con 3,5 milioni di abitanti, potrà disporre di una base imponibile su cui reggere le politiche fiscali locali necessarie per l’erogazione dei servizi ai cittadini. Da sottolineare altresì che far parte di una macroregione facilita l’ottenimento di fondi comunitari previsti per particolari programmi europei. Va da sé che i territori dovranno svilupparsi lavorando in sinergia tra loro per fare massa critica e creare sviluppo e crescita economica. Il progetto ‘Marca Adriatica’ potrebbe inizialmente essere configurato come una Federazione sovra-regionale (cfr. art. 132 della Costituzione) che non esclude in seguito la fusione. In un futuro scenario di macroregione (ossia una Regione in luogo di tre), Pescara potrebbe assurgere ad un ruolo di amministrazione, coordinamento e programmazione di area vasta. Dunque, il Molise, una Regione che fin qui sembra guardare in direzione contraria (cioè verso il passato), pur attraversato da rabbia diffusa e i più giovani non trovano lavoro, come può immaginare il suo futuro? E’ vero che tutta l’Italia è diventato un paese di vecchi e dove “ è difficile predicare la ‘crescita’ se siamo in ‘declino’ demografico. Se i giovani sono pochi e quando possono se ne vanno” (così Ilvo Diamanti). Forse, e concludo, potrà aiutarci un economista come Jeremy Rifkin (La società a costo marginale zero, Mondadori). “ La tecnologia sta davvero creando un futuro migliore, una società più giusta dove la creatività e l’operosità saranno premiate (…). Creare una Super Internet delle Cose in modo da far spazio ad una società ‘collaborativa’ e superare il capitalismo…. Molte cose già esistono, basta collegarle. E poi dire che non ci sono soldi per investimenti è una scusa. Ce ne sono tanti fra fondi europei, regionali, capitali privati. Basta indirizzarli in una visione. Fatelo e in 24 mesi vedrete i primi risultati”. (cfr. Repubblica , 1settembre).


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