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PoliticaGuglionesi
Pubblicato in data 9/5/2014 ● Click 1635

Il controllo sociale: una specie di dittatura morbida del presente


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

All’origine delle cause della stagnazione economica culturale e sociale della comunità guglionesana , se non nella sua oramai conclamata decrescita delle stesse direttrici, di certo, c’è più di una causa generatrice . Provo a sondarne almeno una, quella della politica locale , che probabilmente nel corso degli ultimi decenni ha condizionato , se non frenato un più rispondente dispiegarsi sia dell’imprenditoria locale privata sia dal versante del “ pubblico” di strutture istituzionali sociali quali avrebbero potuto essere : una casa di riposo per anziani ; una struttura per la somministrazione dei pasti principali per i tanti concittadini appartenenti ad una grossa fetta della popolazione che già gravata dagli acciacchi dell’età vive in sofferta solitudine i peggiori anni della sua vita ; una “ vera” biblioteca polivalente che potesse fungere da centro culturale di aggregazione , di incubazione di varie iniziative quali : corsi di alfabetizzazione informatica , di orientamento al lavoro nel territorio , di attività ricreative , di prestiti e-book… occasione di semplice socializzazione . Individuo nella oramai ”storica” conclamata scarsa qualità d’iniziativa della politica locale, nonché nella mancanza di una lungimirante prospettiva fondativa dell’azione politica l’attuale quasi generale disimpegno in politica e all’opposto in molti diversificati segmenti sociali una “ rabbiosa” reattività politica”consegnata” , anche localmente , a movimenti populisti sostanzialmente anti istituzionali . La politica locale oltre a non essere più all’altezza del suo compito , ovvero di dare risposta a bisogni sociali collettivi diffusi, che molti compaesani di necessità soddisfano altrove ,spesso, governa con affanno , contraddizione e difficoltà perfino la semplice ragioneria dell’esistente ( vedi imu, tares, ambiente ..) . Manca una politica capace di essere inclusiva, orientante riferimento per la comunità, capace di esprimere con continuità una militanza diffusa e non solo occasionale , che faccia propri alcuni temi prioritari e, attraverso una esaustiva gestione politica , li porti a soluzione implementando in tal modo la coesione interna al paese e la fiducia nell’istituzione statuale periferica da parte dei cittadini anche allargando la partecipazione attraverso nuove forme di cittadinanza . E’ un dato di fatto constatare oggi l’assenza negli ultimi decenni di una strategia politica di lungo respiro , in grado di disseminare il suo percorso di istituzioni importanti , da tempo urgenti per rispondere ai bisogni socioculturali locali che giocoforza si sono” delocalizzati” altrove . Strutture mancate , che progettate, sovvenzionate e gestite direttamente dall’Amministrazione o finanziariamente compartecipate potessero sopravvivere sia alla politica del giorno per giorno sia allo scontato avvicendarsi biologico delle generazioni . Fin qui ho cercato di dar conto per sommi capi della complessiva cronica mancanza di un progetto politico per il paese( io non ne ho, ma neppure ho le mani in pasta!) che potesse superare i ricorrenti evanescenti programmi amministrativi elettorali e dar conto di alcune cause della intrinseca debolezza costitutiva della politica locale che a mio avviso sostanzia ( come proverò a spiegare dopo ) il conseguente “controllo sociale “ che è un “modus vivendi “ connaturato al limitato “fare corrente locale ” in cui si sostanzia l’identità . Infatti, la deludente politica locale è tale anche perché , in passato ed ancor più oggi , ha espresso ed esprime consorterie che sono un mix variabile di volta in volta di consolidate geografie politiche fondate su due aspetti fondativi : i clan familiari e l ‘aggiuntiva componente ideologica , che ne connota e definisce l’orientamento politico .La prima componente , quella legata ai l’aggregazione per clan familiari ( “ u sang n ‘ghè acqu” ) è molto forte in una paese in cui buona parte dei legami matrimoniali , circa il 45% s’instaura tra guglionesani ( dodici coppie nel 2013 ) ; fa da complemento l’ideologia dell’appartenenza partitica che a Guglionesi, prevalentemente, affonda le sue lontane radici nella tradizione religiosa ( connotando un’appartenenza prima democristiana, poi, post democristiana, così come volle De Gasperi quando mise in campo un impegno diretto dei cattolici nella politica ) ; mentre, dal versante della matrice laica e della sinistra , inizialmente l’appartenenza partitica , più che nella tradizione operaistica ( solo recente nel territorio) , ha trovato fondamento soprattutto nelle lotte “ dei senza terra” del Sud ( cui dette un deciso impulso Di Vittorio), nell’affrancamento dalla stretta dipendenza padronale del bracciantato locale , attraverso una maggiore tutela sindacale , che in seguito alla Riforma Agraria (1950) , anche a Guglionesi ha consentito la distribuzione di una parte limitata del latifondo locale ( le terre dell‘Ente Riforma)dando origine ad un sociale orientato politicamente verso un’appartenenza socialista-comunista, poi ,post socialista, post comunista . Cos’hanno di preoccupante e di distorto ( rispetto a riferimenti della cultura politica meno provinciali) queste due semplificanti direttrici ideologiche che nel tempo storico recente hanno fortemente connotato le contrapposizioni politiche locali? Almeno due aspetti : a) la cristallizzazione delle matrici stesse che,come ho accennato , per essere fortemente impregnate di legami familiari non hanno portato ad crescita della cultura politica, ma hanno espresso piuttosto il riflesso condizionato dell’ideologia che ha spesso ridotto la politica stessa a semplici schemi manichei ; b) la formazione ed il consolidamento di un élite politica, praticamente una oligarchia , autoreferenziale , supponente , impermeabile a salutari avvicendamenti e perfino frenante cambiamenti di semplice adeguamento ai nuovi tempi della politica , mutamenti invece tangibili solo un po’ più in là dall’”orticello paesano “, ( minando così di fatto alla radice lo stesso concetto di democrazia) . Anche i camuffamenti locali da liste civiche, cui giocoforza i partiti hanno dovuto piegarsi per dar modo di rimaneggiare le geografie politiche interne secondo le convenienze dei rispettivi” giri” di appartenenza , sono solo delle sofferte concessioni alla ragion pratica della politica , che subito, in parallelo, se le votazioni sono abbinate, nella stessa tornata elettorale , ritrovano le loro “controllate” ricollocazioni partitiche . Amplio il concetto di ‘ giro’, inteso” come un composito raggruppamento di persone anche di diversi livelli sociali “, spesso trasversale persino nelle appartenenze , poiché potrebbe spiegare alcune rigidità interne agli stessi che prevedono ,inclusioni , esclusioni e pertanto anche compartecipazioni o esclusione da eventuali benefici che possono derivare al”cartello” dei giri politicamente vincenti” . C’è il giro del Partito , il giro dell‘Amministrazione, c’è il giro della Chiesa nella sua articolazione in sottogruppi di fedeli ; c’è il giro del Movimento e , non secondari per influenza e condizionamento sono quelli che ruotano intorno al mondo associazionistico e sportivo . Può sembrare il ’ giro ‘l ‘ultima trincea per salvaguardare uno specifico valoriale etico e morale da una massificazione livellante e anonima , ma non è così . Il giro , a suggello della sua specificità accampa segretezza ed una certa omertà , incubando spesso al suo interno malcelate o esplicite rivalità, costruisce una stratificazione cui non sono estranei l’arroganza apicale e servilismo a livello più basso. Se i giri giusti possono decretare al momento del voto il successo di una Amministrazione s’instaura prontamente una specie di” dittatura democratica morbida” che nel tempo penalizza nel territorio l’incontro e la giusta combinazione del capitale umano e del capitale materiale disponibile , perfino abbondante, che già fa fatica a combinarsi . Nelle occasioni di voto si celebra a Guglionesi la democrazia come rappresentazione formale , ben sapendo che i votanti dietro l’apparenza della formula sistemica che diventa il logo spendibile nascondono ( e restano in ombra , anche dopo ) poteri politico economici locali aventi referenti esterni “da portare” che di fatto condizionano la spontanea espressione del personale e del sociale che è o dovrebbe essere, spontaneamente , politico . Condizionamento che spesso limita l’intraprendenza microeconomica locale attraverso insopportabili pastoie burocratiche , lungaggini nei procedimenti , scarse informazioni sul più opportuno accesso al credito pubblico agevolato, la giusta predisposizione di ciò che già offre la nostra Regione in termini di facilitazione delle opportunità di investimento . Il condizionamento sociale, a detta di coloro che in passato sono rimasti impigliati nelle pastoie burocratiche, a qualsiasi livelli dell’organizzazione statuale , coinvolge soprattutto le iniziative microeconomiche e di fatto penalizza ulteriormente la già fiacca intraprendenza personale che in ragione dell’ appartenenza ai giri giusti può essere facilitata rallentata , perfino ostacolata . Pertanto si costituisce all’atto della formazione delle aggregazioni elettorali una composizione dei diversi “giri” che pur non configurando un vero e proprio voto di scambio predispone delle” attese “ da parte dei sostenitori che anche in relazione all’andamento della politica economica generale nazionale e regionale possono essere o meno soddisfatte . Si configura nel tempo dell’Amministrazione una specie di servilismo democratico da parte di coloro che dal basso hanno supportato la cordata vincente nella tacita attesa di un maggiore riguardo e considerazione rispetto alla concorrente cordata di similare prospettiva nel concreto esercizio del potere conferito dal mandato elettorale nella gestione della cosa pubblica; agli oppositori anche a fronte di un similare peso elettorale toccheranno anni di sofferta “ astinenza “ dal potere reale nella gestione della cosa pubblica poiché poco o niente di quanto proposto o opposto verrà preso in considerazione . C’ è poco da declamare ad inizio mandato ( fa parte del” giuramento” democratico ) , che si rappresenta tutti , poi , nel tempo dell’esercizio dell’azione amministrativa ciascuno a cui all’interno del campo vincente è dato di esercitare un certo potere di fatto riconoscerà le proprie consorterie d’elezione . Ma è proprio questa pratica reale dell’esercizio del potere che condiziona , poiché la macroeconomia locale fa aggio del contributo di tutti ed è pertanto limitante che la politica attraverso l’indifferenza, indisponibilità , lacci e laccioli limiti il libero dispiegarsi del capitale umano e dei capitali d’investimento , che pure per molta parte si compone e si realizza ( e meno male ) al di fuori delle conventicole . Che dire a conclusione di queste scarne note che , credo , evidenzino l’annosa mancanza di una dialettica politica costruttiva tra maggioranza politica governante e minoranza votata all’insignificanza: puro arredo , sia nei numeri che nell’espressione del potere reale . Che dire di questo incessante quotidiano ritorno della dittatura del presente , che specie a Guglionesi si prolunga per decenni con alterne fortune, connotando fortemente la nostra storia socio-politica . Dopotutto noi siamo causa e vittime del presente politico nel nostro paese , dobbiamo solo sperare che il tempo politico già”visto” sia una transizione e non un destino e che venga un tempo che almeno rimetta in moto una più costruttiva dialettica democratica che superi le aggregazioni tribali e gli egoismi delle appartenenze e metta in campo al posto del messianismo o dell’utopia di cui sono fortemente impregnati i due maggiori schieramenti la cultura della” responsabilità “ ( che è molto di più della semplice speranza )verso le vite attuali che oggi ospita il nostro territorio e soprattutto verso i non ancora nati che pure sono portatori di diritti potenziali.


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