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LibroTermoli
Pubblicato in data 11/4/2014 ● Click 1319

"Termoli in camicia nera", la presentazione al libro di Edilio Petrocelli


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

Dal libro: “TERMOLI IN CAMICIA NERA” Dinamiche urbane nel Molise fascista, scritto da Giovanni De Fanis.
NOTA DI PRESENTAZIONE A CURA DI EDILIO PETROCELLI (scritta prima della sua morte avvenuta nel settembre del 2013).

Dopo il saggio sulle vicende del primo podestà Angelo Cieri, Giovanni De Fanis torna a scrivere sul Ventennio fascista a Termoli con un nuovo studio ben documentato e argomentato.
Come è nel suo stile, i fatti e i personaggi non sono considerati “locali”, ma vengono ricondotti all’interno degli eventi della Grande storia, di cui sono parte integrante, effetto e causa.
L’itinerario storico che ci propone De Fanis inizia dal “Biennio rosso” e ci conduce fino alla caduta del nazi-fascismo. Si tratta in larga parte di una ricerca d’archivio che fa rivivere i comportamenti dei Gerarchi termolesi, le situazioni e le decisioni di quei giorni difficili che lasciarono segni indelebili nella città e nelle persone.
Il materiale raccolto parla di uomini e donne semplici, di prepotenti e di eroi e di come la dittatura fascista entrò nelle case, nella scuola e nei luoghi di lavoro violando le coscienze individuali e collettive.
In dettaglio i fatti, anche quelli quotidiani, vengono raggruppati cronologicamente in quattro parti per essere analizzate in modo da far emergere la forma, la sostanza e il significato dell’avvento del fascismo e delle sue disastrose conseguenze.
Nella prima vengono documentate le iniziative contro il carovita e la disoccupazione del dopoguerra 1915-‘18, la nascita dei Fasci e le ultime elezioni politiche e amministrative “democratiche” dalle quali, dopo il declino dei partiti storici, emersero nuove idee e uomini ambigui. Successivamente, come in un gioco fiumano dannunziano, iniziarono le parate con le divise acquistate ai grandi magazzini, mentre si preparava la Marcia su Roma per legittimare il sostegno popolare del Duce nei confronti di una Monarchia allo sbando e, soprattutto, per avere l’appoggio dei poteri forti dell’industria e della finanza; nel frattempo, per essere più convincenti verso i dissidenti, gli squadristi molisani distribuivano manganellate e olio di ricino.
La seconda descrive il passaggio dalla dittatura al regime ed è dominata dallo scioglimento forzato del Partito Molisano d’Azione, dall’uccisione a Napoli del molisano Michele Pietravalle (promotore dei Fasci e vicepresidente della Camera) e quella del socialista Giacomo Matteotti per mano dei fascisti. Mentre a Roma si preparavano le leggi fascistissime che davano tutto il potere al Duce, al Partito Nazionale Fascista e all’apparato dello Stato, tenuto sotto controllo dai fedelissimi Prefetti e dai Podestà, il gruppo di potere termolese si sbriciolava dando inizio alle rivalità fra i Gerarchi di turno che coinvolsero nelle beghe personali anche l’Arma dei Carabinieri. Con i Patti Lateranensi diventava protagonista anche la Chiesa la quale, riconoscente, benediceva ogni cosa. Con la terza si mette in evidenza il radicato consenso raggiunto negli anni Trenta dal fascismo, ma si denunciano anche i danni e le morti causate dalle avventure africane di Mussolini per creare un falso Impero. Il Duce magnanimo volle dare una nuova “Patria” alla bella abissina e, nel contempo, per compiacere i tedeschi e contribuire allo sterminio degli ebrei, approvò le leggi razziali e preparò le condizioni per portare l’Italia dentro una seconda e disastrosa guerra mondiale ispirata da Hitler. A fronte di tali avvenimenti epocali la vita politica si svolgeva con le turnazioni dei vertici nei centri di potere, le rivendicazioni demaniali e, in primo luogo, le inaugurazioni con festeggiamenti popolari delle opere del regime.
Tutto il resto sembrava lontano, meno coinvolgente e senza ricadute negative sulla città.
Dalla quarta apprendiamo i costi finali, i disagi e i sacrifici sostenuti dai termolesi durante la guerra in casa e al fronte. In primo luogo pesano una ventina di vittime civili dei bombardamenti nemici e un centinaio di nomi nelle lapidi dei Sacrari che onorano i militari caduti o dispersi in operazioni militari dalla Russia alla Grecia. Non fu facile sopravvivere nemmeno con l’arrivo degli Alleati insediatisi al porto sulla incerta linea Gustav, mentre si sviluppò la resistenza individuale di tanti eroi senza divisa (uomini e donne) che fronteggiarono i tedeschi e i fascisti a mani nude, come Nicolò D’Abramo, uno dei pochi antifascisti della prima ora.
Per questi ed altri motivi che traspaiono pagina dopo pagina dal lavoro di De Fanis, il testo merita di essere letto e divulgato, soprattutto fra le giovani generazioni.

Edilio Petrocelli


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