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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 8/1/2014 ● Click 1854

Guglionesi: un paese, un popolo dal carattere tendenzialmente soccombente


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

Noi guglionesani, in genere, immemori del nostro passato , anche recente , siamo poco inclini a costruirci il nostro futuro con le nostre mani e preferiamo , con poca lungimiranza, “abitare” comodamente o peggio, con manifesta dolente insofferenza l’oggi , coltivando ,quando i lasciti ereditari per continuità generazionale lo consentono, le scarse e poco allettanti possibilità individuali a scapito di quelle “forti” collettive decisamente più incoraggianti , che se ben organizzate, coordinate ed economicamente finanziate potrebbero validamente sostenere le disattese speranze occupazionali, di crescita economica , culturale e sociale della nostra comunità. Evito di ripercorrere la tanto saccheggiata , quanto fantasiosa ricostruzione di una preesistente Usconium che rimanda ad una ‘grandeur ‘ che forse di fatto non c’è mai stata ( poche ed estremamente frammentarie sono le prove documentali, altrettanto residuali sono i reperti certamente attribuibili all’urbe al riguardo) ; ma per semplicità , fidandomi più della mia conoscenza diretta vengo a ciò che è ancora possibile apprendere dalla viva voce dalla memoria dei nostri vecchi , senza consultare gli archivi parrocchiali o i comunali al fine di corroborare la mia tesi della nostra naturale distratta soccombenza rispetto ad una progressiva sottrazione periferica delle istituzioni statuali nel nostro paese da parte dello Stato centrale . Mi riferisco nello specifico alle istituzioni operanti nel nostro paese nell’immediato dopoguerra . Guglionesi, era sede di Pretura ed aveva un carcere mandamentale ; aveva una sede del catasto ed un ufficio extracomunale di riscossione dei tributi ; contava su una sede staccata del Corpo forestale dello Stato . Rispetto ad oggi il mai dimenticato Don Carlo Maglia , arciprete in Guglionesi ( fautore il politico locale avv. Errico Carissimi), aveva istituito l’Ospizio “S, Adamo “ , la Casa del fanciullo : una struttura d’accoglienza per orfani e disagiati ; e, gestito dalle suore del S. Cuore era operativo l’asilo infantile “Mimì Del Torto”, con annesso Collegio per educande frequentanti l’istituto Magistrale . Le attività ricreative di circolo si svolgevano al CRAL ,alla “Casina” ; paesani meno biscazzieri facevano aggio delle partecipate proiezioni serali che tenevano cartellone presso il Cinema Nuova Italia, il Cinema Fulvio , ( ricordo “ I dieci Comandamenti” a 55 lire, Ben Hur ; le saghe dei vari Maciste, la filmografia del terrore tratta da E. Allan Poe …). Nelle osterie , nelle trattorie ( da Maresca ) , “cantinole” , poi nei bar “, s’intrattenevano coloro che accompagnavano le chiacchiere al bicchiere . Il calcio di squadra di serie competitiva era l’attrattiva molto seguita che lasciava, nelle interpartite per familiarizzare con la sfera , sul campo a giocare gruppi organizzati e non, nella speranza che “ i pulcini” potessero avere un giorno un posto in squadra e dar lustro alla orgogliosa maglia della nero-verdi . Anche gli storici partiti post costituzionali avevano una loro sede: la Democrazia Cristiana , Il partito Comunista , il Partito Socialista ; non mancava, anche in ragione della vocazione agricola del territorio, la sede dei Coltivatori diretti ; tutte, specie a sera , anche per via della TV collettiva , frequentate sedi associative. Di questa presenza a presidio del territorio , favorente la socialità comunitaria resta ben poco. Pretura , Carcere mandamentale , Corpo forestale dello Stato , catasto e servizio di riscossione tributi da tempo non sono più operativi . E, la recuperata continuità gestionale dell’asilo “Mimì del Torto “ non sappiamo ancora fino a quando potrà continuare la sua attività poiché stando al numero di matrimoni dell’anno scorso , le future nascite saranno presumibilmente poche (nel 2013, le nascite sono state 39 , contro un numero di decessi pari a 67 )è improbabile che dato il trend tra qualche anno sia possibile mantenere attivi sia la Scuola dell’infanzia sia l’Asilo infantile . Delle altre strutture a carattere politico sociale prima menzionate resta funzionante ( forse perché derivante da un lascito), dopo una serie di mutamenti antropologici degli ex comunisti , solo la sede del PD ( ex PCI) . Sopravvivono a stento in paese alcune strutture a carattere sociale e ricreativo che associano soprattutto anziani , che tuttavia non hanno significativa risonanza al di fuori della cerchia dei soci .Il perché nel corso della nostra storia recente abbiamo consentito, senza colpo ferire , la netta sottrazione di istituzioni che un tempo davano lustro e creavano invidia nel territorio non ha spiegazioni univoche ; d’altronde neppure il lento ritrarsi da una socialità diffusa che un tempo, favorita dal comune dialetto, creava una fitta rete di relazionalità anche intergenerazionali non ha una unica motivazione .Quali le cause della nostra lontana distratta indifferenza alla sottrazione di segmenti istituzionali dello Stato operanti in paese , della dismissione di istituzioni caritatevoli quali l’Ospizio S. Adamo e la Casa del fanciullo, poi, a seguire il lento , concomitante incrinarsi e perfino disfarsi del collante sociale associazionistico, politico e culturale che forte , spesso perfino condizionante ,permeava la socialità paesana? Una prima verosimile spiegazione è da ricercarsi nella mancanza di una rappresentatività politica extracomunale che con continuità potesse sorvegliare, perorare e all’occasione, in sede decisionale, difendere gli interessi del paese . In modo non secondario, nel tempo si è accentuata la tendenza socio-culturale della élite guglionesana residente a riferirsi più alla similare élite termolese o larinese, così… tanto per accreditarsi in contesti sociali più vivaci e stimolanti , privando così la nostra comunità di occasioni di condivisione culturale e di consolidamento di rassicuranti relazionalità. Ne sono esempio la prima presentazione a Larino o in altri luoghi di libri scritti da autori locali , facendo in tal modo mancare le già rare , ma propizie occasioni per dare visibilità e merito al nostro paese ,tant’è che oramai è diventata prassi consolidata il decentramento personale e di o di gruppo del riferimento territoriale , da parte di tanti guglionesani anche in altri ambiti associativi politici e culturali . Purtroppo , costituisce un aggravante molto locale una certa , indolente a volte spocchiosa latitanza partecipativa ai già rari eventi di ogni sorta ( in particolare per eventi a carattere culturale )organizzati in paese che trova presumibile fondamento su anacronistiche divisioni interne al campanile che, aggiuntiva contribuisce al lento, ma inesorabile( perché sotto gli occhi di tutti) scadimento della socialità all’interno della nostra comunità . Ne è esempio probante il graduale svuotamento dell’ ”àgora “ guglionesano : “Lungomare e Castellara, luoghi pubblici storici sempre più deserti, sempre più sporadicamente animate da presenze solitarie . Lo slittamento verso altri più gratificanti lidi di parte dei guglionesani è una spiacevole controtendenza rispetto alla conservata coesione sociale interna di paesi a noi limitrofi quali sono Larino, S, Martino , Montenero… ( mi soffermo solo sui paesi la cui gran parte dei residenti conserva il dialetto; un caso a parte rappresenta la babilonia dei dialetti di Termoli) e forse ciò è dovuto alla nostra scarsa “memoria viva” del nostro passato . Di fatto del nostro passato anche recente abbiamo abbandonato o riduttivamente semplificato senza tanti rimpianti molte tradizioni che un tempo avrebbero acceso nella comunità dispute infinite , a cominciare da quelle legate alle manifestazioni di culto . Oggi si snodano per le vie del paese itinerari di processioni, per lo più limitate al centro storico , mentre solo un decennio fa , con penitenziale devozione percorrenti anche i nuovi quartieri limitrofi al centro . La processione ad alto contenuto simbolico del mattìno del Venerdì Santo che portava al cimitero le statue della passione al cimitero è stata abolita ; l’estremo saluto ai defunti ha smesso la coralità dell’accompagnamento del sacerdote al confluente limitare di”Lungomare e Castellara “ : luogo dell’ultimo saluto di popolo . La piccola imprenditoria locale, agricola (anche legata al ritiro dei cereali), artigianale e commerciale che rischiava in proprio è in grande sofferenza e spesso sopravvive a stento a se stessa. Di contro con l’apertura di molteplici agenzie bancarie dedite soprattutto alla raccolta del risparmio ( scarsi sono i finanziamenti alle imprese locali ) ci configura, in quanto a depositi , come “ la piccola Svizzera “ nostrana che con neutrale indifferenza finanza la macroeconia nazionale , “fregandosene” della evidente sofferenza della microeconomia locale . Quanto scritto mi viene utile per giustificare e spiegare la nostra precipua specificità nell’affidarci , in quanto comunità soprattutto al nostro oggi. Ed è per questo che chiudendo mi viene voglia per stigmatizzare il nostro carattere prevalentemente rinunciatario sia rispetto al nostro passato, peggio perfino rispetto al nostro futuro che dopotutto appartiene più ai nostri figli che a noi adulti .per restare in tema con il il nostro carattere colgo l’occasione per proporre una ulteriore declinazione dell’etimo di Guglionesi ; lo esplicito prendendo spunto da ciò che più e meglio ci distingue dagli altri animali : il linguaggio, che di fatto rappresenta la struttura fondativa delle nostre istituzioni sociali , quindi non ultima del nostro paese che in sostanza essendo formata da strutture ,beni e servizi rappresenta la nostra cultura materiale e spirituale , il nostro bene comune e collettivo . Pertanto non deve sembrare affatto straordinario , né un mero esercizio linguistico applicare l’analisi del linguaggio , nello specifico il nostro dialetto , al significato del logo “ Guglionesi” che compendia nella sua espressione orale ( anche perché in passato era proprio la cultura orale dominante poiché gran parte dei guglionesani erano analfabeti ) due concetti estremamente diversi tra loro; il primo è noto ( gujj) fa riferimento ad una pianta tipica dell’ambiente palustre in cui rigogliose crescevano le guglie ( typha latifolia) ; l’altro concetto , sotteso , mai esplicitato ,ha una accezione temporale e si riferisce all’oggi ( guij ) che associato al moto terrestre intorno al proprio asse , inesorabile , ricorrente, scandisce il nostro calendario e che pertanto stando a quest’ultimo il nome Guglionesi si presta facilmente ad essere inteso come” abitanti dell’oggi”, pertanto naturalmente calati, oserei, perfino cristallizzati nel nostro presente paesano . Non è forse questo ( se mi è consentito di umanizzare una intera comunità dandole con un certo arbitrio un tratto individuale) uno dei tratti salienti del nostro carattere sociale?
Concludendo questo articolo , spero si capisca che , al di là dell’assonanza dialettale tra guij( oggi) e gujj( la pianta palustre) l’artificio del bisticcio linguistico è stato solo un pretesto per dar conto del nostro caratterizzante vivere prevalentemente l’oggi , dimentichi del passato, e poco propensi a progettare fattivamente , prefigurandone le opportunità il nostro futuro di paese.


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