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Caro DirettoreGuglionesi
Pubblicato in data 4/12/2013 ● Click 1528

La Cultura al ribasso: è questa la novità?


Luigi Sorella © FUORI PORTA WEB

Caro Direttore,

alla domanda “lei, assessore, perché si trova in carcere? Aveva una delega alla Cultura?”, il miserabile ex assessore, nel suo accento meridionale da (in)coscienza elettiva, rispose: “…potevo essere così ingenuo da finire in galera per la Cultura? Lavori pubblici! In politica io mi interesso solo e sempre di lavori pubblici!

Premessa: nel mio orizzonte educativo, caro Direttore, in una visione di trasparente investimento civico, l’autorevolezza della Cultura necessità di… “autorevolezza”, appunto.
L’autorevolezza (pro)viene dalla conoscenza, dalla coscienza, dalla sapienza e… dalla consapevolezza concreta del “genius loci”.

Nella manualistica del politichese meridionale medio assistiamo alla (ri)distribuzione della delega alla Cultura sotto un insolito principio numerico. Pur essendoci altre esigenze (che personalmente ignoro!), noto che, in generale anche nel nostro Molise “culturalmente medio”, il candidato alle prese con una difficoltà elettiva (dai pochi consensi, per intenderci meglio) “(si) becca” la Cultura, come estremo gesto di generosità e di malinconica consolazione elettorale.

Il paradosso culturale consiste in un eccentrico declassamento della propria maggioranza (politica e, aggiungerei, sociale) per il candidato in difficoltà elettiva. Un’espiazione che potrebbe verificarsi nonostante una brillante esperienza politico-amministrativa, magari nella stessa maggioranza, a fianco dello stesso Governatore/Presidente/Sindaco, nella stessa formazione civica, benché in altri assessorati “più ambiti e più considerevoli” (di consensi?) della delega alla Cultura.

Selezionando così l’assessorato alla Cultura per una comunità da presiedere, cioè espresso nei limiti di un puro (ri)conteggio elettivo, a volte il “declassato” politico di turno – giovane o meno che sia! – entra in un diabolico vortice elettorale di eventuale non rielezione alla sua (eventuale?) prossima ricandidatura!
Giudizio trasversale del popolo? Esilio elettorale dalla propria aggregazione politica e/o sociale? Perdita di consensi in portafoglio? Insufficienza di elettori nell’ambito della politica per la cultura locale (come pensava il miserabile ex assessore ai Lavori pubblici dall’accento meridionale)? O, fondamentalmente, carenza di “autorevolezza” (come io proverei anche a sospettare)?

Ponderata dal “minor consenso”, caro Direttore, l’autorevolezza della Cultura per l’investimento generazionale appare, dunque, un’operazione al ribasso, una dequalificazione civica in grado di disgregare, a lungo andare, le potenzialità concrete del “genius loci”.

Tanto… chi più e chi meno… chi (politicamente sempre) dentro e chi (autorevolemente sempre) fuori dalle istituzioni… cristianamente siamo tutti miserabili peccatori, anche l'ex assessore dall'accento meridionale.
È questa la novità!


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