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CulturaTermoli
Pubblicato in data 24/7/2013 ● Click 1365

Nella fede lo sguardo ci permette di vedere la profondità della realtà


Gianfranco De Luca © FUORI PORTA WEB

(Da "Sguardi all'Infinito. Paolo Gamba", mostra d'arte e di fede).

La fede è un cammino dello sguardo, diceva De Lubac. In quest’anno dedicato alla fede è importante ricordarlo. Già naturalmente lo sguardo ci permette di vedere la profondità della realtà e di spingerci molto più lontano del luogo nel quale ci si trova. Per questo il conoscere, l’acquisire qualcosa di nuovo, è sempre stato indicato tramite la metafora del vedere. La teoria, la contemplazione, la visione, i punti di vista sono tutti modi di dire che riguardano il conoscere e che poggiano sul vedere. Siamo fatti per vedere tutta la realtà, nella sua altezza e nella sua profondità. Un altro modo per dire che siamo fatti per la totalità infinita.
Questa predisposizione naturale dell’uomo diventa ancora più significativa nel caso della fede. In essa, infatti, l’uomo che scrutava l’orizzonte infinito del senso, della verità, della bellezza e della giustizia, viene anticipato. Dio facendosi uomo rende concreto il Suo sguardo, che è lo sguardo di Gesù. “Fissatolo, lo amò” dice il Vangelo del giovane ricco. È Gesù, Dio fatto uomo, che ci guarda per primo. Ci incontra nella situazione in cui siamo, bella o brutta, pieni di bene o di peccato, sani o infermi, e ci guarda, ci fissa. È questo sguardo su di noi che inizia l’avventura della fede, cioè il riconoscimento di Gesù come Dio presente nella storia.
I discepoli, come noi, hanno poi dovuto guardare ciò che Gesù faceva e diceva, guardare pieni di domanda come si comportava, come giudicava i fatti grandi e piccoli nei quali si imbatteva. Guardando, sono arrivati progressivamente alla certezza che non c’era un uomo come quello: “Maestro, dove andremo. Tu solo hai parole di vita eterna!” Alla fine, i più affettivi tra di loro hanno capito il grande annuncio della Risurrezione guardando il segno delle bende ripiegate nel sepolcro. Il loro sguardo a tutta la realtà era diventato pieno di fede, cioè di riconoscimento della presenza di Dio fatto uomo come fatto determinante di tutto ciò che c’era e accadeva.
Il guardare all’infinito proprio dell’uomo, per noi e per loro, si compie nel guardare la persona di Gesù.
Il resto della vita dei discepoli è stato l’immedesimarsi nello sguardo ricevuto da Gesù tanto da compiere gli stessi miracoli. Giovanni e Pietro, quando guariscono lo storpio fuori dal tempio, gli dicono: “Guardaci!” Così si trasmette la fede: è uno sguardo finalmente e profondamente umano che uno innanzi tutto riceve. È un dono che uno deve solo accettare. Il primo modo di accettare è rispondere a quello sguardo, guardare a nostra volta con il desiderio di scoprire e capire chi è quell’Uomo che ci ama in modo così gratuito.


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