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PoesiaGuglionesi
Pubblicato in data 30/4/2013 ● Click 1464

La divisa commedia


Mario Vaccaro © FUORI PORTA WEB

Ormai giunti ad un mese dallo voto
rimiro l’aggirarsi tra la gente
d’un gruppo di persone a me ignoto.

Fu per l’esattezza in quel frangente
che formulai agli amici più sinceri
un’istanza che ammorbava la mia mente:

“chi son costoro, saran forse stranieri?”
Passata l’incertezza, tornommi la memoria
al recente passato … sembrava ieri!

Ma sì – mi dico - questa è la solita storia
di quella strana razza ch’esce dalla tana
ogni lustro per far con noi baldoria.

A noi gente normal pare cosa strana
veder costoro – chiamansi candidati –
praticar quella cosa un poco insana:

procedendo in gruppo … paiono soldati!
… da poco sortiti dalla sezione,
entro cui da se stessi son selezionati,

allo scopo d’ammorbar la popolazione
chiedono a ciascun la preferenza,
per conseguire del potere il bastone.

E noi, che potremmo farne senza,
sapendo questa fiera durar poco
sopportiamo con la solita pazienza

e tratteniam la voglia di dar loro foco.
Invece di montar su una protesta
decidiam pertanto di stare al loro gioco.

Con noi soli – dicono – stavolta sarà festa!
Sovviemmi invece altra forma di pensiero:
“si sbaferanno tutto quel che resta?”

O stavolta c’è da creder per davvero
che una volta ottenuto il Municipio
assolveranno onestamente il ministero?

Decido allor d’ascoltare dal principio
quello che han da dire nel discorso:
wow, frasi colte e citazioni di Polibio

e l’intenzion di dare un nuovo corso.
Una parola odo di sovente … “futuro”
e non posso ch’alle labbra dare un morso.

Non è da pessimisti vederlo così oscuro,
son stati loro a celar noi l’orizzonte
edificando in questi anni un alto muro.

Ma stavolta ci promettono un ponte
che colleghi lo presente all’avvenire.
Basta però che non sia il solito monte

da scalare per alfin poi conseguire
un’esistenza a risultar talmente grama
che è giusto meno peggio che morire.

“Io son quello che lo suo paese ama
… continua nel discorso l’oratore …
e ascolto quella voce che mi chiama

per chiedermi da cittadino un favore:
potrei mai fingermi sordo alla chiamata
di chi vuole me vostro amministratore?”

Ma quante volte ha fatto eco ‘sta stronzata
di color che sentono il richiamo del dovere
quasi stessero a partir per la Crociata?

Stavolta la novità c’è tutta, a ben vedere,
l’età di color che sulla comoda poltrona
poggeranno il loro deretano per sedere.

La media è bassa e davvero più non stona
con quella dei volti purtroppo a noi noti,
e questa è di sicuro cosa assai bona!

Che siano di costor figliolanza e nipoti
significa volere cercar pelo nell’uovo,
speriam piuttosto non siano degli idioti!

E siano di quel che avanza il nuovo!
Ma io, che sono come San Tommaso,
e non come Mosè che parla al rovo,

aspetto di insinuar lo mio lungo naso
su quanto è stato oggetto di promessa.
Fare i furbi, di ‘sti tempi, non pare il caso.

E infatti son pronto a far scommessa:
se intendono ancora far li propri affari
la gente di sicuro pronta sarà a fare ressa.

Se spenderan male li nostri danari
abbiam già pronte corda e sapone …
nessun’amicizia lunga ma patti chiari!

E poiché è una dote, la ragione,
che richiede un tot di cervello,
giudicheremo l’amministrazione

su altri fattori, ad esempio quello
di coinvolger l’intera cittadinanza
su quanto elencato nel loro libello.

D’altronde l’hanno messa già la panza,
mangiando in quest’anni a più non posso.
E vai così! Partecipazione e trasparenza.

Scelta più non v’è, siam giunti già all’osso,
quest’almeno sembra dire lo bilancio,
insomma, come si dice, siamo in rosso.

Noi siamo … avete presente Sancho,
lo prode scudier di Don Chisciotte?
Da tempo ci nutriam di solo rancio

mentre chi comanda fa a botte
con giganti che son mulini a vento,
uscendone sempre con le ossa rotte.

Dopo tanto errare almeno un “mi pento”
vorremmo ascoltar da ‘sti soggetti,
invece con una camionata di disincanto,

ritenendosi degli esseri perfetti,
pensano d’aggiustare questo mondo
con la schiera dei loro allievi prediletti …

ma in fronte che c’ho scritto io … Giocondo?

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(l’argomento, di per sé, non può trovar sceneggiatura che non sia cazzeggiatura: a chi ti prende per il culo non puoi non dar risposta, se a tono lo vuoi fare, che con una – dicesi rappresaglia ecc … – presa per il culo che sia proporzionale all’offesa)

P.S.: State tranquilli, non vogliamo essere consolati o rassicurati, ci basta ridere di voi, come si ride dei propri problemi … per esorcizzarli.
Sul fenomeno del “nepotismo”, credo davvero che stavolta la volontà si sia inchinata di fronte alla necessità: trovare candidati “affidabili” (su cui “fare affidamento”) è, per il capo, operazione chirurgica. A noi basterebbe, sacrificando l’aggettivo (d’altronde c’è un’evidente incompatibilità tra il nostro “fare affidamento” con quello del capo), che soddisfacessero quanto suggerito dal significato del solo sostantivo (i senatori romani portavano una tunica bianca, veste che richiamava la metafora del candore quale allusione alle virtù morali il cui possesso si richiedeva a chi aspirasse a ricoprire tale ufficio).


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