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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 22/4/2013 ● Click 2099

Ecchetelodicoafare...


Mario Vaccaro © FUORI PORTA WEB

… soleva ripetere Donnie Brasco aka Al Pacino.
Che tristezza – fin qui ne convengo - essere costretti a questa automarchetta per replicare a chi fa finta di non capire quello che dici.
In “A ridanghete” ho letteralmente violentato il mio stile di scrittura per essere il più chiaro possibile. Fra i concetti più volte ribaditi – con uso di maiuscole e doppia spaziatura – v’è proprio il provenire quell’istanza dal mio ruolo di cittadino, non sentendomi tirato direttamente in ballo dalle critiche del prof (a propò, per una questione di sincerità mediatica, non mi pare il caso che mi chiami per nome, è un’inutile ipocrisia dato che non ci salutiamo né mai “abbiamo mangiato insieme”: lo scolastico cognome è sufficiente, ché al titolo di dott. non ci tengo).

Dunque, asserire d’essere il sottoscritto colui che ha frainteso significa volerlo dipingere come l’asino cornuto del celebre proverbio. Ma oltre a cautelarmi adeguatamente riguardo al mio ruolo, altrettanta premura ho avuto nel qualificare la veste del prof da me evocata rispetto a quelle critiche: da cittadino a politico. Di giudizi di valore sulla persona ne ho formulato uno solo, positivo, dandogli del politico paesano più preparato (ma forse era solo una tattica per poter picchiare duro nel prosieguo, chissà!).

Premesso che sarà impresa ardua intraprendere un livello di comunicazione ancor più elementare del mio precedente scritto, proverò ad immaginare di dovermi spiegare a qualcuno in possesso di due soli neuroni … che tra loro si stanno sui cosiddetti (embé, il rischio che si corre a fare i finti tonti è d’esser preso davvero per tale).
Torno a far notare le ambiguità espresse nella sua comunicazione … stavolta non semplici pleonasmi.
“Avendo appreso in maniera diretta …”, cioè ha letto o non ha letto le mie considerazioni? E’ il suo modo “intorcinato” di dire e non dire, evitare di ammettere d’aver letto … a che pro? Peccato ci sia un solo modo di apprendere direttamente … leggere (cd. de visu), o indirettamente … per sentito dire (cd. de relato, come il segretario del PD potrà, da giurista, confermare … qualora la sola logica non bastasse).

Tirare in ballo i poveri yes-men – che spero lo ringrazieranno per l’accorata difesa (perché, ne sono certo, nella sua bonarietà li ha a cuore) – è una mossa coerente alla pavidità che è la cifra stilistica di gran parte dei politici italiani. Tendiamo sempre a confondere causa ed effetti quando vogliamo argomentare a nostro favore. Gli yes-men - il buon Raspa ci ha fatto notare come il fenomeno di costume sia stato codificato in una teoria … quella “del nano” – sono tali perché a quel ruolo vengono relegati da chi il potere lo detiene. Non è questione di essere incapaci (nel PD c’è un ingegnere ed un avvocato), ma al più di avere le palle – alla Renzi - di dire al capo: “adesso tocca a noi, tu resti a fare il grande saggio” … sarebbe nella natura delle cose e un bel segnale da dare all’elettorato. Gira e rigira, parli di politica e evochi inevitabilmente la pavidità dei suoi protagonisti … di deretani che non vogliono mollare le poltrone e di accoliti che si accontentano delle briciole. Tutto sto ambaradan lo faccio per dire una sola cosa – mi ri-ripeto – ovvero che occorre dare spazio ai giovani, e invece stai a vedere che sono io il loro nemico … ecchetelodicoafare.

Ritorcere – ogni tanto debbo indegnamente e con imbarazzo indossare le vesti di prof d’italiano – significa rimandare al mittente (in questo caso le critiche … le stesse: non essendo io un politico non vedo come possa); “qui non dico”: siamo al solito dico-non dico che è la sua cifra stilistica … ce lo dirà in un’altra occasione, ci faccia sapere con comodo.

Riguardo alla coda di paglia, che lui “registra” - ah, se non fossi quella personcina a modo quale sono - sarei tentato di formulargli una domanda retorica relativamente al posto giusto in cui collocarla (questo è un mio modesto contributo per suggerire come, con un éscamotage, si riesca a dire senza dire con ironia, evitando pleonasmi e ipocrisia).

Una frase autentica c’è sempre: “nulla di nuovo sotto il cielo”, ma autoriferita. Nella realtà tutte queste critiche nel suo decennato non erano state avanzate, e mai sarebbero state sollevate ora se invece di assecondare meschine vanità personali si fosse deciso a dar seguito a quella voglia di rinnovamento che viene dal Paese. Ieri avremmo potuto avere come PdR Rodotà (troppo competente per l’incarico, e poi di sinistra, quella vera) e invece ci becchiamo Napolitano (che va bene a Berlu, vedi la controfirma al Lodo Alfano e al Lodo Schifani, due atti ignobili). E tutti contenti, in un Paese che premia gli incapaci, quando non sono in malafede … quindi un Bellocchio-ter, per quanto mi riguarda, è il male minore.

Sono vent’anni che Guglionesi, fino ad allora fiore all’occhiello della cultura molisana, ha subito un decadimento vergognoso (gli anni ’80 il sottoscritto li ha vissuti tra manifestazioni teatrali, estati guglionesane, rassegne di film d’autore e concerti … Daniele, Guccini, Senese, Banco, Avitabile ecc.): i giovani d’adesso, che la natura vorrebbe esser più preparati di quanto lo fossi io alla loro età, non hanno una passione artistico/culturale … dopo la mia generazione il vuoto pneumatico. La vergogna, però, sta all’animo come il dolore al corpo: è una reazione di allarme che, se non sorge spontaneamente, nessuno può indurre dall’esterno. Un paese che vota Berlu dopo vent’anni … senza parole!, può benissimo votare il nostro, sindaco per metà di quel ventennio.
Ah, scusate, lo do come candidato a sindaco prematuramente, ma c’è chi parla col Direttore e chi con le Muse … l’altra volta si è tradito con le parole, gli accoliti in questi periodi di vacche magre si diranno “meglio un uovo oggi” … e l’equazione è risolta! Se mi sbaglio, farò ammenda.

Se riparlo di politica dopo venti anni (all’epoca sprecavo fiato con R.C., l’allevamento del PD … la storia mi ha dato ragione) è perché con i grillini ho rivisto un po’ d’entusiasmo nella gente … e il prof sa di cosa parlo. Lui se lo ricorda … fino a 30 anni fa circa. Quando uscite dalla sezione incontratela la gente, entrate in un bar. Non sto scherzando; lo so, all’inizio forse troverete ostilità o indifferenza, ma perseverando avrete quantomeno il mio e il loro rispetto, quello è l’elettorato da conquistare, quelli che non fanno parte della “riserva di caccia”. Volete continuare a fare un paio d’uscite alla Casa del Fanciullo per presentare il programma (stavolta lo commissionerete ad un esperto o almeno su tale tema, facendo il compitino a casa, inizierete un nuovo corso?) e, incaricandosi ognuno della lista di convincere qualcuno che pur controvoglia verrà, parlare a nemmeno 100 persone? Ah, dimenticavo, per esporre il pensiero “fresco e curioso”?
Quasi la metà del Parlamento è frequentata da volti nuovi e quasi il 40% sono donne: il PD come si pone rispetto a queste percentuali? Anche su questo tema mi sbilancio in un pronostico: dimostrerete il possesso d’un grado di civiltà tipo … Congo Belga.
Ma sì, va bene così, continuiamo a farci del male! Da bravi cittadini, il meseprimadelle vi vedremo in giro (e non immaginate quanto irrita la gente quest’ipocrisia) ma resteremo tranquilli, perché sappiamo che seguiranno 5 anni di tregua.

P.S.:
Ringraziate Grillo per aver intercettato, lui, l’antipolitica crescente: un sentimento che, manipolato da oratori con ben altre intenzioni, potrebbe portarci a situazioni da cazzi amari (vedi Alba Dorata in Grecia)!
Se legge l’ottima rubrica “Solitudini d’autore” si renderà conto di come le mie critiche, messe a paragone, si possano considerare carezze. Che effetto fa sapere l’opinione di Sartori, politologo apprezzato più all’estero che nella nostra Patria di mediocri, che aveva previsto l’attualità già nel 2007, e che ancora testardamente si vuole ignorare?
Mi si usi una cortesia, se non si controbatte il contenuto di ciò che scrivo mi si lasci in pace, che queste pagliacciate alla mia età non mi si addicono … altrimenti avrei scelto di fare la politica attiva (e se m’incazzo, credo di averne tutto il diritto, avendo riposto negli ideali di sinistra molte delle mie giovanili aspettative sul mondo in cui avrei voluto vivere … invece eccoci qui, che tristezza).


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