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Pubblicato in data 3/4/2013 ● Click 1539

Elezioni a Guglionesi: tra rondini e primavere e "la teoria del nano"


Pierino Raspa © FUORI PORTA WEB

Le rondini arrivano di solito a primavera mai singole ma viaggiano in compagnia (a stormi?). Solo un’aggiunta alle note, molte delle quali condivisibili, di Mario Vaccaro del 29-03-2013.

I giovani e le loro “abilità politiche”. Osservo purtroppo da alcuni decenni (purtroppo è riferito alla mia età in area rottamabile) una prassi, da molti definita “teoria del nano” (con grande rispetto nei confronti delle persone ritenute dall’opinione pubblica di statura limitata) che vige non solo nell’ambito dei partiti politici, ma anche nelle altre libere associazioni e persino negli ambienti di lavoro. Funziona più o meno così: io sono il leader o capo ufficio o presidente o comunque figura apicale nell’ambito di un’organizzazione; “A PAROLE” oppure “demagogicamente” per rendermi simpatico, falsamente democratico e soprattutto per capitalizzare, a costo zero, le idee di chi mi sta intorno, proclamo la qualità totale delle relazioni, la collaborazione e interazione a tutto tondo. A questi fattori si sono ispirati alcuni modelli sociali ed economici e di gestione aziendale “vincenti” (in senso liberista intendiamoci!!) in quanto contribuiscono sensibilmente ad elevare la produttività e rendono maggiormente perseguibili gli obiettivi strategici (è utile rimarcare che questa modelli non lasciano trasparire nessun conflitto all’esterno, tutto “ok” e persino riconducibile al mitico “lavoro d’equipe” degli anni 60 e 70, emerge erroneamente la condivisione delle scelte tattiche, sembra l’esaltazione di un modello partecipato e si enfatizza il coinvolgimento come metodo democratico in cui tutti si sentano indispensabili..balle!!). NEI FATTI, queste persone che partecipano “al gioco”, nella stragrande maggioranza dei casi, per me leader (o anche capo in posizione di vertice), sono invece solo delle “cash cows” (vacche da mungere nel gergo economico molto diffuso in una famosa matrice nota agli addetti ai lavori) in quanto il più delle volte, se mi accorgo che c’è qualcuno “di talento” che potrebbe insediare la mia posizione lo faccio crescere fino ad un certo punto, mi approprio delle sue idee, MA LO LASCIO NANO PER DIFENDERE OSEREI DIRE IL MIO POSIZIONAMENTO TATTICO-STRATEGICO NELL’AMBITO DI UN CONTESTO. Non gli fornisco occasioni ufficiali per mettersi alla prova, non lo lascio trattare in certi ambiti in cui si compiono scelte importanti, non gli offro occasioni di visibilità e soprattutto non lo faccio partecipare alla rete delle MIE relazioni che contano VERAMENTE.

Rispetto ai giovani tutto ciò è avvenuto moltissime volte, in Italia che nel mondo e ritengo anche a Guglionesi. Sarebbe l’ora di passare dalla teoria del nano alla teoria dell’altezza media (escludo il gigantismo) e ritengo che uno dei modi migliori per fare ciò, non sia quello di dire ai i giovani “come sono impulsivi e poco propositivi”. Non fidatevi ragazzi è un vecchio trucco dei politicanti, di piccoli dirigenti d’azienda e più in generale di tutti coloro che hanno alle loro dipendenze anche una sola persona che “gli fa le fotocopie”. Non ho mai visto un dirigente un capo-mastro, un capo di qualcosa che spontaneamente abbia rinunciato al suo piccolo segmento di potere per cederlo anche a giovani e colleghe/i di accertato valore. E’ troppo gratificante per chi ha tale posizione pronunciare frasi del tipo “mio infermiere”. “la mia segretaria”, “la base del partito”, “i simpatizzanti” e altro facendo però intuire che al vertice si gioca un’altra partita, magari giustificandola con una frase del tipo “beh l’organizzazione ci vuole”!!.
Per semplificare, tutte le emancipazioni, singole, di piccoli gruppi e di massa sono state sempre conquistate con battaglie a volte anche molto dure ed a volte cruente (personalmente preferisco i confronti anche con toni accesi in difesa del proprio punto di vista e delle proprie idee, ma sottolineo dialettici e non violenti).

Molte di queste figure APICAL-EADER a mio avviso farebbero bene a chiamare un fotografo, e come si fa alla fine dei corsi di studio, scattare la foto dell’ultimo giorno di classe, abbracciarsi calorosamente e con l’occhio umido, saggiamente passare ad un altro stadio lungo la curva del proprio ciclo di vita (il cardinale Martini parlava di una fase in cui si racconta ai giovani cosa si è imparato negli anni. (passatemi la citazione e l’idea della foto che confesso ho letto da qualche parte).


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