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EventiTermoli
Pubblicato in data 10/9/2012 ● Click 1494

Natività di Maria, madre di Gesù e avvio del nuovo anno pastorale della diocesi


Diocesi Termoli-Larino © FUORI PORTA WEB

In un Auditorium affollato ha avuto inizio, nella mattinata di sabato 8 settembre, il Convegno ecclesiale diocesano dal tema “L’Amore celebrato – I Sacramenti: gesti che educano”; un momento importante che vede coinvolta l’intera Chiesa locale, dai presbiteri al laici, passando per religiosi e religiose, per comprendere e conoscere le azioni pastorali e le novità che contraddistingueranno l’anno pastorale in fase di avvio. In particolare, quest’anno, ha destano molta curiosità la nuova organizzazione curiale che, oltre a doversi definire nelle prossime settimane, vedrà attuati dei cambi radicali anche in riferimento alle singole responsabilità. Tali cambi, riguarderanno, anzitutto, la composizione degli uffici e la suddivisione dell’intera Curia in macro-aree, a loro volta divise in equipe che vedranno, per ciascuna, referenti un sacerdote, dei laici e un religioso/a.

“Guardando Maria siamo chiamati anche a guardarci in Lei, sia personalmente che come Chiesa, quali sposi del Cristo”: con queste parole, nel giorno che la Chiesa dedica alla natività di Maria, mons. Gianfranco De Luca, vescovo diocesano, ha voluto ricordare in avvio di convegno proprio la figura della madre di Cristo evidenziando la necessità dell’essere chiamati a “vivere questo momento nella semplicità” come testimoniato da Maria che è “sia donna di casa che madre di Cristo”.

Dall’invito a operare, testimoniare e servire, nelle prime battute del Convegno, al ricordare e consegnare a Maria, Alfredo de Toma, diacono diocesano, venuto a mancare improvvisamente a seguito di un’operazione subita presso l’ospedale “San Timoteo” di Termoli e i sacerdoti don Renato Grecu, don Redi Maffino Maghenzani, don Stefano Chimisso e don Gabriele Morlacchetti ai quali sono stati elargiti gli auguri gioiosi per il loro anniversario di ordinazione sacerdotale.

Si è entrati subito nel vivo dell’appuntamento con la relazione del prof. Andrea Grillo, docente presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo in Roma che disquisendo sul tema “I Sacramenti: gesti che educano” ha voluto spezzare parole di un excursus storico che ha mosso l’azione tra citazioni e di teologi ed autori, protestanti e non, fino a toccare le massime di Uomini di Dio quali Pio X, viaggiando nel tempo e nello spazio a partire dagli arbori del Cattolicesimo stesso.

Tema centrale “I sacramenti” che, pur se intesi quali segni, gesti e/o riti, svolgono un’azione educante che chiama in essere la coesistenza delle tre accezioni di significato, stimolando la comprensione di queste dimensioni che si uniscono e rispecchiano nell’esigenza di far sì che si possa “riconoscere la Parola nella comunità e riconoscere la comunità nella Parola”.

In un tempo in cui il comune denominatore si chiama “crisi”, la spinta della Chiesa alla sfida verso la Nuova Evangelizzazione diventa essenziale e fa nascere l’esigenza del comprendere la natura dei concetti di “prudenza” e dello “stare fermi”, per i quali il prof. Grillo evidenzia che “l’esistenza del primo non deve chiamare in causa il secondo in alcun caso”. “La Chiesa – precisa Grillo – con il Concilio Vaticano II, senza smentire il passato, ha avviato un percorso tale da muoversi con attenzione recuperando esperienze nell’ambito della liturgia, della Parola, della Scrittura, della Vita ecclesiale e comunitaria, e rivestendole di novità che non sono rotture con il passato, ma riforme quali l’accettare che la Parola di Dio è per tutti e che Chiesa e Spirito parlano anche in luoghi insoliti quali il lavoro, il turismo e così via”.

E così, il concetto di dialogo, nell’era della Nuova evangelizzazione diventa, sostiene Grillo, il “far entrare i soggetti in itinerari che hanno l’obiettivo di articolare il Sacramento nelle sue diverse sequenze”. “Abbiamo bisogno – prosegue Grillo – di un’iniziazione all’ascolto della parola, alla presentazione dei doni e così via per essere accompagnati alla celebrazione dell’Eucaristia”, perché “l’obiettivo deve essere il raggiungere la salvezza ‘insieme e radunandosi’, ma ciò si realizzerà solo convertendo il modello individuale con quello comunitario, attuando l’auspicabile passaggio da un mondo fatto di “diritti e doveri” a uno retto dalla “logica del dono’”.

“La Chiesa, che siamo noi, deve guardare – afferma mons. De Luca – al Padre e riprendere l’impegno ad ascoltare l’altro. La cosa principale da fare, quindi, è il “guardarci”, “l’ascoltarci” per riuscire, come Chiesa, a rispondere agli interrogativi che i tempi propongono e chiedono a noi Cattolici di ‘esserci’, ‘testimoniare’ e calarci dentro, al fine di divenire compagni di viaggio capaci di introdurre ciascuno alla conoscenza del mistero della comunione di Dio. Oggi – prosegue mons. De Luca –la logica della vita va compresa come logica del dono, perché noi veniamo da esso e a esso siamo destinati”

Dono, diritti e doveri, tempo festivo, feriale e lavorativo sono stati al centro delle provocazioni poste all’assemblea e “se da un lato abbiamo dimenticato l’esistenza del tempo festivo (quello dedito al riposo e alla famiglia)”, evidenzia il prof. Grillo, “dall’altro abbiamo messo da parte che i rapporti fondamentali, quelli famigliari soprattutto, non si fondano sui concetti di ‘diritti e doveri’, ma sono retti dalla logica del dono che è gratuito e richiede non tanto uno sforzo, ma un nostro porci in modo ‘diverso’ dinanzi alla richiesta dell’altro. Quanto offriamo nell’Iniziazione Cristiana è tempo donato, tempo di cui ne capiamo l’importanza se, allo stesso modo, l’abbiamo ricevuto in dono. Comprendendo questo e donandoci all’altro saremo in grado di comprendere che il battesimo è una semplice porta e la vita cattolica del cristiano non si consuma lì, ma attraverso ‘il dono, la comprensione e il vivere i sacramenti’, diventa il momento che precede la pienezza eucaristica insita nella Cresima che chiama ciascuno a essere dei veri testimoni”.

È una sfida complessa, quella proposta dall’attuazione dell’iniziazione cristiana, che richiede conoscenza e esperienza di Dio e, soprattutto, molto tempo ma, come evidenzia mons. De Luca “l’essere nella storia” è il “comprendere che l’uomo non è ripetitivo e che la sua azione accade adesso, in questo momento ed è in questo accadere che siamo chiamati a riconoscere l’intera comunità, pur composta da singoli, ‘unita’ e impegnarci a questo nuovo obiettivo” che è il raggiungere la salvezza “insieme e radunandosi” perchè . siamo anche chiamati a convertire il modello individuale a quello comunitario”.

Oggi la sfida principale è il “rendere la fede accessibile” e farlo attraverso un linguaggio adeguato, un progetto ben chiaro e uno scostamento dall’idea di ricevere e amministrare il sacramento singolarmente per far spazio al desiderio di farlo comunitariamente. Riuscendo in questo si può creare una nuova comunità e si possono far condividere “concetti, emotività e mediazioni” tali da rinvigorire il gusto del cristiano di ritrovare se stesso nel desiderio di pregare, ascoltando la parola in comune e mettendoci in comunione.

Le ultime parole del Vescovo sono un suo partecipare l’interrogativo che si è posto nelle scorse settimane. “Cosa posso fare per la chiesa?” ha condiviso il Vescovo che ha cercato di rispondere evidenziano l’intenzione di focalizzare la sua azione pastorale nelle parole “conversione”, ovvero l’impegno a volgere lo sguardo a Cristo; l’attenzione alla storia dell’uomo, perché spesso Dio s’incontra nelle ferite; l’ascolto nella parola di Dio,.in quanto risposta a una data situazione. Tre piccole “regole” che portano colui che “accoglie la Parola di Dio” a essere causa di rinnovamento per la Chiesa con fissa attenzione al diventare fratelli.

Giovanni Perilli


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