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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 16/9/2001 ● Click 1787

La forza di un popolo


Nicola Sorella © FUORI PORTA WEB

Monsignor Tommaso Valentinetti, Vescovo di Termoli e la professoressa Angela Ales Bello, grande conoscitrice e promotrice dell’opera e della figura di Edith Stein, si sono dati appuntamento in occasione del corso organizzato dal Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche sezione Centro Studi e Ricerche “Edith Stein” a Guglionesi mercoledì 5 settembre. L’incontro, parte integrante di un corso di aggiornamento per insegnanti di Filosofia su "La Fenomenologia di Husserl", ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso, non solo di studiosi o esperti. Il tema prescelto, Alla ricerca del volto umano, ha infatti centrato un problema di interesse generale, che purtroppo solo di rado viene affrontato in pubblico. Nulla di accademico, quindi, ma spunti e stimoli a volontà per riguardare criticamente la mentalità nichilista che sembra trionfare ovunque. Il prof. Michele D’Ambra, traduttore delle opere di Edith Stein e animatore degli incontri di questi giorni, ci ha detto: «Senza il mistero dell’Incarnazione di Dio nell’ebreo Gesù di Nazareth e senza la Sua Presenza, incontrabile oggi attraverso la Chiesa (il popolo degli uomini che lo riconoscono) sarebbe impossibile all’uomo raccapezzarsi su se stesso, identificare la stessa fisionomia del proprio io, sorprendere la dignità di ogni persona umana e affermarne il valore. Oggi la secolarizzazione e l’influsso capillare di una mentalità non cristiana hanno reso sempre più difficile reperire, nell’affronto della realtà, delle circostanze quotidiane anche le più banali, fatti o atteggiamenti che non siano, in fondo, violenti e ideologici. Insomma: disumani». In pratica: eliminato Dio dalla vita, l’uomo finisce col divenire schiavo e vittima di idoli? «Si. Il più grande ostacolo al nostro cammino umano è proprio la trascuratezza dell’”io”, una superficialità estrema nei confronti della propria persona, della vita e del proprio destino». Tutti abbiamo sotto gli occhi circostanze più o meno tragiche di questo dissesto: basta aprire i giornali la mattina. Ma da dove arriva questo terremoto alle radici della persona? «Verifichiamo attorno a noi, e a volte anche tra noi, una perdita del gusto del vivere. O, usando le parole di Montale in Nel nostro tempo, potremmo dire: “Quel che avviene nel mondo cosidetto civile a partire dalla fine dell’Illuminismo (ma ora in sempre più rapida escalation) è il totale disinteresse per il senso della vita. Ciò non contrasta con il darsi da fare, anzi. Si riempie il vuoto con l’inutile. L’uomo non ha più molto interesse per l’umanità. L’uomo si annoia spaventosamente”». Sembra che una sorta di effetto Chernobyl (un fenomeno di cui non ci si accorge se non per le conseguenze che produce a distanza di anni) ci abbia reso fragili proprio rispetto all’interesse per il nostro io e per il nostro destino. Ancora il prof. D’Ambra:« Il Papa scrive nella Redemptor Hominis: “L’uomo rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso unitario se non incontra Gesù Cristo. Per questo è Cristo Redentore che rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso”». L’alternativa, quindi? «I santi. Il santo è per la Chiesa la figura dell’uomo vero. Edith Stein, nata ebrea e convertita cattolica, avendo abbracciato la vita religiosa delle Carmelitane, è stata proclamata santa da Giovanni Paolo II. Quale miglior punto di vista che il suo, per comprendere la concezione della persona propria dell’esperienza cristiana che sappiamo procedere direttamente da quella sorta nel popolo d’Israele?». Ci torna in mente quanto disse un altro Papa, Pio XII, da sempre ingiustamente accusato di non essersi opposto abbastanza alle persecuzioni contro gli ebrei: “Noi – e si riferiva ad ogni cristiano - siamo spiritualmente degli ebrei”. Chi accusa oggi parlando a vanvera e a sproposito, è di quelli che soltanto ieri saltavano da una parte all’altra della barricata, secondo la propria convenienza personale. E sicuramente non può rintracciare, nel proprio orticello di intellettuale, radici così profonde: qui si tratta di un popolo che, con Abramo da Ur dei Caldei, attraverso la mangiatoia di Betlemme, il Calvario e i viaggi avventurosi degli apostoli, arriva quotidianamente nelle case, nelle strade e nelle piazze con la dolcezza e la potenza di oltre 2000 anni di gloria. «Il dramma del nostro tempo è tutto qui: appartenere a un popolo o concepirsi soli». Grazie, professore.


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