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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 13/4/2012 ● Click 1479

No al saccheggio ambientale e agli assalti speculativi delle finte “rinnovabili”


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Condivido in toto l’appello per “un radicale ridisegno della strategia italiana per le rinnovabili finalizzata al 2020” sottoscritto da un gruppo di intellettuali, politici, docenti ed esponenti di associazioni varie e plaudo per la solerte pubblicazione di tale documento su ‘Fuoriportaweb’.

Non si deve consentire che la bellezza di un paesaggio sia deturpata da orribili torri sovrastate dalle pale eoliche. Sulla questione è intervenuto di recente il presidente dell’Anci, Antonio Centi: “In un Paese fragile come l’Italia ed in quanto tale affascinante ed unico al mondo, non si possono assumere decisioni riguardanti le trasformazioni territoriali legittimandole solo sulla base delle autorizzazioni formali. Non ci si può astrarre dai contesti ovvero dalla vera ricchezza dell’Italia”. E’ compito delle Regioni indicare aree e siti non idonei e, in particolare, conciliare le politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio con quelle dello sviluppo delle energie rinnovabili. E’ bene precisare che l’Unione europea non ritiene che quello all’energia sia interesse prevalente rispetto alla tutela e alla valorizzazione della natura, che va egualmente perseguito.

Esortiamo quindi il Governo a porre uno stop alle tecnologie più dannose per il paesaggio, come l’eolico industriale, e ad allocare le risorse così risparmiate al ben più benefico settore del risparmio energetico e dell’efficienza. No, dunque, ad incentivi pubblici agli impianti di energie rinnovabili ubicati al di fuori dei tetti degli edifici (in particolare uffici, scuole, depositi, capannoni) e delle aree industriali. Impianti che ledono l’integrità delle aree naturali, rurali. Il danno è sotto gli occhi di tutti: la salvaguardia del settore primario (agricoltura), delle produzioni agro-silvo-pastorali e del settore culturale turistico del nostro Paese. Vengano consentiti impianti a terra, su terreni agricoli, solo di piccola taglia, al servizio dell’attività degli agricoltori per fini di autoconsumo. Sì a fonti rinnovabili di energia sviluppate in forme di autogenerazione diffusa (solare termico e fotovoltaico, geotermia, micro impianti eolici).

Insomma, se il paesaggio è un valore storico-culturale da tutelare (e non c’è dubbio che lo sia), allora tutta la collettività dovrebbe concorrere alla sua salvaguardia. Si abbia ben presente che il paesaggio costituisce volano della nostra industria turistica, e ciò va riaffermato in un’epoca in cui esso rischia di scomparire assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.
La bellezza è un valore morale”. E’ un’affermazione questa del vescovo Giancarlo Bregantini e la scelgo perché si sposa con le caratteristiche del ‘contesto’ cui si faceva riferimento all’inizio (“non ci si può astrarre dai contesti ovvero dalla vera ricchezza dell’Italia”).

Pensando al Molise e alle regioni del Mezzogiorno, auspicherei una ritrovata coscienza da parte di tutti noi in merito alla bellezza dei contesti territoriali così da spronarci a puntare al loro sviluppo in termini di qualità e specificità (dal patrimonio storico e culturale alla tutela del paesaggio e delle risorse naturali).
Questo terzo millennio – scrive Carlo Petrini su Repubblica – annovera ormai una serie di minacce all’agricoltura e, conseguentemente al paesaggio, da cui nessuno può sentirsi al sicuro. Perché se ancora non si fosse capito, ciò che minaccia la nostra agricoltura minaccia il territorio, la sicurezza di chi lo abita, la sostenibilità della nostra vita sulla terra, la bellezza e in definitiva la nostra stessa esistenza”.


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