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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 20/7/2011 ● Click 1422

Sì all’eliminazione delle circoscrizioni estere


Filippo Salvatore © FUORI PORTA WEB

Abolizione delle circoscrizioni estero, senato federale su base regionale, il Presidente del Consiglio dei Ministri diventa Primo Ministro, sfiducia costruttiva, stipendi dei parlamentari basati sulla presenza in Aula: ecco alcuni principi veramente nuovi per l’Italia, ma prassi corrente nel sistema parlamentare canadese, contenuti nel disegno di legge sulle riforme costituzionali che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli sta discutendo con i suoi colleghi e si appresta a presentare alle Camere il mese di luglio 2011.
L’idea di fondo di queste proposte è di rafforzare il ruolo del Primo Ministro e di fare dell’Italia una repubblica federale. È una scelta che, come filosofia politica, mi trova d’accordo. L’Italia può benissimo diventare una repubblica federale piuttosto che unitaria. Era già nell’Ottocento uno dei possibili modelli di unificazione della penisola propugnato da Carlo Cattaneo.Poi le cose sono andate diversamente. É trionfata l’opzione monarchica e dopo il referendum del 1946 la Costituente ha riscritto la Carta Costituzionale in senso repubblicano e unitario, alla Giuseppe Mazzini. Dopo oltre 60 anni i limiti contenuti nella Costituzione italiana sono palesi a tutti.Occorre quindi metterla in sincronia con i cambiamenti occorsi negli ultimi decenni nella società italiana.
Uno dei principi riemersi è il sentimento di appartenenza e di specificità regionale. É un dato di fatto importante, ineliminabile, che ha profonde radici nella storia, nel fatto che per secoli la penisola italiana è rimasta divisa in diversi stati autonomi. Certo bisogna evitare il localismo e il campanilismo, ma non si può scartare facilmente il sentimento di appartenenza territoriale. Proprio questa è l’esigenza che la Lega Nord da decenni persegue.
Se la Lega Nord smette di promuovere la secessione e vuole veramente rinnovare il funzionamento delle Stato italiano responsabilizzando le Regioni, ben vengano le innovazioni costituzionali del ministro Calderoli. Se delle critiche gli possono essere fatte è di non andare abbastanza lontano nella riduzione dei senatori (250). Il senato Americano è formato di due rappresentanti per ogni Stato, indipendentemente dalla popolazione. E non si dica che gli USA non sono una democrazia. In Canada i senatori sono addirittura nominati dal Primo Ministro. Diversi sono quindi i modelli di funzionamento della democrazia. Quello che conta veramente è snellire l’esercizio del potere ed eliminare gli sprechi e gli enti inutili.
Proprio questo è il limite delle proposte del ministro Roberto Calderoli. Non va abbastanza lontano ed a fondo nella eliminazione per esempio delle Province e di tanti altri enti amministrativi che incidono in modo massicciio sul costo della politica e garantiscono solo inaccettabili privilegi per quella che è stata definita ‘ la casta’. Dopo la finanziaria del ministro Tremonti che colpisce direttamente anche chi ha difficoltà a vivere decentemente, l’eliminazione dei privilegi, soprattutto degli eletti, è una necessità sentita profondamente e reclamata ad alta voce dal popolo italiano. Bene la riduzione dell’età, ma perché non limitare a due soli mandati ( una normativa che già esiste per i sindaci) l’eligibilità dei parlamentari e dei senatori? Bisogna evitare di permettere agli eletti di diventare dei politici di professione e di vedere la politica come una forma di introito.
Va inoltre cambiata al più presto la legge elettorale e renderla unica a tutti i livelli. Il doppio turno secco per il 75% ed il 25% dei seggi assegnati su base proporzionale mi sembra essere un modello che evita sia le storture dell’uninominale unico, sia l’ingovernabilità del semplice proporzionale.
Rimane una questione di fondo. Il governo di Silvio Berlusconi ha l’autorità morale per operare cambiamenti profondi ed il coraggio per eliminare i privilegi della casta su cui si basa per governare? Dopo le sconfitte alle elezioni municipali ed ai referenda il governo Berlusconi è in coma. Sopravvive per inerzia, ma è, a tutti gli effetti, moribondo. É questa l’immagine che si ha dell’Italia dall’estero. La stampa tedesca ha ritratto Silvio Berlusconi come un gondoliere che canta mentre il Paese va a rotoli; quella britannica presenta l’Italia come una realtà che è arrivata on the edge, sul precipizio.
Quali sono le cause? Il debito pubblico enorme, la mancanza di crescita economica,il ritorno sempre più evidente alla povertà di una percentuale crescente della popolazione, la mancanza di pospettive d’avvenire per la gioventù, la difesa dei privilegi della ‘casta’, fanno sì che il Bel Paese, ancora tra le prime dieci economie del mondo, appare come una società immobile, incapace di rinnovarsi, in decadenza, inaffidabile e quindi ricattabile per mezzo della speculazione.
É arrivato il tempo di tagliare gli sprechi, di abolire i privilegi, di responsabilizzare i politici e gli amministratori, di ridurre il debito pubblico che è una vera palla di piombo al piede. Gli attriti tra Silvio Berlusconi ed il ministro Giulio Tremonti non lasciano sperare bene. Migliore invece il comportamento dell’opposizione che sta agendo in modo responsabile dando adito agli appelli del Presidente Giorgio Napolitano che è rimasto, sopratttutto all’estero, il vero garante della affidabilità e della serietà dello Stato italiano.
Tra le tante proposte di riforme Costituzionali del Ministro Roberto Calderoli quella che va accettata senza mezzi termini è l’eliminazione delle circoscrizioni elettorali Estero, un pastrocchio costituzionale basato sulla liceità della extraterritorialità del parlamento e del senato italiani. Il governo di Ottawa si è detto contrario all’idea di far eleggere sul suo territorio un parlamentare per un governo straniero con ragioni più che fondate. Plaudo quindi all’idea della eliminazione delle circoscrizioni estere e non la considero affatto una ‘ stupidaggine’, come l’ha definita il deputato Gino Bucchino, eletto grazie alla legge Tremaglia.
Occorre però distinguere tra l’elezione degli eletti all’estero ed il diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero. Questo è un diritto sacrosanto che va mantenuto. Ma va esercitato in modo responsabile. Sono sette le proposte di legge sul voto estero di cui si ta occupando la Commissione Affari Costituzionali del Senato. Sta emergendo l’esigenza, che condivido, che la platea elettorale non può essere quella degli iscritti all’AIRE ( Albo Italiani Residenti Estero). D’ora in poi dovrebbe poter votare solo chi viene a far parte della ‘lista degli elettori’, compilata in base all’espressa volontà di voler esercitare il diritto di voto. In parole semplici: solo chi si iscrive vota. É il cittadino che esige di poter votare e voterà per la circoscrizione di ultima residenza in Italia o per quella di origine per i cittadini italiani nati all’estero. Un lombardo voterà per i candidati al Senato o al Parlamento in Lombardia e così di seguito, regione per regione.
Rimane da chiarire se il voto per corrispondenza garantisce la correttezza, la segretezza e la trasparenza. Ma queste sono questioni logistiche che verranno risolte.
Va ricordato, per chi ha paura del voto estero, che nella passate elezioni nazionali solo il 33/34% degli elettori ha votato. Agli ultimi referenda la percentuale è scesa addirittura a meno del 10%. Con le nuove norme la percentuale dei votanti è destinata a ridursi ancora di più e quindi il risultato elettorale del voto estero non inciderà in modo determinante sul risultato. E se lo farà,lo farà’ solo in piccole regioni come il Molise, l’Umbria o la Basilicata che in una Italia federale non hanno ragione di esistere. La fondazione Agnelli proponeva di ridurre il numero delle regioni da 20 a 12. Se il federalismo fiscale dovrà poter funzionare a me pare che l’Italia dovrebbe essere ridotta a soli 8 compartimenti di 5-8 milioni d’abitanti ognuna, ad eccezione della Sardegna.
Per vengano quindi le riforme costituzionali. Si eviti la contrapposizione demagogica e si pensi al bene della Patria ed allora l’Italia resterà uno dei modelli di democrazia a livello mondiale.


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