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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 24/6/2011 ● Click 1554

La Bohème: una storia d’amore e una musica suggestiva


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

In piazza XXIV Maggio a Guglionesi il giorno del Corpus Domini, alle ore 12 dopo la Santa Messa, è prevista l’esecuzione di brani dell’opera La Bohème di Giacomo Puccini da parte dello Storico Gran Concerto Bandistico Città di Conversano (Giuseppe Piantoni).
Più invecchio, più mi convinco che La Bohème è un capolavoro e che adoro Puccini…” (così Igor Stravinskij, Venezia 1956).
L’opera è ambientata nella Parigi del 1830 dove un gruppo di giovani artisti conducono un’esistenza gaia, spensierata e ciò costituisce lo sfondo dei diversi episodi. Nel 1891 Puccini si era stabilito a Torre del Lago, dove con altri artisti fondò il Club La Bohème, iniziando la collaborazione con Illica e Giacosa appunto con La Bohème. Rappresentata la prima volta a Torino nel 1896 sotto la direzione del giovane Toscanini con poco successo, l’opera entusiasmò in seguito a Palermo alla presenza del compositore ed ebbe così inizio la sua trionfale ascesa. Drammaturgicamente si tratta di un’opera piena di umorismo e di lievissima malinconia, che racconta l’amicizia tra uomini, la solidarietà femminile e l’amore. Puccini volle raccontare con musiche appassionate e tenerissime la stagione dei sogni e dell’amore di un gruppo di artisti in una fredda Parigi ottocentesca. L’opera è divisa in quattro atti, nel cui primo si stagliano già netti i due protagonisti con il duetto d’amore tra Mimì e Rodolfo.
Il poeta Rodolfo, insieme agli amici, abita in una soffitta. E’ la vigilia di Natale ed è quasi sera quando sente bussare alla porta. Una voce femminile chiede di poter entrare. E’ Mimì, giovane vicina di casa: le si è spento il lume e cerca una candela per poterlo riaccendere. Una volta riacceso il lume, la ragazza si sente male: è il primo sintomo della tisi. Sta per andarsene, quando si accorge di aver perso la chiave della stanza. Inginocchiati sul pavimento, al buio (entrambi i lumi si sono spenti), i due iniziano a cercarla. Rodolfo la trova per primo e la nasconde in tasca. Quando la sua mano incontra quella di Mimì (“Che gelida manina”), il poeta chiede alla fanciulla di parlargli di lei. Mimì gli confida d’essere una giovane ricamatrice e di vivere sola (“Sì, mi chiamano Mimì”). Infine l’idillio dei due giovani viene interrotto dal ritorno degli amici, gli altri bohèmiens. E qui mi fermo per provare ad indicare, in sintesi estrema, alcuni tratti caratteristici della musica pucciniana.
Operista nel senso più completo della parola, Puccini è considerato il più autentico successore di Verdi nella continuità della tradizione melodrammatica italiana. “Ogni risorsa espressiva – sottolinea Gustavo Marchesi - è infatti calata senza trucchi all’interno di un’anima latina, sensuale e appassionata nella disperazione e nella gioia, bisognosa di espandersi nel canto melodico allo stesso modo che avevano dimostrato i grandi operisti italiani dell’800. Per quanto la sua personalità sia inconfondibile anche nella qualità della tavolozza armonica e nell’agile tessuto orchestrale, è alla voce umana che egli affida il proprio ritratto interiore: dall’articolazione di un recitativo duttile, fino all’urlo e al singhiozzo o alla cantilena esangue…”.
Nell’esecuzione dell’Orchestra di Fiati (nel gergo comune la Banda, vero ‘teatro immaginario’), molti recitativi e connesse suggestioni musicali (come la dolcezza del corteggiamento tra Rodolfo e Mimì) ce li fanno rivivere i maestri strumentisti: dai solisti di flicorno tenore, flicorno baritono, flicorno sopranino, agli altri componenti del complesso. Né può essere dimenticato il Maestro concertatore, la cui direzione è innanzitutto d’aiuto per la coordinazione dei musicisti tra loro indicando il tempo, gli ingressi di strumenti e le dinamiche.
Dunque, non ci resta che attendere domenica 26 giugno.


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