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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 8/11/2010 ● Click 1673

A proposito di ‘eolico’ nel Molise: la politica impedisca lo scempio del nostro patrimonio


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

La Coldiretti Molise, tramite i suoi massimi dirigenti, si è recentemente espressa così: “Ormai da tempo raccogliamo il malumore di imprenditori agricoli che lamentano l’indiscriminata nascita di parchi eolici vicino a terreni coltivati; ed il fatto che anche gli agricoltori cominciano a lamentarsene… costituisce un segnale forte che accende i riflettori su di un problema fino ad ora taciuto, ovvero l’affitto di terreni agricoli per l’installazione di parchi eolici da parte di molti Comuni della regione (…). Riteniamo urgente un intervento della Regione Molise affinchè il nostro territorio pur favorendo, come è giusto che sia, la nascita di fonti rinnovabili di energia, non venga stravolto nella sola logica di far cassa” (fonte: Altromolise, 5.11.2010).
Il Consiglio di Stato – scrive il prof. Salvatore Settis su Repubblica del 7 corrente – ha appena cestinato la tutela del sito archeologico di Saepinum (Molise), con una sentenza che offende il Codice dei Beni Culturali e la Costituzione, autorizzando una centrale eolica contro il divieto della Direzione Regionale ai Beni culturali”. E’ il caso di ricordare che la “tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della Nazione” (art.9 della Costituzione) è un valore primario e assoluto.
Come indica la Convenzione europea del paesaggio, “non può esservi tutela efficace del paesaggio senza ricostruire dal basso e dalla scuola una coscienza di luogo che la globalizzazione ha teso e tende a eliminare… “.
Cesare Brandi (Siena 1906 – 1988), il più grande storico dell’arte del ‘900 merita di essere studiato per ciò che riguarda il paesaggio. La lucidità argomentativa di Brandi “ambientalista” spicca nell’antologia dei suoi scritti giornalistici, raccolti sotto il titolo “Il patrimonio insidiato” (Editori Riuniti). Egli ha svolto un’opera di bonifica etico-culturale a favore della tutela del paesaggio e dell’arte come “un insieme indissolubile” e contro “l’universale riduzione dei valori a valore monetario”. E’ sperabile che questi scritti divulgativi non sfuggano all’attenzione di quanti hanno a cuore la difesa del nostro patrimonio. E magari finiscano sul tavolo di lavoro degli amministratori civici come viatico prezioso.
Questa premessa per dire che dobbiamo far parlare del Molise per la sua civiltà, non per la devastazione del suo paesaggio. La battaglia che va fatta non è quella per avere finanziamenti per gli impianti eolici e/o fotovoltaici, ma quella per il sostegno all’agricoltura. Peraltro, il Molise già produce energia per circa quattro volte il proprio fabbisogno. Cedere terreni agricoli per il fotovoltaico significa continuare a devastare un territorio già ferito dalle pale eoliche. Ci si chiede: al posto della civiltà agricola si vuole un “immenso specchio di vetro”? Si individuino altri luoghi, come saggiamente consiglia Legambiente: “E’ sbagliato un modello che preveda lo sviluppo del fotovoltaico in sostituzione di colture agricole”. Questi impianti vanno collocati in aree industriali, cave, terreni da bonificare. Vanno installati sui tetti delle case, ma che non siano quelli dei centri storici. Nel decalogo della Società Geografica Italiana per la buona politica a difesa del nostro patrimonio (Rapporto annuale 2009), si legge: ”Non si comprende perché un Paese che ha fra i principi fondamentali della sua Costituzione, all’articolo 9, ‘la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione’, non assuma il paesaggio e la protezione del patrimonio culturale come limite invalicabile alle politiche del territorio (…). Non è ammissibile che con le premesse contenute nell’articolo 9, non esista una norma che regolamenti l’uso del suolo e riconosca che beni come il suolo, il territorio, il paesaggio, costituiscono la base fondativa di ogni produzione di ricchezza durevole”. Insomma, il governo nazionale deve decidere “le linee di politica strategica del territorio… per evitare che regole astratte, a fronte di un beneficio economico congiunturale, portino alla definitiva distruzione della risorsa paesaggio… “. Oggi – sostengono i ricercatori della Società Geografica – il paesaggio si difende nelle campagne. “La varietà dei paesaggi italiani sopravvive nei paesaggi rurali tradizionali rimodellati da una rinnovata agricoltura contadina, dove gli attori sono i nuovi agricoltori che stanno ripopolando le campagne con una consapevolezza paesaggistica che mancava alle generazioni precedenti”. E’ bene riflettere, dunque, su un piano paesistico basato “su un modello di sviluppo in grado di produrre nuove relazioni, nuova qualità ambientale, nuova vitalità per borghi e piccole città”.


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