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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 22/10/2010 ● Click 1925

PD, terzo polo e oltre, necessità di una reciproca evoluzione [I parte]


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Prendo spunto dal dialogo su Europa (8 ottobre) tra Federico Orlando e Giacomo Marramao in tema di destra ‘futurista’ per riflettere su possibili alleanze e connesse problematicità.
E’ dagli anni Ottanta – spiega Marramao, ordinario di filosofia politica a Roma Tre – che Cacciari, io e altri ‘intellettuali di sinistra’, come allora si diceva, ragioniamo sui temi della libertà, dello stato di diritto, delle regole e della Costituzione con gli intellettuali di destra (…). Reciprocamente, noi e loro sentivamo che stava maturando in tutti noi un bisogno comune di uscire dalle sabbie mobili in cui egemonia, neofascismo, arco costituzionale, affarismo, degrado della politica, tangentocrazia avevano spinto la repubblica. Necessità di una reciproca evoluzione, che significasse anche salvezza per entrambi, avvento di due ‘cose’ nuove, una sinistra e una destra europee, laiche, democratiche, senza opportunismi. Oggi continuiamo. (…) Per quanto ci riguarda, intendiamo rendere a Futuro e Libertà per l’Italia una testimonianza di serietà e di lunga e tempestiva gestazione del suo nuovo essere”.
Alla domanda di Federico Orlando se possa ritenersi convincente il contenuto del Manifesto futurista, Marramao risponde: “Ho trovato nella lettura la conferma di quanto, con molta fatica, dicevamo dagli anni Ottanta: “Questi stanno cambiando”. “Oggi si vede che il conflitto tra la superficie del necessario lealismo finiano verso Berlusconi e i fermenti del sottosuolo culturale della neodestra è scoppiato anche sul piano politico. Oggi Il Secolo di Flavia Perina può essere letto come la vostra Europa o come l’Unità, giornali non ‘di sinistra’ nel senso di un tempo remoto, ma di cultura d’oggi, aperta”.
Ulteriore domanda: cos’ha di ‘futurista’ il Manifesto? “Guardate che Manifesto futurista è un’espressione giornalistica. La sostanza è che le prerogative della Costituzione, che loro rivendicano contro il potere esecutivo e la ‘dittatura della maggioranza’, sono evidentissime nel rapporto fiduciario e perfino amichevole di Fini verso il capo dello Stato. Tuttavia, quel ‘futurista’ non vuol dire marinettismo, ma ulteriore riconoscersi nella Costituzione per il futuro del paese. (…) E’ nel riconoscimento della Costituzione come futuro del paese, e non come suo passato – continua Marramao – che si svilupperà il dialogo, la legittimazione reciproca. Perché, come noi ci siamo riscattati dai dogmatismi dell’egemonia, così Fini è oggi portatore di una cultura di destra ancor più aperta di quella europea. Pensiamo alla parità e libertà dei sessi, alla bioetica, alla cittadinanza. (…) Penso che un moderno Croce, quello della religione della libertà che converte i pagani, ci conforterebbe in questo confronto laico su tematiche alte della libertà”.
Questa nuova destra, dunque, non è liberista, né conservatrice, per sua affermazione. L’idea che sta alla base sembra, infatti, l’edificazione di una forza politica da traghettare fuori dall’orbita berlusconiana che ha confuso scientemente liberismo e liberalismo, ponendo fine all’epoca di un bipolarismo muscolare e abbandonando ogni accento populista o demagogico. Insomma, una destra rigenerata che tuteli la sicurezza dei cittadini, abbandonando il binomio “immigrazione uguale criminalità” e rifiutando la deriva xenofoba di stampo leghista a favore di politiche concrete per l’integrazione progressiva degli immigrati regolari. Una destra ‘normalizzata’ sarà anche una forza che ricerchi il dialogo con il centrosinistra e che rifiuti qualunque soluzione legislativa ‘ad personam’ o che possa danneggiare i cittadini comuni in nome della difesa d’interessi particolari. E però con il recente sì della maggioranza (finiani compresi) in commissione affari costituzionali del Senato al “lodo Alfano retroattivo” “si è creato un mostro giuridico” come dice il Pd e quindi, salvo ripensamenti nel passaggio successivo alla Camera dei deputati, saremo in presenza di una ennesima legge ‘ad personam’. La retroattività del lodo Alfano – dichiara Casini – è “una scelta sbagliata”. Un’eccezione – aggiungiamo noi – che non esiste in nessun paese del mondo (in Francia e in Israele c’è uno scudo temporaneo che vale per il presidente della repubblica e non per quello del governo). Caro Fini, a me sembra una operazione di fine regime, non contribuisca a farlo approvare in via definitiva! Questo inatteso comportamento di Fli cozza duramente con i nuovi fermenti culturali del programma ‘futurista’ di cui si diceva all’inizio, in particolare con l’ affermata intransigenza in merito alla difesa dei nostri valori costituzionali. Condivido peraltro l’opinione di Arnaldo Sciarelli (Europa) secondo cui “se Fini non partecipa alla fondazione di un polo centrale che si allea con il Pd diventa residuale”. Ma, mi permetto notare, se non viene sciolto il nodo “lodo Alfano retroattivo” che di fatto diventerebbe una legge costituzionale che abroga il principio “la legge è uguale per tutti”, l’eventuale alleanza per l’emergenza democratica diventa problematica. “Dall’altra parte – dichiara Sciarelli - per il Pd e l’opposizione pensante, senza i voti di Fini e con questa schifezza di legge elettorale le possibilità di vittoria elettorale si complicano”. “Questa benedetta e necessaria alleanza costituzionale fra Pd ed ipotetico terzo polo sarebbe un atto virtuoso ed intelligente per il bene del paese. E poiché tutti si dicono, nel rispetto della carta costituzionale, liberali, popolari, riformatori e riformisti, di cultura pluralista, non si capisce perché perdere ancora tempo in un paese che sembra disistimare la classe politica ogni giorno di più, rifugiandosi nell’astensione secondo i sondaggisti”.
[Fine della prima parte. La seconda e ultima parte sarà pubblicata martedì 26 ottobre 2010]


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