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PoliticaGuglionesi
Pubblicato in data 23/7/2010 ● Click 1716

Festa Democratica, questione morale e federalismo fiscale, il futuro del Molise


PD Guglionesi © FUORI PORTA WEB

Questione morale e federalismo fiscale. Due temi dell’attualità politica, in parte subiti, in parte voluti dal blocco sociale e politico che sostiene il governo dell’asse del nord.
L’intreccio drammatico tra i due temi ci riguarda direttamente.
Riguarda la qualità del contesto in cui viviamo tutti noi ed il nostro destino di molisani (meridionali?) abitanti di area di confine tra il Nord ed il Sud della penisola italiana.
Il superamento di quest’intreccio dovrebbe spingere le classi dirigenti, soprattutto quelle del sud a riscrivere la propria agenda politica, a ripensare il quadro delle priorità. Dentro un orizzonte informato ad un moderno riformismo. Senza il quale il sud e le sue popolazioni, la sua storia, la sua cultura rischiano di essere abbandonati al proprio destino.
Per questo forse è ragionevole ipotizzare che siamo ad un passaggio di fase che occorre affrontare con nuovi paradigmi, più adeguati e pronti alle sfide micidiali che il mercato globale costringe tutto l’occidente e, quindi, anche noi.

1. La questione morale, che da diversi mesi la cronaca quotidiana ripropone con un crescendo incredibile e nello stesso tempo drammatico, sembra far ri-precipitare il nostro sistema politico nel tardo Novecento. All’epoca di tangentopoli. Una sorta di passato che non passa, una questione morale puntualmente a rischio per l’invadenza dei partiti.
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali “. “Tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”. Cosi in un’intervista del luglio del 1981 Enrico Berlinguer, con una profondità di analisi sconvolgente, annunciava la necessità di una riforma della politica.
I critici del tempo lo accusarono di moralismo. Oggi sappiamo che non lo era. Con buona pace dei critici del tempo possiamo affermare, senza tema di scadere in un becero moralismo, che Berlinguer non era "solo una brava persona", per utilizzare le parole di Gaber, ma aveva ragione.
La gestione e l’ossessione dei politici e di partiti che smarrito il concetto di bene comune come orizzonte della politica usano le risorse come leva per la costruzione ed il mantenimento di un consenso duraturo.
Ovviamente il risvolto di tale pratica, detta clientelare, è la mortificazione:
a) del funzionamento delle regole auree del mercato, le quali se applicate tutelano i consumatori nell’ottenimento di beni al prezzo più basso e qualità migliore;
b) del merito e dell’efficienza a fronte dell’appartenenza producendo danni sul sistema generale che non riesce ad utilizzare al meglio le risorse umane ed economiche che ha a disposizione;
c) del ruolo della politica come perseguimento del "bene comune" e, quindi, acuisce il distacco tra società reale e società legale e prepara la crisi del sistema democratico;
d) dell’uso efficiente delle risorse pubbliche che alimentano il meccanismo di crescita del debito, efficienza che pesa sulle aree produttive del paese e sulla competitività del sistema.
Dunque al di là delle ricadute in termini di fatti penalmente rilevanti e dell’emergere di un immoralità diffusa (di per sé esecrabili) il fatto centrale è la deriva verso la decadenza del sistema e la perdita di fiducia nel futuro.
Insistere sulla via giudiziaria senza una proposta per l’Italia che aggredisca questo problema significa scadere nel moralismo e nel giustizialismo che per definizione non risolvono da soli il problema.
Il sud d’Italia, come mostrano i dati della cronaca e la conoscenza diretta della realtà, è pienamente tornata ad essere dominata da questo cancro che investe lo spirito pubblico e falsifica la competizione elettorale, facendola scadere nel familismo amorale che se non viene sconfitto come dato culturale finirà nel nuovo contesto europeo per sganciare il sud dal processo di modernizzazione seguito all’introduzione della moneta unica.
Tale consapevolezza sembra mancare alle classi dirigenti del sud.

Ed essa è all’origine dell’emergere della questione settentrionale che ha cambiato l’agenda politica del paese impostata dalla Lega e dalle classi dirigenti del Nord.
2. La questione settentrionale ha imposto quella del federalismo fiscale (qualcuno uso l’ossimoro federalismo-solidale) che, ispirato al principio che ognuno deve finanziare con risorse proprie i servizi essenziali ed il funzionamento delle istituzioni locali nella loro articolazione, rischia in un momento delicatissimo dell’economia mondiale di abbandonare il sud al proprio destino.
La sfida federalista è lanciata. Occorre una classe dirigente che assuma, come punto centrale della propria agenda, il modello di un sistema virtuoso, anche della politica, capace di auto sostenersi.
La sfida è resa più ardua da un ciclo economico sfavorevole, ma occorre procedere con decisione utilizzando una rinnovata cultura amministrativa capace di mobilitare in maniera razionale ed efficiente tutte le risorse, in primis quelle umane, e dunque i talenti presenti nel nostro territorio.
Sostenendo l’innovazione si sostiene il merito. Liberando, così, risorse attraverso il ripensamento dei modelli di gestione dei servizi pubblici locali attraverso una nuova alleanza tra pubblico e privato, tra politica e mercato. Introducendo il principio della sussidiarietà nella riorganizzazione dei poteri e nella individuazione delle responsabilità dei politici.
I democratici hanno voluto avviare un dibattito sul futuro contribuendo a rompere un silenzio assordante che da due anni ammorba la vita della nostra comunità. Il Partito Democratico di Guglionesi ha deciso di proporre un modello di confronto con i rappresentanti delle forze politiche organizzate nel nostro territorio. La speranza è che inizi un percorso civile, informato e aperto ad una dialettica seria che, senza abiurare le antiche narrazioni, ricollochi intelligentemente il nuovo contesto politico fuori dai pregiudizi ideologici che troppo spesso hanno avvilito il buon senso della vita civile e politica di Guglionesi.


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