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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 22/3/2010 ● Click 1581

I borghi non solo come luoghi dell’affetto


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Nell’immaginario degli italiani i ‘borghi’ appaiono come ‘luoghi dell’affetto’ dove magari ritornare per un’inversione di rotta verso un nuovo stile di vita consapevole, stanchi dei cosiddetti ‘non luoghi’ (per evocare la felice definizione dell’antropologo francese M. Augé).
Dirò di più. Nell’ottica di una riqualificazione e valorizzazione, i borghi e i centri storici potranno costituire – come mostrano recenti esperienze in proposito – una leva di attrazione anche di capitali e investimenti stranieri nel nostro Paese. Un modello vincente è quello di Santo Stefano di Sessanio, un borgo a 20 chilometri dal capoluogo abruzzese, quasi completamente abbandonato fino a 9 anni fa. Poi è arrivato un imprenditore che si è innamorato di quello che c’era, una rocca medicea sostanzialmente intatta e di quello che non c’era, il degrado della speculazione fatta di villette a schiera e capannoni tirati su con i finanziamenti pubblici. Ha restaurato con rigore molti stabili e li ha trasformati in un albergo diffuso, una forma di ospitalità basata sull’uso delle singole case. In paese c’erano poche presenze turistiche l’anno, oggi sono 7 mila. E il modello è stato replicato in altri 9 paesi. Come ho già avuto occasione di scrivere, dal 2006 questa innovativa struttura è entrata a far parte di Legambiente Turismo con l’idea di promuovere un turismo diverso, rispettoso dell’ambiente e delle tradizioni locali. Una formula particolarmente adatta a quei borghi e paesi caratterizzati da centri storici di interesse artistico ed architettonico che, in questo modo, possono recuperare e valorizzare vecchi edifici ed al contempo evitare di risolvere i problemi di ricettività turistica con nuove costruzioni.
La parte introduttiva del convegno svoltosi il 4 febbraio di quest’anno, organizzato dalla società ‘Borghi srl’ (sito web: iborghisrl.it), con il patrocinio del Ministero dei Beni culturali, recita così: “I borghi come un formidabile asset per la valorizzazione dell’identità dei luoghi e lo sviluppo turistico e immobiliare dei territori, in grado di catalizzare una progettualità pubblico – privata, promuovere nuove forme di ospitalità turistica tipicamente made in Italy (ad esempio l’albergo diffuso) e lo sviluppo di attività artigianali e commerciali, favorendo il recupero del patrimonio edilizio e paesaggistico tipico”. Alla citata tavola rotonda ha partecipato anche Maurizio Capelli (Responsabile assistenza tecnica Borghi Autentici d’Italia) e Micaela Fanelli, Sindaco di Riccia (CB) e delegato ANCI per le Politiche Comunitarie, curando la sezione “I borghi del Molise: nuove opportunità di investimento”.
Da quanto sopra esposto traggo la riflessione che la logica e la saggezza vorrebbero che si prevedessero incentivi, detassazioni e quant’altro per chi decida di ristrutturare, aprire attività commerciali, attività artigianali. I Comuni dunque, nei limiti posti dai rispettivi bilanci, facciano il possibile per riqualificare e valorizzare i borghi e i centri storici, ponendo in essere anche forme di partenariato pubblico-privato.
Pensando a Guglionesi, ritengo che esistano nella nostra cittadina delle potenzialità in diversi ambiti. E’ realistico pensare, una volta completata la riqualificazione urbana e il recupero della funzione residenziale del centro storico e dell’intero borgo medioevale, alla possibilità di promuovere nuove forme di ospitalità turistica unitamente allo sviluppo di varie attività: artigianato locale, vendita e valorizzazione di prodotti enogastronomici del territorio, scuola d’alta formazione continua, visite guidate per un percorso turistico-culturale (a tal proposito andranno eseguite opere di consolidamento e di restauro del rudere del ‘Castello da Capo’, nella consapevolezza della potenzialità evocativa di uno dei luoghi fondanti della città). Quanto precede avrebbe oltretutto una valenza economico-produttiva, in quanto attiverebbe processi virtuosi nel settore dell’edilizia locale e, in un periodo in cui il lavoro tradizionale è profondamente in crisi, bisognerebbe favorire la creatività individuale aiutando la fantasia dei giovani, permettendo loro di localizzare proprio nel centro storico le loro attività. Come mostrano alcune ricerche le richieste degli operatori turistici internazionali si rivolgono anche a zone rurali e collinari dell’Italia, a parte la rilevazione sulle aziende agrituristiche (protagoniste di un vero boom di turismo rurale).


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