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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 17/12/2009 ● Click 2927

Il "Castello da Capo" di Guglionesi


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Sono convinto che il recupero di questa struttura sia necessario oltre che per la memoria storica di Guglionesi, anche per il senso di appartenenza e la potenzialità evocativa di uno dei luoghi ‘fondanti’ della città. L’uomo della strada, camminando lungo le strade limitrofe al sito di cui ora ci occupiamo, percepisce un’immagine d’insieme decadente, di totale abbandono: il rudere appare pericolante. L’uomo della strada, il cui sguardo superficiale non è penetrato oltre la cortina esteriore, non rammenta o, più semplicemente, non conosce quello che rappresenta questo ‘rudere’. Il sapere, probabilmente, rischierebbe di far riconoscere il lustro cittadino proprio in questi resti. La storia della sua città, una delle radici del suo essere, sta proprio in quell’abbandono.
Proviamo dunque a ricordare, pur con i limiti di una estrema sintesi, alcuni eventi riconducibili all’epoca medioevale. Nel 1059 Guglionesi era una fortezza di frontiera del dominio Beneventano e perciò punto strategico: un conquistatore non avrebbe potuto lasciarsi alle spalle e di fianco una fortezza simile con due castelli e più di 18 torri. I Normanni si trovarono obbligati a smantellare Guglionesi e, dopo molte sortite, finalmente espugnarono la fortezza e fecero prigionieri il longobardo Galterio, valoroso guerriero e signore del luogo, e la sorella. Entrambi furono portati in Puglia. Una tradizione asserisce che Guglionesi fu costituita a metropoli di un ampio territorio sino a Chieti, come attesta Flavio Biondo (1392-1463), storico e umanista del Rinascimento: “Normanni etiam duces erant dignam apud quod (castellum Guillionesiacum) Aprutine gubernationis sedem tenerent”. La parola Abruzzo – secondo l’ipotesi più accreditata proposta per la prima volta dal citato storico e umanista F. Biondo nella sua pubblicazione “L’Italia Illustrata” – deriverebbe da Aprutium (così … “Aprutine gubernationis”…). Il territorio abruzzese, come è noto, ha una contiguità sotto il profilo storico, culturale ed economico con la regione Molise con la quale ha formato per secoli un’unità amministrativa unitaria sotto l’egida prima della corona normanna, poi sveva, angioina, aragonese, asburgica e infine borbonica, sino al Regno delle Due Sicilie.
Ciò premesso e tornando ai giorni nostri, ribadisco la mia convinzione circa la necessità di promuovere una politica culturale che sappia affermarsi anche sul terreno della capacità di coltivare la memoria: non in chiave meramente nostalgica, ma come leva motivante per guardare al futuro forti di un passato conosciuto. Personalmente ho appreso solo di recente del convegno (“Il Castello da Capo” di Guglionesi) tenutosi il 31 maggio 2007 presso la sala consiliare del Comune di Termoli, patrocinato dal Comune di Termoli e dal Comune di Guglionesi. “L’evento – come viene precisato nel sito ‘mytermoli.com’ - rientra nell’ambito del progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico del Basso Molise promosso dal Gruppo di ricerca composto dagli architetti Giuliano Senese e Oberdan Barone-Raimondo, e dagli archeologi Mirna Di Cesare e Lidia Di Giandomenico”. A tale convegno parteciparono, tra gli altri, Clementina Valente, Sovrintendente ai Beni Archeologici del Molise e Gianfranco De Benedittis, docente di topografia antica presso l’Università del Molise. Dalla suddetta data ad oggi, ignoro quali seguiti ci siano stati. So soltanto che il sito su cui insiste il rudere del “Castello da Capo” è privato e che quindi occorrerebbe un ‘vincolo’ di tutela o l’esproprio per valenza storica e per lavori di restauro.
E’ realistico pensare, una volta restaurata la struttura nel suo insieme (il rudere del Castello, i resti della Torre e della cinta muraria), alla possibilità di un suo utilizzo concreto (visite guidate) che finalizza lo splendido scenario notturno dei ruderi illuminati come meta finale di un percorso turistico-culturale.
Gli strumenti e le leggi per ottenere i finanziamenti necessari non mancano: occorre chiaramente avere la volontà e la capacità politica di avvalersene. Va anche presa in considerazione, a mio sommesso parere, la strada delle sponsorizzazioni (le banche sembrano non essere più quelle ‘torri eburnee’ di un tempo e non di rado finanziano opere di restauro e consolidamento architettonico di determinati beni culturali. A Guglionesi ci sono diversi Istituti di credito; perché non provare ad interloquire con loro?).
Buon Natale a tutti.


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