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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 2/5/2009 ● Click 1683

Guglionesi e la questione del "distretto agroalimentare"


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

In un mio precedente intervento su 'Fuoriportaweb' ponevo la seguente domanda: a quale sviluppo sostenibile la nostra cittadina dovrebbe prioritariamente guardare?
Prima di riproporre la mia personale risposta e nel contempo sviluppare un più ampio ventaglio di motivazioni, confidando altresì in auspicabili contributi di chi vorrà intervenire al riguardo, mi sia consentito riprodurre una immagine del territorio guglionesano, ad un tempo romantica e veritiera, fattane da un nostro concittadino in epoca non molto lontana. "Guglionesi ...ha una posizione ridentissima su un'altura pianeggiante alla sua sommità (...). L'agro è estesissimo: il più grande a coltivazione del Molise, con oltre 10.500 ettari di superficie. Il colle e la vallata sono tappezzati di verde perenne: viti ed ulivi, ulivi alti e fronzuti. Ai suoi fianchi scorrono, in bianche strie argentine, il Biferno, il più grande fiume, ed il Sinarca, il più grande torrente della Provincia. Il panorama è immenso: un incanto! (...). La coltivazione dell'immenso agro è vasta e multiforme. Qui predomina la cerealicoltura in tale proporzione, che Guglionesi si può definire il granaio del Molise: infatti si producono, annualmente, oltre 150.000 quintali di grano duro, sul tipo migliori di Puglia. Sono largamente coltivati anche la vite e l'ulivo, che vi prosperano rigogliosi (...)". Così scriveva il Dott. Manfredi Caruso, in 'Quaderni Turistici' del 1934 (editrice Stamperia Carunchio).
Tornando ai giorni nostri, come insegnano il Giappone e gli Stati Uniti, oggi l'agricoltura si propone come uno dei più potenti mezzi per reagire alla crisi, a patto di puntare sulle nostre caratteristiche peculiari: creatività, innovazione, qualità. "Invece un malinteso senso della modernità e del business - osserva Carlo Petrini su 'la Repubblica' - porta ormai molti politici ad allontanarsi sempre più dalla considerazione dei territori e delle loro peculiarità ed esigenze, per riferirsi esclusivamente ai mercati per lo meno nazionali, ma preferibilmente internazionali. Il che significa filiere lunghissime, trasporti, monoculture, grande distribuzione, necessità di imput chimici per le coltivazioni, apertura agli Ogm. Significa, sostanzialmente, ulteriore industrializzazione del modello agricolo: grandi quantità ...e priorità alle esigenze di chi vende piuttosto che a quelle di chi coltiva e consuma (...)". Insomma, la grande varietà del nostro mondo gastronomico e rurale è molto sottovalutata e ci si dimentica che il radicamento sul territorio è ciò che ha reso fino ad oggi di primo livello la nostra agricoltura. Quindi occorre incentivare l'agricoltura locale, incoraggiare tramite detassazioni e finanziamenti agevolati i giovani a diventare agricoltori. "Occorre dare valore all'entusiasmo - ad avviso sempre di Petrini - che oggi tanti giovani potrebbero mostrare per l'attività, considerando seriamente il comparto come uno dei più sani e potenti mezzi per reagire alla crisi".
Fatta questa premessa, a mio parere, Guglionesi e i Comuni del Basso Molise, ancora caratterizzati da una forte ruralità e dalla maggiore presenza di territori collinari, devono puntare in primo luogo sulle proprie ricchezze naturali. Il territorio del Basso Molise è quello, nella regione, che presenta la maggiore superficie coltivata a olivo e la maggiore produzione di olio (Guglionesi, Montenero di Bisaccia, Larino, ecc.). Come è stato osservato, le buone qualità organolettiche dell'olio prodotto possono essere ancor più valorizzate attraverso una politica di marketing che esalti la 'DOP' (denominazione di origine protetta). Per la produzione vinicola locale la strada da percorrere è quella della specializzazione in modo da conseguire una maggiore qualificazione dal punto di vista enologico. Le autorità comunali, provinciali e regionali facciano, dunque, tutto il possibile per sviluppare attività di formazione nel settore agricolo.
In questo senso, il progetto inteso a realizzare nel territorio basso-molisano un Distretto Agroalimentare di qualità andrebbe portato all'attenzione dei guglionesani, soprattutto giovani, di concerto con i vari rapprentanti degli altri Comuni dell'Unione per i necessari confronti ed approfondimenti. La stessa Coldiretti Molise, con il 'Progetto Impresa Verde' "ha inteso proporre una visione moderna dell'agricoltura all'interno della filiera agroalimentare. Si punta cioè a costruire un sistema d'imprese che sia nel complesso competitivo sul mercato, capace di valorizzare la qualità, la tipicità e la genuinità dei prodotti e sostenere e proteggere l'ambiente".
In merito, poi, alle dimensioni più ottimali delle aziende agricole se cioè di grande estensione o imprese più piccole, personalmente condivido l'opinione del prof. Fabrizio De Filippis, docente di politica agraria e direttore del dipartimento di Economia all'Università Roma 3, secondo cui sarebbe preferibile la seconda tipologia. "Sicuramente c'è un futuro - dice il professore - per le aziende che puntano sulla tipicità, il biologico, il legame con il territorio, le produzioni di grande qualità. A patto che siano gestite come imprese".
Anche in Europa incomincia a esserci qualche elemento di ottimismo. Per fortuna gli agricoltori giovani ci sono e sono bravissimi. In sede europea si sta affrontando il problema del ricambio generazionale in agricoltura ed opportuni incentivi sono previsti per i giovani che vogliono investire nel settore. Già il D.Lgs. 228/01 individua i Distretti rurali e agroalimentari di qualità quali nuovi strumenti cui finalizzare la programmazione territoriale attribuendo alle Regioni potestà legislativa in materia. Nei Distretti agroalimentari di qualità emerge la 'significatività' economica e le filiere produttive che ormai costituiscono il modello organizzativo relazionale della piccola e media impresa. Le Regioni provvedono alla individuazione dei Distretti rurali e dei Distretti agroalimentari.
Certo, sul piano generale va vista con favore l'instaurarsi di un clima di collaborazione tra i Comuni bassomolisani, anche per archiviare forme di municipalismo che in passato hanno fatto da freno allo sviluppo territoriale. E tuttavia, nella individuazione delle aree ultra rappresentative dell'auspicabile Distretto Agroalimentare di qualità, ritengo vada tenuto in debita considerazione per le sue peculiarità il territorio guglionesano. In merito, leggo su www.ilpontemolise.it una presa di posizione del Movimento 'LARINascita' secondo cui "la decisione del Comune di Larino di aderire al COSIB non può prescindere da una attenta analisi economica del nostro territorio, la quale evidenzia come il settore primario (agricolo) sia volano dell'intera attività economica larinese (...). In linea con l'attuale normativa può, così, essere individuato un distretto agro-alimentare di qualità (...). Il Movimento LARINascita invita l'amministrazione comunale a considerare tale opzione come una vera opportunità di sviluppo: sia per la possibilità di conseguire un peso maggiore come centro confluente nel COSIB ...".
Forse mi sbaglio, ma sento tornare dalla finestra molta aria di municipalismo. Se c'è una costituenda Associazione culturale per la "riscossa guglionesana", per favore, batta un colpo. Concludo dicendo che, a mio avviso, sarà sempre più il campo programmatico e concreto il terreno su cui si misura la capacità delle forze politiche di contendersi il consenso popolare. Si organizzi, dunque, a Guglionesi un ciclo di convegni su temi che indicativamente mi permetto di suggerire: 'Agricoltura di qualità fra tradizione e innovazione'; 'progetti per il territorio bassomolisano'; 'le politiche per l'innovazione in campo agroalimentare'; Il Distretto Agroalimentare di qualità: una prospettiva credibile per i prossimi anni'.
A tal riguardo, si chieda la collaborazione dell'Università del Molise, della Camera di Commercio, delle Associazioni di categoria e, naturalmente, si coinvolgano i giovani.


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