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LibroGuglionesi
Pubblicato in data 30/1/2009 ● Click 2991

Don Carlo Maglia [1909-2009]. Non solo un prete a Guglionesi [cap. II]


Luigi Sorella © FUORI PORTA WEB

Capitolo II – 1948

[Luigi Sorella] - Con il titolo di Arciprete don Carlo si insediò nella Parrocchia di Santa Maria Maggiore il giorno dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1947, e alla misericordia della Vergine Maria affidò la sua vocazione pastorale.
All’arrivo a Guglionesi trovò subito molti problemi: la chiesa madre in uno stato di degrado precario (il tetto minacciava di crollare); la facciata della chiesa era rimasta incompleta fin dai lavori eseguiti dalle maestranze Calvitto e Gianni nella seconda metà del secolo decimo ottavo (1746-1796); il campanile danneggiato e senza le campane, poiché il bronzo fu fuso durante il periodo fascista per realizzare i cannoni da guerra; non c’era una casa canonica… insomma, tante altre cose mancavano alla comunità non solo religiosa. Eppure – riportando di seguito le parole del suo libro – “mai rimandare a domani quello che si può fare oggi!”
Così già dall’anno successivo all’insediamento parrocchiale, nel 1948 - il primo anno operativo di don Carlo (essendosi insediato nel dicembre del 1947) - le iniziative dell’arciprete Maglia sono tante e tutte impegnative. Seguirà, quindi, un decennio in cui si avvieranno “un complesso di lavori che sfiora l’assurdo.” Orgoglioso, egli stesso scriverà: “Seguitemi, vi prego, e vedrete che nel decennio Don Carlo l’ha attuato e largamente superato”.
Il decennio si riferisce al periodo che va dal 1947 al 1957. Ma non si esaurisce con questo “decennio” l’intensa attività di un prete intraprendente quanto autoritario, chiacchierato quanto rispettato, ambizioso quanto umile.
Leggendo le carte di don Carlo spesso ho trovato la parola “Autorità”. Fu un legame particolare quello fra le Autorità, di tutti i livelli istituzionali, e l’arciprete di Guglionesi. Don Carlo sapeva che le buone “amicizie” contano sempre e in un certo senso danno una “mano” per compiere le opere terrene, quelle che riteneva fossero “opere dell’amore”. Dalla sua giovane esperienza di cappellano militare riemergeranno puntualmente il valore, il senso e il rispetto delle “gerarchie”, non solo per la vita ecclesiale. Nel suo già citato memoriale [cfr. parte prima - 1947] don Carlo, delineando (seppur in terza persona) le motivazioni della sua missione, spesso rievoca “la vita Militare”. Ogni inaugurazione organizzata da don Carlo - oltre che l’immancabile lapide a memoria dei posteri - ebbe come condizione la partecipazione delle autorità civili e militari. Talvolta ho letto nei suoi scritti un esplicito coinvolgimento dell’autorità politica.
Altra parola che frequenta i suoi scritti è: “popolo”. Al termine della serie degli articoli e dalle foto conservate arriveremo a renderci conto del perché. Intanto, il suo “popolo” aveva una specificità che richiamava umanamente il concetto di carità, la carità concreta verso i più indifesi nella società civile. Siamo in un periodo storico post-bellico dove la miseria rappresentava la quotidianità. Con amorevole severità assisterà e crescerà nel tempo tantissimi giovani davvero poveri, e quasi rivendicandone il merito scrisse nel 1972, con decisione e con serenità, che i suoi ragazzi (spesso li chiamava “figlioli”), con “una seria preparazione, morale, intellettuale e civile, sono stati inseriti nella Società, per una vita onesta, operosa e civile”.
Poco tempo fa ne ho incontrato uno di quei “figlioli”, sin da bambino orfano di entrambi i genitori e cresciuto qui a Guglionesi nella “Casa del Fanciullo”. “Ci sono rimasto diversi anni”, mi ha confidato. Oggi fa l’autista per un corriere espresso di una grande azienda di trasporti a Campobasso. Don Carlo? “Non è stato solo un papà per me”, mi ha risposto balbettando e con gli occhi lucidi. L’autista si è sposato, vive serenamente a Campobasso, ed ha due bellissime figlie: eccola quella “vita onesta, operosa e civile” auspicata da don Carlo per i suoi “figlioli”.

“(…) Si è sempre adoperato per affidare ragazzi bisognosi di cure marine e montane, a vari Enti Assistenziali, con evidenti risultati di benessere fisico oltre che morale, nell’interesse degli Assistiti e delle loro care Famiglie. Ha sempre fedelmente collaborato, colle Autorità, specie Scolastiche, per lo sviluppo di iniziative varie a bene dei Fanciulli di tutta la Parrocchia.
Memore che ogni assistenza benefica operata a bene degli orfani e derelitti, è sacra, anche rievocando la vita Militare, e l’impellente invito di tanti Caduti, sui campi dell’onore, a non dimenticare i loro figli, già dal 1948 iniziava con 18 Orfanelli, la vita del Pio Istituto “Casa del Fanciullo”, che in 25 anni ha assistito oltre 700 giovani. Questi, dopo una seria preparazione, morale, intellettuale e civile, sono stati inseriti nella Società, per una vita onesta, operosa e civile. A tanti di questi giovani, è stato assicurato un posto onorato nella vita Comunitaria, e gli stessi vengono continuamente seguiti per il loro bene e costante progresso.
L’opera benefica dell’Istituto, è stata più volte pubblicamente elogiata da Autorità Religiose, Provinciali e Ministeriali.
Non si può dimenticare la visita di S. E. il Ministero del Lavoro On. Achille Marazza, che nel marzo del 1951 in occasione della visita in Guglionesi, per l’inaugurazione dell’Acquedotto Comunale, ha voluto porre la Prima Pietra dell’ampliamento dell’Istituto “Casa del Fanciullo”, e per di più ha voluto ufficialmente inaugurare l’Ospizio S. Adamo, opera benefica che svolge la sua azione Sociale, col ricovero di poveri inabili ed abbandonati di tutto il Molise, ed anche oltre il Molise.
Anche quest’opera umanitaria e cristiana, è stata sempre tenuta in lodevole considerazione dalle competenti Autorità, che più volte hanno partecipato con tanta soddisfazione, a celebrazioni organizzate.
Numerose sono state anche le Opere di carattere pubblico, a bene della parrocchia, che sono state realizzate con tanti sacrifici, in questi 25 anni, a bene della parrocchia, dell’attività fattiva e sempre serena del parroco in perfetta e sempre infaticabile collaborazione del Vice-parroco, Don Giacomo Sommavilla, dalla presa di possesso della parrocchia.
Già dal 1948, entrò in funzione in nuovo Concerto di Campane, della Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore, in sostituzione di quello asportato, per i noti eventi bellici. La solenne benedizioni dei Sacri Bronzi, è stata compiuta da Sua E. Mons. Vescovo, colla partecipazione di numerose Autorità. Il parroco pensò pure, nel 1958, a portare a compimento, con enormi sacrifici personali, l’impianto elettrico delle Campane, per mezzo della ditta Marinelli di Agnone, togliendo così il disagio del tradizionale suono delle campane, richiamo festoso per la vita religiosa della Comunità.
Nel 1949, con progetti regolarmente predisposti dalla Sovrintendenza ai Monumenti di Antichità dell’Aquila, sono stati portati a termine, i lavori della Cripta di S. Adamo, i lavori assai importanti e necessari della facciata della Chiesa Madre di S. Maria Maggiore, che era rimasta da Secoli incompleta, ed in più è stato sistemato e completato il Campanile, su disegno dell’Architetto Dott. Travaglino, del Genio Civile di Campobasso.
Nello stesso tempo, il pittore Zappetini di Milano, rispettando linee architettoniche del Tempio, su invito del parroco, con spese non indifferenti, predisponeva e faceva eseguire i lavori di tinteggiatura ed ornato nell’interno il Tempio stesso.” [da “Il 25° di attività Parrocchiale: 8 Dicembre 1947 – 8 Dicembre 1972”, Archivio Storico Parrocchiale di Guglionesi, B 7 F 72 Sott. 8].

Interessante, per ripercorre alcune fasi della nostra storia locale, rileggere il passaggio relativo al 1948 tratto dal libro “Le Opere dell’Amore”.

“1948 – Don Carlo è un lavoratore infaticabile. Mai un istante di riposo, mai rimandare a domani quello che si può fare oggi!. Così, senza perdere tempo, volle subito orientarsi sui problemi più urgenti da risolvere. Mancava la casa canonica. La Collegiata, con quattro canonici senescenti, staticamente malsicura, poveramente attrezzata e con funzionamento assai ridotto, doveva essere consolidata, restaurata, dotata e consacrata. La facciata era da ultimare. Al campanile, danneggiato dalla guerra e privo delle campane, che erano state fuse per farne cannoni, urgeva un consolidamento e, soprattutto, ridare le campane perché squillassero su l’agro guglionesano
Eppure Guglionesi aveva avuto un passato splendido: la Collegiata di grandiose proporzioni, dalle linee severe, ricchissima di opere d’arte, era stata costruita su una vetusta basilica romana (e ne fanno testimonianza l’antica cripta e parte dell’abside, allora ridotta a magazzeno di inutilità); vantava una diecina di conventi, una ventina di chiese, una cinquantina di sacerdoti con un capitolo insignito delle maggiori divise, come ne fa fede la lapide murata nella stessa Collegiata [“Ferdinando II Re di grande animo e clemenza venuto nella nostra terra il dì 14 Settembre MDCCCXXXXII visitò questa chiesa e l’anno MDCCCXXXIV conferì al collegio dei canonici l’uso delle maggiori chiericali divise. Grati della reale munificenza dell’ottimo principe i popolani questa lapide iscrissero”]. Come contrastava lo squallore del presente con lo splendore del passato!
Fortunatamente Don Carlo invece di abbattersi, si irrigidì nel proposito di superare tutti gli ostacoli e, senza indugio, tracciò un programma di massima: valorizzare i Rev.mi Canonici, riordinare la varie Confraternite, sviluppare l’Azione Cattolica, vivificare la comunità parrocchiale, con funzioni sacre e, assai più, con frequenti predicazioni e assidui catechismi.
Per la parte materiale, il suo programma appare temerario: costruirà la casa canonica, restaurerà la Collegiata, cominciando dal tetto prima che crolli, e rifarà i finestroni e decorerà il sacro edificio e disporrà un impianto di illuminazione moderno; la doterà di arredi e, in ultimo, chiamerà il Vescovo a consacrare questa sua sposa.
È troppo? A noi pare di sì; ma Don Carlo non è contento. Decide perciò di completare la facciata, sopraelevare il campanile e ricollocarvi le campane.
È una pazzia, pensiamo noi. E Don Carlo, per tutta risposta, include nel suo programma la ripartizione e sistemazione delle altre chiese (e sono sette!) cominciando da quella del cimitero ridotta a un rudere.
È un complesso di lavori che sfiora l’assurdo. Seguitemi, vi prego, e vedrete che nel decennio Don Carlo l’ha attuato e largamente superato.
Non sarà inutile premettere i fattori che hanno influito beneficamente sullo spirito di Don Carlo: primo, l’essere egli nato e cresciuto nell’Arcidiocesi di Milano dove la vita di pietà fa fiorire, e in gran numero, opere di assistenza e di beneficenza; secondo, l’essere vissuto per alcun tempo a fianco del venerato Don Giustino Russolillo Fondatore dei Vocazionisti; terzo, l’essere stato temprato dalla vita militare alla sofferenza personale e alla conoscenza delle sofferenze altrui; quarto, l’aver preso parte alla fondazione e allo sviluppo della Associazione per l’Apostolato della Carità con bella fioritura di opere provvidenziali a beneficio degli orfani e derelitti, dei prigionieri ed internati, dei senza tetto, dei vecchi abbandonati, degli affamati… anzi, di tale Associazione egli fu preziosa guida spirituale come Assistente Ecclesiastico del Comitato Centrale.
Non c’è pertanto da meravigliarsi se, col programma di cura e assistenza propriamente parrocchiale, ne affiorì un altro maturato sotto l’egida dell’Associazione per l’Apostolato della Carità e che impegna Don Carlo alla fondazione di un Ospizio per vecchi e di una Casa per fanciulli orfani e derelitti, due opere provvidenziali per il meridione.
Seguiamolo nelle realizzazioni. Gli troveremo sempre a fianco lo zelante Don Giacomo Sommavilla che il Vescovo fin dal 1° ottobre nominò Coadiutore e Canonico
Il popolo si è stretto intorno al novello pastore fin dalle solenni liturgie del Natale (…). La Collegiata, dentro e fuori, è un cantiere suonante. Tutti gioiscono dell’intensa attività edilizia, simbolo e garanzia della ripresa spirituale.
Ottenuto lo sgombro di alcuni locali della Castellara, annessi alla Chiesa della Madonna delle Grazie, ex-convento dei Cappuccini, Don Carlo dà immediato inizio ai lavori per la realizzazione dell’Ospizio S. Adamo per i vecchi abbandonati. I locali, in parte proprietà della Curia e in parte proprietà del Municipio, vengono ceduti all’Associazione che patrocina il complesso assistenziale alla Castellara.
A luglio, inizio delle colonie elioterapiche, marine e montane, per i figli del popolo (…). Per la fine di agosto i lavori alla Chiesa, la nuova casa canonica, le nuove campane, l’Ospizio per i vecchi erano già una realtà. Un primato! Il merito – a onor del vero – fu anche della benevolenza fattiva delle Autorità con a capo l’egregio Sindaco Avv. Enrico Carissimi e all’inesauribile vivacità del gruppo di anime, associatesi all’Apostolato della Carità con a capo la prof. Maria Barcone, Presidente, e la Signora Lina Benedetto Bentivoglio che assumeva la direzione dell’Ospizio.
Il primo Congresso Regionale dell’Associazione per l’Apostolato della Carità, organizzato in settembre, fece da testimone e da padrino all’inaugurazione di queste prime realizzazioni (…).
A ricordo dell’avvenimento veniva murata e inaugurata all’Ospizio S. Adamo questa lapide: G.A.U.D.I.U.M. - A perenne memoria del 1° Congresso Molisano – dell’Associazione per l’Apostolato della carità – veniva inaugurato questo ospizio di S. Adamo – ricordando il generoso contributo – dei Guglionesani d’America – la benevolenza dei cittadini – alla presenza di S. E. Oddo Bernacchia Vescovo di Termoli – e di S. E. Dott. Umberto Sciorilli Borelli Prefetto di Campobasso. Avv. Enrico Carissimi, Sindaco. Arciprete D. Carlo Maglia, Promotore. 19 settembre A. D. 1948.” [“Le Opere dell’Amore”, op. cit., pagg. 55-61].

Del legame filiale instaurato da Don Carlo con i “Guglionesani d’America” diverse iniziative ne daranno testimonianza.
Il dott. Manfredi Caruso, medico con la passione del “sonetto” (più di qualcuno fu dedicato al Santo Patrono di Guglionesi), scrisse un compimento poetico per l’inaugurazione dell’Ospizio di Sant’Adamo:

         Pian di Castellara, divino incanto
         Di marine e monti, sito ferace
         D’ampie mirifiche visuali, quanto
         Si gioisce quassù, che immensa pace!

         A tanta delizia di luci, a tanto
         Superbo Paradiso un gran face
         Mancava: face di fede, bel canto
         Di cuori cristiani, un’opera audace.

         Or c’è: di Santo Adamo Protettore
         V’è sorto l’Ospizio, porto grandioso
         Di carità in nome del Signore.

         L’Opera di Apostolato, il pensoso
         Comitato pro lacrime e dolore,
         A Dio ha sciolto un gran voto amoroso.


         Oggi, Castellara, oh quanto splendore!

 

Programma del Congresso.

Gruppo di giovani di A. C. al mare.

Messa in campo celebrata da Don Carlo.

[Fine seconda parte]

[Per informazioni e per l’invio del materiale inerente “Don Carlo Maglia” (testi, documenti, aneddoti, ricordi, fotografie, etc.) si può contattare la Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Guglionesi (largo Garibaldi, 86034 Guglionesi (CB), Tel. 0875 689042), oppure ARS idea studio (Corso Conte di Torino 15, 86034 Guglionesi (CB), Tel. 0875 681040), o inviare i contenuti all'e-mail: fpw@guglionesi.com]


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