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Pubblicato in data 10/11/2008 ● Click 1755

Umberto Bossi ed il nuovo federalismo


Filippo Salvatore © FUORI PORTA WEB

"Da oltre un decennio verso la metà di settembre il capo delle Lega Nord Umberto Bossi guida i suoi elettori e simpatizzanti lungo il corso del Po fino a Venezia dove versa nell'Adriatico simbolicamente l'acqua attinta alle sorgenti del fiume, al Monviso. La portata di questo gesto simbolico si sta trasformando di anno in anno in un momento di aggregazione, di appartenenza territoriale. Certo gli ‘arrembaggi' su Venezia delle camicie verdi non sono ancora paragonabili alla ‘Marcia su Roma' delle camicie nere. Sta di fatto che nel prendere la parola Umberto Bossi ha ribadito che il federalismo fiscale di cui si fa da qualche tempo un gran parlare non è che il primo passo verso la secessione territoriale, la creazione dello stato indipendente della Padania. I governanti italiani di oggi, soprattutto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il Premier Silvio Berlusconi, debbono prendere sul serio, alla lettera, le dichiarazioni del senatur, devono evitare cioè di considerare semplici iperboli verbali il suo intento secessionista ed i vari attacchi allo Stato italiano, al tricolore, all'Inno di Mameli, a Garibaldi.
Finora le massime autorità della Repubblica Italiana hanno intimato a Umberto Bossi di non oltrepassare i limiti della libertà di pensiero, di espressione e di azione garantiti ad ogni cittadino dalla Carta Costituzionale, e, nel suo caso specifico, ad un eletto. Se la Lega non riuscirà a far valere la propria versione del federalismo fiscale nel corso dei prossimi mesi, quando verrà discusso nei particolari, ed inciterà i suoi seguaci alla rivolta fiscale, alla disubbidienza civile o all'aperta delegittimazione dei rappresentanti dello Stato Italiano, il potere giudiziario avrebbe ragioni precise per arrestarlo e condannarlo, con il rischio tuttavia di trasformarlo in perseguitato politico.Il che potrebbe fomentare atti di violenza sociale.
Alle ultime elezioni nazionali la Lega Nord ha conseguito buoni risultati ed in Lombardia e nel Triveneto è assurto addirittura,in alcune zone, a primo partito. Il Bossismo, quindi, non va visto come un semplice fuoco di paglia, com'è stato il Qualunquismo nell'immediato dopoguerra. La Lega Nord ha un indubbio radicamento territoriale ed Umberto Bossi è da due decenni ormai il portavoce del malcontento della piccola e media borghesia settentrionale, - e persino di una percentuale dei lavoratori-. Detta borghesia,divenuta ricca, desidera salvaguardare il proprio ‘ particulare', per dirla con il Guicciardini.Vuole cioè che le tasse che paga vengano usate per l'amministrazione e lo sviluppo del proprio territorio. Attraverso Bossi essa esige un vivere ordinato,una società moderna ed efficiente, l'utilizzo trasparente delle risorse finanziarie: esigenze, tutte queste, che lo Stato unitario italiano, con sede a ‘ Roma ladrona' non è, secondo la Lega, all'altezza di soddisfare.
Nell'Italia del secondo dopoguerra, dopo la morte di De Gasperi ed Einaudi è prevalsa la concezione centralizzata dell'esercizio del potere, spesso non ottemperando, nelle regioni a statuto ordinario, allo spirito ed alla lettera della Costituzione. L'ex ideologo della Lega, il sociologo Miglio, si rifaceva al pensiero federalista dello storico ed economista milanese Carlo Cattaneo(1801-1869),il quale in libri come ‘La Città considerata come principio ideale delle istorie italiane' si opponeva all'idea unitaria repubblicana di Giuseppe Mazzini o alla monarchia anch'essa unitaria voluta da Camillo Benso di Cavour e realizzata da Giuseppe Garibaldi e proponeva uno Stato repubblicano e federalista come modello per la Nazione Italiana.
Il sentimento di appartenenza ai Sette Stati esistenti prima dell'inizio del Risorgimento, permane anche dopo l'avvenuta unificazione della penisola italiana. Amministrativamente viene messa in atto la ‘piemontesizzazione' di tutto il territorio ed economicamente viene privilegiata la rivoluzione industriale nella parte settentrionale del Paese. Le conseguenze nel Mezzogiorno sono state catastrofiche: il brigantaggio dapprima e l'esodo emigratorio poi di milioni di persone verso le Americhe. ‘ O briganti o emigranti' era nel secondo Ottocento il detto dei contadini e dei braccianti meridionali. Il sentimento di appartenenza alla stessa patria comincia ad affermarsi tra i soldati di diversa provenienza regionale durante la prima guerra mondiale, e cresce durante il regime mussoliniano.Ma è la TV di stato negli anni Sessanta che riesce a creare ed a far accettare modelli collettivi, identitari e linguistici, a livello nazionale. Malgrado questi fenomeni, il sentimento di appartenenza ad un territorio specifico ( piu' o meno ai sette stati pre-unitari) è rimasto ed in parte rimane ancora. Questo è il sostrato storico ed identitario al quale la Lega ha saputo fare appello da circa due decenni. Si è dovuti arrivare al malgoverno delle antilopi e delle bustarelle degli anni Settanta, al partitocrazia craxiana degli anni Ottanta, alla conivenza tra crimine organizzato e potere politico in Sicilia e nelle regioni meridionali, a Tangentopoli a Milano nel 1992-93, perchè il risentimento popolare nella parte piu' prospera d'Italia, tartassata di tasse da uno Stato accentratore, lontano geograficamente,ma presente con il suo apparato burocratico elefantiaco ed inefficiente, esplodesse.
Anche se alleati per convenienza, prima Forza Italia e poi PdL di Silvio Berlusconi da una parte e la Lega Nord di Umberto Bossi dall'altra, esprimono visioni contrastanti dello Stato. Berlusconi è il continuatore del Craxismo nella sua versione post-moderna, nell'età del computer e della TV in cui ‘the medium is the message' ( il mezzo è il messaggio). Il consenso cioè si ottiene e si mantiene attraverso i mezzi di comunicazione. Bossi esprime invece la protesta sociale e viscerale di gente radicata ad un territorio specifico, la Padania.È il comizio e la presenza sul territorio amministrato quello che conta per la Lega Nord.
Resta da vedere e soprattutto da dimostrare se la Padania,come entità politica autonoma, finirà col nascere e con il portare vantaggi alle regioni settentrionali italiane. La nascita delle piccole patrie è veramente la risposta all'inefficienza delle grandi nazioni? Non credo. I due referenda sulla secessione persi dai nazionalisti quebecchesi nel 1980 e nel 1995, dimostrano che l'appartenenza al Canada, nel loro caso, ed all'italia, nel caso della Lega se mai si arriverà ad un referendum sulla secessione della Padania, finisce col contare di piu' del risentimento. Appartenere ad un grande paese come il Canada o l'italia ha, malgrado tutto, piu' vantaggi che svantaggi.
Se mai negli anni a venire la Padania verrà ad esistere come paese autonomo, dovrà vedersela con stati come la Germania, la Francia, l'inghilterra, il resto dell'Italia, la Spagna o con i giganti economici extra-europei. La Padania con i suoi 25 milioni di abitanti sarà una media potenza, non farà piu' parte del G7 e la sua economia, ed il suo tenore di vita, dipenderanno in gran parte dalle decisioni prese dai grandi paesi.
Se il Bossismo non è che un pungolo per operare in tempi brevi riforme costituzionali in senso federalista ha un suo ruolo storico preciso e venga tollerato, malgrado le iperboli verbali e i turpiloqui del suo capo. L'italia, dopo 60 anni di repubblica, ha un urgente bisogno di riscrivere la sua Carta Costituzionale tenendo conto dei profondissimi cambiamenti occorsi come la caduta delle ideologie.La Costituzione è in effetti un contratto sociale tra il cittadino e lo Stato e deve corrispondere alla qualità dei tempi ed all'evoluzione storica.
Riduzione delle 20 regioni esistenti a 8 compartimenti di 5-6 milioni di abitanti ognuno, -ad eccezione della Sardegna - capaci di esprimere una classe dirigente intellettuale, politica ed economica di qualità, pagamento delle tasse ai comuni ed agli 8 compartimenti che ridistribuiscono sul proprio territorio le imposte pagate per i servizi erogati, sussidarietà fiscale stabilita dallo Stato federale tra i vari compartimenti, eliminazione delle province e di tutti gli altri enti amministrati inutili, perseguimento dell'efficienza nel terziario e della meritocrazia nei vari settori, in particolare nell'ambito universitario, guerra continua all'infltrazione del crimine organizzato nell'economia, limite a due soli mandati consecutivi di tutti gli eletti, elezione diretta del Primo Ministro federale, esclusione dalla rappresentanza parlamentare dei partiti che esprimono meno del 5% del voto, limite di 300 eletti alla camera dei deputati e di 10 senatori per ognuno degli otto compartimenti (con conseguente eliminazione dei 18 rappresentanti degli italiani reisidenti all'estero): ecco alcune proposte per una nuova Costituzione e per un'Italia federale in sincronia con i tempi in cui viviamo.
In conclusione, se Bossismo vuole dire un'Italia nuova, federale, ben venga il suo contributo; ma se Bossismo significa rottura dell'unità nazionale italiana,la magistratura metta in atto l'obbligo per ogni cittadino, soprattutto se eletto alla Camera o al Senato, di rispettare i principi contenuti nella Costituzione.
Filippo Salvatore, Concordia University, Montreal | News ITALIA PRESS".

http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=3_147860


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