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Pubblicato in data 5/3/2025 ● Click 139

Quaresima 2025: tempo di Grazia in un Anno di Grazia


Claudio Palumbo © FUORI PORTA WEB

    Carissimi fratelli e sorelle,
    una nuova Quaresima ci raggiunge, tempo forte dell’Anno Liturgico, nell’ Anno Giubilare della Speranza, radicata nell’ «amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito» (Rm 5, 5-6).

    La Liturgia ci ricorda che la Quaresima è il segno sacramentale della nostra conversione. Segno che deve in-segnare e segnare, con una traccia profonda, ancora per un tratto, la nostra vita, sostenendone l’inconfondibile vocazione pasquale. Proseguiamo pertanto insieme il nostro cammino, faticoso per l’intralcio del peccato, ma vocato alla Pasqua di Risurrezione del Signore.

    Il Mercoledì delle Ceneri, segna l’inizio di questo cammino, conducendoci nel deserto quaresimale, protesi alla gioia pasquale. La Parola di Dio, lampada che brilla in un luogo scuro (Cf 2Pt 1,19), ci prende per mano per farci uscire dal nostro Egitto e accompagnarci verso la terra promessa. Siamo sospinti dallo Spirito con Gesù nel deserto per vincere le nostre passioni, perché Egli ci ricorda che al vincitore darò la stella del mattino (Cf Ap 2, 26-28). Siamo invitati a rileggere e a vivere con gioia, con il Risorto presente nei nostri cenacoli, la Grande Domenica, che esplode nel canto dell’Alleluia e sfocia nella solennità della Pentecoste.

vMa dove agganciare il tutto? Nella Eucarestia, carissimi fratelli e sorelle! Attraverso di essa, infatti, il Signore Gesù coglie i nostri bisogni e offre la sua risposta. Offre se stesso come risposta: è il pane che sostiene le fatiche del corpo; è il sacramento dell’amore, che riempie e sazia i bisogni del cuore.

    A questo immediato proposito, chiederei una particolare attenzione all’ ato penitenziale della Messa, più precisamente al Confiteor (Confesso a Dio onnipotente…), che è il momento introduttivo della Celebrazione Eucaristica, una sorta di “atrio eucaristico”, un vestibolo, dove ciascuno, riconoscendo i propri peccati, si prepara ad accedere alla sala del Convito Eucaristico, alla sala della festa, per accogliere il Mistero dell’Amore con fede.

    Pur non essendo il Sacramento della Riconciliazione, e mai sostituendolo, nel Confiteor il credente, inserito nell’assemblea santa, si riconosce peccatore e, come tale, si pone dinanzi al Signore facendo la confessione della sua vita (confessio vitae) per poi confessare, nella fede, la grandezza della misericordia del Signore (confessio fidei) e poi lodarlo e benedirlo dal profondo del cuore nel canto del Gloria. Questa “confessione introitale”, ha un alto valore pedagogico: essa ci educa a riconoscere che - seppure confessati e in grazia di Dio - siamo sempre peccatori, limitati e bisognosi di perdono e di misericordia: da parte di Dio anzitutto, e da parte dei fratelli. Ma la confessione davanti a Dio, ai fratelli e alle sorelle, ha anche una forte valenza ecclesiale e ci ricorda che ogni ferita inferta a Dio con il peccato è, nel contempo, una ferita al fratello e alla sorella, come a tutto il creato e alla storia.

    Di qui la responsabilità delle conseguenze esistenziali molto significative che sono sotto i nostri occhi: questo atto, penitenziale e comunitario, deve portare vita nuova e riconciliazione nei rapporti personali e sociali, mostrando il risultato in una vita che diventa più umana e cristiana. In questo atto comunitario, il credente riscopre la Chiesa come communio-sanctorum, comunità formata da persone perdonate che sono diventate Chiesa-assemblea, e non massa anonima, nella quale ognuno riconosce, con grande umiltà, che non è solo e sempre colpa di un altro, ma quanto metto dinanzi al Signore avviene ed è avvenuto per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.

    Il Confiteor, carissimi! L’incipit, l’inizio, la prima pagina, non di una comunità di perfetti, ma di uomini e donne raggiunti dall’onda rigenerante del dono di Dio: comunità ecclesiale, sempre pronta a ricominciare e a riprendere il cammino. Così, consapevoli del nostro peccato, ma non abbattuti e sconfitti, supplichiamo la Beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore Dio nostro. È in questo circolo d’amore che si costruisce la Chiesa, scrigno del dono di Dio, comunità di salvezza e di salvati. L’ atto penitenziale, riscoperto e ben fatto, può essere un passo sufficiente per il nostro cammino quaresimale, per poter giungere alla Pasqua meno dispersi dentro e più artigiani di quella pace attinta alla sorgente eucaristica, fonte e culmine del Mistero Pasquale.

    In secondo luogo invito a leggere e a meditare in modo più ravvicinato, in questo tempo di grazia, quanto il Santo Padre Francesco scrive nella Bolla di indizione del Giubileo, per riscoprire nei nostri giorni la misericordia di Dio, il vero senso dell’indulgenza, e del Sacramento della Penitenza, segno eloquente di speranza e vita nuova. Invito tutti, a cominciare dai parroci, a fare di questo testo del Santo Padre oggetto di riflessione e preghiera personale, e di catechesi per il nostro popolo, rendendosi sempre più disponibili per il sacramento della riconciliazione, sacramento della guarigione e della gioia, e predisporre tempi e luoghi adatti per rieducare la gente ad un sacramento essenziale ma oggi, purtroppo, così poco frequentato.

    Scrive il Papa: «L’indulgenza, infatti, permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di “indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini. Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati. Ritornano con la loro carica di consolazione le parole del Salmo: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. […] Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. […] Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe» (Sal 103,3-4.8.10-12). La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno. Lì permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole. Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati! Tuttavia, come sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio». Dunque permangono, nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”. Essi vengono rimossi dall’indulgenza, sempre per la grazia di Cristo, il quale, come scrisse San Paolo VI, è «la nostra “indulgenza”». La Penitenzieria Apostolica provvederà ad emanare le disposizioni per poter ottenere e rendere effettiva la pratica dell’Indulgenza Giubilare. Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime. Nello scorso Giubileo Straordinario ho istituito i Missionari della Misericordia, che continuano a svolgere un’importante missione. Possano anche durante il prossimo Giubileo esercitare il loro ministero, restituendo speranza e perdonando ogni volta che un peccatore si rivolge a loro con cuore aperto e animo pentito. Continuino ad essere strumenti di riconciliazione e aiutino a guardare l’avvenire con la speranza del cuore che proviene dalla misericordia del Padre. Auspico che i Vescovi possano avvalersi del loro prezioso servizio, specialmente inviandoli laddove la speranza è messa a dura prova, come nelle carceri, negli ospedali e nei luoghi in cui la dignità della persona viene calpestata, nelle situazioni più disagiate e nei contesti di maggior degrado, perché nessuno sia privo della possibilità di ricevere il perdono e la consolazione di Dio» (Spes non confundit, n. 23).

    Oltre alle iniziative già programmate nelle singole Comunità, vorremo valorizzare quanto il Santo Padre scrive, assieme alla proposta delle 24 ore per il Signore, il 28 e 29 marzo prossimi, vigilia della IV Domenica di Quaresima, magari avvalendoci dell’apposito sussidio pastorale approntato dal Dicastero per l’Evangelizzazione/Sezione per le questioni fondamentali dell’ Evangelizzazione nel mondo, così che ciascuno possa diventare per l’altro Missionario di Misericordia: i presbiteri, esercitando con gioia e pazienza il sacramento della penitenza e i fedeli, accogliendone la grazia, testimoniando la misericordia attraverso gesti di riconciliazione e perdono, che rendono autentico il dono ricevuto, che permette alla grazia sacramentale di far crescere tutta la Chiesa. Allora la Comunità tutta, riconciliata e pacificata, sarà scrigno e dispensatrice della misericordia del Padre che vuole la salvezza di tutti.

    Carissimi fratelli e sorelle, sul monte eucaristico, Gesù, quale novello Mosè, continui a tenere alzate le braccia per aiutarci a vincere le battaglie della vita, a camminare sinodalmente, per cantare, rinnovati, l’Alleluia pasquale e Maria, Madre della Chiesa, Madre della Misericordia e della Speranza vegli premurosa sul nostro cammino. Ipsa propitia pervenis!

    Buona Quaresima 2025!

    Con una affettuosa benedizione
    + Claudio, vescovo


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