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AgricolturaTema
Pubblicato in data 24/12/2024 ● Click 1313

Confronto tra l'Agricoltura sociale e quella odierna


Giorgio Scarlato © FUORI PORTA WEB

Giorni addietro ho avuto modo di rivedere il quadro "Quarto Stato" del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo.
L'espressione Quarto Stato fu utilizzata per la prima volta con la Rivoluzione Francese per definire i ceti più bassi della società che rimasero fuori dall'Assemblea Costituente : quello degli operai e quello dei contadini, in contrapposizione al terzo stato, quello della borghesia.

Si conosce storia e significato di questo dipinto diventato simbolo della lotta di classe. Rappresenta le rivendicazioni dei braccianti di Fine Ottocento in Italia.

Ho fatto una correlazione, un raffronto tra il Quarto Stato di Fine Ottocento e il Quarto Stato di oggi, in particolar modo mi riferisco a quello contadino, al mondo agricolo e alla crisi quasi irreversibile che sta vivendo.
Crisi iniziata da circa un quarto di secolo e che oggi, in modo catastrofico sta "crocifiggendo" il settore, indistintamente al nord come al sud della penisola, e quindi la famiglia contadina monoreddituale, a causa di tanti fattori quali la globalizzazione, il neoliberismo, i "vari trattati a perdere" quali il Green Corridor, quello del Marocco, il TTIP, Il CETA, e per ultimo, di qualche settimana fa, "il contraddittorio Mercosur", per quanto si legge, tra la Presidente del Consiglio Meloni, dubbiosa sull'accordo e il presidente della Repubblica Mattarella che lo favorisce. Insomma, caos totale.
Come sempre e da sempre, l'Agricoltura, è la "pecora nera", è la merce di scambio a vantaggio di altri settori produttivi. Tornerò sull'argomento.

Ritornando al quadro, sui tre volti della prima fila, della donna e dei due uomini, davanti a tutti, si legge la fierezza, la volontà, la resilienza, la determinazione nel rivendicare i propri sacrosanti diritti. Ieri come oggi.
I tanti alle loro spalle li paragono agli anonimi, ai "quasi rassegnati" alla loro sorte. Nulla è cambiato, ieri è come oggi e quindi vige ancora il "cambiare tutto per non cambiare nulla" di gattopardiana memoria se poi questi sono i risultati.

Prendo in esame, singolarmente, i volti dei tre protagonisti.

LA DONNA col bimbo in braccio, figura essenziale, perno della famiglia contadina, con la sua presenza "abbraccia" tutto: la maternità, il sacrificio del lavoro e la speranza di una vita migliore.
E' il simbolo del futuro e allo stesso tempo della rivalsa, della continuità, della lotta per una società più giusta, per il futuro del bimbo che tiene in braccio, quindi delle future generazioni.
La sua presenza indica che la marcia non riguarda solo gli uomini ma è un momento inclusivo che abbraccia l'intera comunità, senza differenze di genere o di età.
Il suo sguardo sicuro, indomito, battagliero, rivoluzionario, un uragano insomma, da donna forte e decisa, mi porta ad immaginare il suo cuore pieno di lividi e ferite diventate cicatrici, che ha ingoiato lacrime amarissime visto il modo in cui sopravvive lei, la sua famiglia e il "suo" mondo.
Qualche DONNA CONTADINA di oggi, quella in maiuscolo, l'ho conosciuta.

I due uomini che capeggiano il corteo e che li allineo ai contadini odierni, sicuramente pochi, "quelli che hanno il manico", rappresentano la determinazione, la consapevolezza che non ci può essere più tempo, per aspettare poi cosa, viste le tante amare delusioni ricevute, le tante assicurazioni avute per poi arrivare in concreto a morire di fame.
Questo, pure oggi, grazie all'incapacità di chi avrebbe dovuto tutelare il settore e però lo ha fatto, ma..."a modo suo". Dopo il Ministro dell'Agricoltura Giovanni Marcora, periodo 1974 - 1980, .... il vuoto.

L'UOMO DI CENTRO, quello che apre il cammino, è la figura più decisa. Il suo portamento forte e sicuro, lo sguardo diretto ed a testa alta, "incarna" la determinazione, il coraggio e la guida. Rappresenta la forza morale, quella che oggi manca a gran parte del mondo agricolo.

L'UOMO SULLA SINISTRA del quadro sembra incarnare la fatica accumulata nel lavoro quotidiano ma anche una forma di dignità pacata. Non è una figura impulsiva ma riflessiva.
In lui vedo la calma, forza di chi sa che il cambiamento è una marcia lenta ma inevitabile. E' il resiliente che alla fine arriverà al traguardo.

Rapportato all'oggi, lavorare, sacrificarsi con il conseguente rischio d'impresa, produrre derrate per poi venderle e non coprire manco i costi per produrle, il grano duro è solo un esempio ( € 27/ 30 al ql), significa essere folli.
Questo significa non altro che lavorare da schiavi e vivere sotto la soglia di povertà, o meglio sopravvivere.
Lancio un'idea. Perché non proporre il contadino ad "Ambasciatore della Fame"? I contadini di oggi possono quasi sicuramente essere paragonabili a quelli di "Fontamara" di Ignazio Silone, di "Cristo si è fermato ad Eboli" di Carlo Levi o al "Cafone all'Inferno" di Tommaso Fiore. Tutto attinente e attuale, e di esempi possono essercene a iosa, in modo perfetto anche oggi.

La rappresentanza agricola, l'ex sindacato, ha offerto una politica di tutela fragile e consensiente, se oggi il settore è all'avvilimento; non può spiegarsi altrimenti e deve farsi il "mea culpa".
I margini di guadagno inesistenti in funzione di aumenti spropositati dei costi di produzione ed anche, in modo principale, per le materie prime importate e dell' Italian Sounding, il falso made in Italy, ne sono, inutile nasconderlo, la realtà.
E' bene che si sappia che in Italia la struttura dei prezzi dei prodotti agricoli è opaca. E' impossibile capire l'enorme differenza tra il prezzo pagato al produttore e quello pagato dal consumatore. Quanto realmente rimane al produttore non sono manco le briciole. Cito il Rapporto ISMEA di qualche mese fa: su 100 euro di spesa alimentare fatta dal consumatore, al contadino rimane in tasca come margine operativo netto la "esorbitante" cifra di 1,50 euro; si, avete letto bene,...UN EURO E CINQUANTA!
Certamente è scandaloso, una situazione che sicuramente non funziona. Bisogna garantire reddito a chi produce altrimenti le aziende agricole falliranno, chiuderanno come già tantissime hanno dovuto subire e fatto.
La realtà e che tutti con menzogne e azioni più subdole, come patrigni e matrigne, con una mano, per tenere buoni i contadini "elargiscono" e con l'altra tolgono quanto dato e di più, il giusto e sacrosanto compenso.

Sembra rivivere quel detto dove un proprietario dava al suo cavallo la razione giornaliera di un chilogrammo d'avena, poi la razione passò a 0,750 kg, l'abbassò ancora a 0,500 kg, per arrivare a non dare niente più. Il cavallo morì. il proprietario vedendolo morto urlò: "Mi muori proprio ora che ti avevo insegnato a non mangiare più!!!" Morale. Vorrebbero che il mondo agricolo producesse a prezzi da Quarto Mondo e possibilmente al "paghi uno e ne prendo quattro"; meglio: la moglie ubriaca avendo la botte piena.

New Green Deal, Piano Mattei e Bonifiche Ferraresi in Africa, accordi capestro precedenti, e solo per ultimo il Mercosur Trade Deal, non sono altro che concorrenza sleale alle nostre produzioni senza il benché minimo rispetto degli standard di qualità e sicurezza obbligatori nell'UE. "Servono" a far sprofondare ancora di più il comparto.
Per l'UE questo accordo del Mercosur servirà a togliere il 91% dei dazi sull'esportazioni e il 92% sulle importazioni. Sicuramente un accordo dove l'agroalimentare ne uscirà distrutto. In più , l'UE darà ai grandi agricoltori del Sud America la somma di ben 2.000.000.000, due miliardi di euro. Chiedo: E ai nostri agricoltori?

Concludo con i tanti, ma davvero tanti molisani e pugliesi con i quali ho avuto modo di parlare, tanti giovani e meno giovani, imprenditori agricoli - agricoltori - contadini, come li si vuol chiamare, lontani dalla pensione, che hanno detto testualmente: " Se mi accettano la pratica dell'impianto (fotovoltaico o eolico) il terreno l'affitto o lo vendo. Non vado più in campagna."
Un motivo ci deve pur essere, o no? Potrebbe o sicuramente essere il pesante deterioramento delle condizioni reddituali - economiche, o meglio i margini di reddito inesistenti, scaturiti dalla gravissima crisi che il settore patisce?
Di questo passo non si avrà né salubrità alimentare, né sovranità alimentare, tantomeno la salvaguardia dell'ambiente e del territorio. Biodiversità, Ecosistemi, Natura, Paesaggio diventeranno parole, per i più, sconosciute.

Basta promesse, basta tutelare i grandi gruppi, le multinazionali!
Chi di dovere, ed ha responsabilità governative, nazionali o europee, conoscendo le gravi problematiche che attanaglia il settore agricolo è ancora in tempo per prendere provvedimenti utili, anche battendo i pugni sui tavoli istituzionali, soprattutto nel rispetto del contadino, sentinella del territorio agricolo e di ciò che lo circonda e della produzione del cibo.
Questo, è bene sottolinearlo e tenerlo sempre a mente, è a favore di tutti i cittadini: donne, uomini, nonni, madri, padri, figli, consumatori di oggi e del futuro.
Darà alle loro coscienze la volontà di cercare insieme soluzioni condivise e che non facciano gli interessi dei pochi ma di tutti.
Termino con una frase di Friedrich Engels, filosofo e sociologo tedesco, tanto cara al pittore Pellizza : " Non con schiamazzo, ma con la forma della ragione." Chi di dovere abbia la ragione ed il rispetto per il “cafone” e la sua famiglia nel comprendere la sua evidente e travagliata criticità.


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