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Pubblicato in data 17/11/2022 ● Click 4426

Anna Concetta Mugnano (detta Tittinella) e la Locanda del Marinaio


Antonio Sisto © FUORI PORTA WEB

“Mi chiamo Anna Concetta Mugnano, (detta Tittinella), sono nata a Guglionesi (CB) in via Guiscardo n° 16, il 27 luglio 1945; i miei genitori erano, Basso Mugnano e Angela Stella Casacanditella. Papà era nato a Termoli (CB) il 10 gennaio 1914, mamma a Guglionesi il 12 maggio 1912. Della nostra famiglia faceva parte anche mia sorella Filomena nata a Termoli il 18 luglio 1939.

Mio padre ha sempre vissuto nel suo paese, dove faceva il pescivendolo. Con un piccolo motopeschereccio di sua proprietà usciva in mare aperto e tutto quello che riusciva a pescare, lo rivendeva nei paesi vicini, tra questi vi era anche Guglionesi; in questo contesto ebbe l’occasione di conoscere Angela Stella, una giovane ragazza del posto. Dopo qualche anno di fidanzamento, si sposò il 1938.

Nel 1940, mamma, papà e mia sorella Filomena si trasferirono a Guglionesi. Papà continuò a fare la sua attività, mettendosi in società con Pasquale Russo, un commerciante del posto; questi, assieme alla moglie Ilde Scardocchia, gestiva un rinomato bar/gelateria, in Viale Regina Margherita.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale papà fu richiamato alle armi e tornò a casa nel 1945, pochi mesi dopo che ero nata io.

Vassəluccə e Pasqualə erano molto conosciuti nell’ambiente del porto di Termoli, con un furgoncino andavano a comprare il pesce nel mercato ittico e lo rivendevano sui banchi in cemento, all’aperto, della piazzetta Santa Chiara, adiacente alla chiesa di Sant’Antonio di Padova a Guglionesi; il banditore, ogni mattina alla buon’ora, con tre squilli di tromba annunciava il loro arrivo.
Erano una coppia molto affiatata, avevano due caratteri diversi ma si completavano a vicenda e, questo, specialmente alla gente comune piaceva tantissimo. Sono rimaste proverbiali le divertenti esternazioni e le massime, specialmente di Pasquale, durante la faticosa trattativa per la vendita/acquisto del pesce con quelle persone che volevano spendere poco e pretendevano sempre qualcosa in più fuori peso. Con tanti sacrifici riuscirono a farsi un’affezionata clientela. In quegli anni, solo i ricchi e chi avevano una paga fissa potevano permettersi di comprare il pesce migliore al mercato. L’attività andava molto bene e questo sodalizio durò una decina d’anni.

Papà era un uomo lungimirante, vedeva lontano. Essendo da anni radicato nel commercio e molto socievole nelle relazioni con la gente, decise di fare il grande salto con la speranza di regalare un futuro migliore alla sua famiglia. Una volta saputo che si dava in gestione l’albergo di Guglionesi, si attivò e in un niente terminò la trattativa con i precedenti gestori, una coppia di forestieri dei quali si ricorda solo il nome dell’uomo: Ndənəjuccə. Il palazzo era in Largo Gianni numero sette, vicino la chiesa di Santa Maria Maggiore; i proprietari erano gli eredi di don Silvio Carusi, facoltoso possidente guglionesano.

L’attività iniziò nel 1955, e le fu assegnato il nome di: Locanda del Marinaio. I miei genitori si convinsero a fare questo passo perché Guglionesi non era soltanto un paese agricolo, era ricco di valenti artigiani, molto richiesti in tutto il circondario; non da meno erano i molteplici servizi che pochi paesi del basso Molise potevano vantare: l’Asilo infantile, gestito dalle suore del Sacro Cuore di Gesù fondato da Madre Clelia Merloni, le scuole Elementari, Medie, Magistrali, Avviamento al lavoro, etc; inoltre, erano presenti vari uffici amministrativi, tra cui spiccavano: il Carcere mandamentale, la Pretura, l’Ufficio del Registro, l’Ufficio delle Imposte, l’Ufficio del Dazio e l’Ufficio Postale. Tutto questo faceva si che il bacino d’utenza era abbastanza vasto e tanta gente forestiera durante tutto l’anno era quasi obbligata a venire in paese per sbrigare le tante pratiche burocratiche; specialmente nella festa patronale di Sant’Adamo del 2 e 3 di giugno si raggiungevano picchi di presenze molto alti. Caratteristico, era anche la vicinanza del tratturo, l’Aquila – Foggia, attraversato giornalmente da centinaia di persone, con tanti animali al seguito per la transumanza; spesso uscivano dal percorso, si accampavano nelle vicinanze del paese e barattavano i loro prodotti con la popolazione locale”.
Oggi, la transumanza, dalle nostre parti, non esiste più. Nel nostro territorio non ci sono più nemmeno le indicazioni del tratturo, è tutto in profondo abbandono. Tutta la segnaletica è stata distrutta dagli incendi, dall’incuria dell’uomo, e dal tempo. L’unica cartellonistica leggibile, ancora esistente, chissà fino a quando, è quello del tratturo Ateleta - Biferno, lungo 100 Km, nei pressi della zona dei Gessari, in prossimità del fiume Biferno.

“Papà continuò a vendere il pesce al mercato con il socio Pasquale Russo. L’attività della locanda era quasi tutta a conduzione familiare, tutti ci rendevamo utili per quello che potevamo dare. Ricordo che la maggior parte del peso ruotava attorno alla figura carismatica di mia madre Angela Stella, (Sctelluccə) una donna molto attiva e trascinatrice. Lei era la responsabile della cucina, coadiuvata da mia sorella Filomena, ormai sedicenne e vera forza lavoro; inoltre si occupavano della spesa e dell’amministrazione. Io, appena decenne, a modo mio cercavo di rendermi utile in qualche modo e cercare d’imparare come facevano loro. Naturalmente i piatti forti della casa erano quelli a base di pesce, sempre freschissimo, oltre a quelli tradizionali del nostro paese. Nei periodi più affollati utilizzavamo della manodopera locale presa all’occorrenza, specialmente per rifare i letti e per le operazioni di pulizia di tutte le sale.
La clientela della locanda era molto variegata. Tanti erano gli avventori di passaggio che si fermavano solo per il pranzo o la cena.
Poi, c’erano persone che avendo un lavoro fisso a Guglionesi, avevano la necessità di fare pensione completa: colazione, pranzo, cena e pernottamento; per questo servizio il costo era di quindicimila lire il mese”.

Per dare un’idea di riferimento, nel 1960, approssimativamente, lo stipendio medio di un impiegato era di quarantaduemila lire, di un contadino trentamila; il Giornale costava trenta lire, una Tazzina di caffè cinquanta, un Kg di Pane centoquaranta, un Kg di Pasta duecento, un litro di Latte novanta, un litro di Vino centotrenta, un Kg di Riso centosettantacinque, un Kg di Zucchero duecentoquarantacinque, un Kg di carne di Manzo millequattrocento, una Pizza Margherita duecento, un litro di Benzina centoventi.

“Delle persone che frequentavano la locanda a tempo pieno, ho un bel ricordo del siciliano Rosario Aquino; lavorava come bigliettaio sul pullman di linea Guglionesi – Termoli; proveniva da Raddusa (CT) e dopo qualche anno si sposò con Adele Tulipano una ragazza di Guglionesi e, decisero di mettere le radici nel nostro paese. Moltissimi sono gli studenti che per tanti anni hanno viaggiato con lui, apprezzandone le doti umane e la sua caratteristica cadenza in dialetto siciliano; Saretto, come affettuosamente era chiamato, nel 1991, dopo trent’anni di onorato servizio, è andato in pensione.
Ricordo con piacere anche il signor Alfonso Pangia di Colletorto (CB) e alcuni professori che insegnavano nelle nostre scuole Medie e Magistrali. Tra questi c’erano, il prof. Michele Iaizzi di Campomarino (CB), il prof. Elìa di Isernia che insegnava disegno e il prof. Samuele Scarduzio di Monteroduni (IS) che decantava tanto le bellezze del suo paese, dando grande importanza all’antico castello costruito in epoca longobarda; altra figura che non potrò mai dimenticare è Antonietta Stelluti di Larino (CB), una giovane studentessa che frequentava l’istituto magistrale; come posso non ricordare il siciliano Vincenzo Profeta, lavorava al Municipio, era il Segretario comunale del nostro paese.

Con i nostri ospiti si era istaurato un rapporto molto familiare, quando mia sorella Filomena, il 3 luglio 1958 si sposò con Antonio D’Agata, un giovane del posto, Vincenzo e donna Vera D’Abramo fecero il compare e la comare d’anello. Alla nascita del primogenito Enzo D’Agata, il 7 marzo 1959, gli stessi compari, furono i padrini nel giorno del Battesimo.
Ringraziando il Signore, gli affari nella locanda andavano a gonfie vele, eravamo sempre pieni. Nell’albergo c’era anche un bel giovane di nome Antonio che ben presto attirò la mia attenzione, in seguito sarebbe diventato mio marito”.

“Mi chiamo Antonio Artinghelli, sono nato a Sacrofano (RM) il 12 marzo 1941. Durante la guerra i miei genitori si erano trasferiti per lavoro a Fano Adriano (TE) in Abruzzo. Nel 1960 fui chiamato a prendere sevizio all’Ufficio postale di Montecilfone (CB), distante una decina di chilometri da Guglionesi. Ricordo che il mio primo stipendio fu di circa quarantamila lire. Il 12 giugno del 1961 fui trasferito all’Ufficio postale di Guglionesi, in viale Margherita, e sono andato ad abitare nella Locanda del Marinaio. Qui ho conosciuto Tittina, la figlia dei proprietari; abbiamo da subito simpatizzato e dopo un breve fidanzamento, il 25 luglio 1964 ci siamo sposati nella chiesa Madre di Guglionesi. A officiare il sacro rito fu chiamato il sacerdote don Angelo Lavalle, un caro parente di mia madre Maria Teresa Lavalle. Abbiamo preso una casa in affitto a Lungomare, nel palazzo di don Michele Carissimi, proprio di fronte al mio ufficio; ricordo che per l’affitto pagavamo quindicimila lire il mese. Dalla nostra unione sono nati tre figli: Maria Teresa, l’8 luglio 1965, Stella, il 2 luglio 1966 e Giuseppe, il 21 settembre 1969”.

“Sono Vincenzo Di Sabato, avevo ventiquattro anni quando, nel 1959, fui assunto all’Ufficio postale di Guardialfiera (CB), il mio paese natio. Il 21 ottobre 1960, per le bizze puerili e vendicative di un caporione locale, cui qualche mio articolo non gli era andato a genio, (per un quotidiano romano raccontavo storie di vita regionale), per motivi tecnici organizzativi, senza se e, senza ma, fui costretto, sicuramente contro la mia volontà, a cambiare luogo di lavoro. Mi spedirono, come un pacco postale senza ricevuta di ritorno, a Pizzone (IS), uno sperduto paesino molisano vicino alle Mainarde. Dopo mie vibranti rimostranze verso i superiori, nel mese di novembre, finalmente, si ristabilì giustizia: mi fu comunicato il trasferimento nella sede di Guglionesi, dove presi servizio il primo dicembre 1960. Il giorno prima partii da Guardialfiera, con una “Vespa” accompagnato dal mio carissimo amico Renato Vincelli. Sul colle di Dioniso ci accolse il mio compaesano Michele Maurizio e tutti insieme andammo a bere una birra nel vicino Dopolavoro. Michele imparava il mestiere nella prestigiosa bottega sartoriale del maestro Gino Riccitelli il cui laboratorio si trovava sotto i portici di Piazza XXIV maggio. Peccato che l’anno dopo sia stato costretto a preparare valigie e baule e partire emigrato in terra straniera alla volta di Montreal in Canada. Solo qualche anno dopo anche il suo maestro fu costretto a emigrare a Montreal.
Il mattino dopo entrai nell’Ufficio Postale di via Roma ubicato nel Palazzo Ducale che era stata una dimora dei Caracciolo; il locale era di proprietà della famiglia Francesco Di Fiore, che, da alcuni anni, lo aveva dato in affitto alle Poste.
Il primo impatto non fu dei migliori, non ebbi una buona impressione perché era un ambiente molto tetro che mi dava un velo di tristezza. Devo dire però che gli spazi erano abbastanza ampi. Eravamo quattro dipendenti, tre donne, solo io maschio; C’erano le sorelle Rosalia ed Emma Stellati e, un’altra speciale collega della quale ho un bellissimo ricordo, Giovanna Zara di San Felice del Molise, (CB). La giovane stava in pensione dalla famiglia Casacanditella la cui abitazione era sullo stesso pianerottolo dove c’era l’Ufficio postale. Questi avevano una figlia di nome Carolina, tramite Giovanna l’ho conosciuta e abbiamo iniziato una certa frequentazione; nel mese di marzo 1961 mi sono fidanzato e dopo qualche tempo sarebbe diventata mia moglie.
A Guglionesi c’era La Locanda del Marinaio, una pensione molto vicina all’Ufficio, in pieno centro storico del borgo guglionesano. Tutto compreso pagavo quindicimila lire il mese, lo stipendio alle poste era di ventottomila lire ma con vari benefit arrivavo a quarantamila lire. La Locanda del Marinaio era gestita da Basso Mugnano, la moglie Angela Stella Casacanditella e le due figlie, Filomena e Tittina, cugine di Carolina.
Nel Gennaio 1961 l’Ufficio Postale si trasferì a Lungomare in viale Margherita. Fu una decisione molto contestata dai cittadini, ci furono tumulti e proteste da parte della popolazione guglionesana che non accettava una sede “fuori porta”. Fummo costretti a fare il trasloco di notte e fu necessario l’intervento dei carabinieri, alla fine, ringraziando Dio, finì tutto bene.
Il 12 giugno dello stesso anno fui trasferito a Montecilfone e terminò la mia avventura guglionesana”.

“Mi chiamo Lucia Lorito, sono la moglie di Enzo Fazzano, impiegato delle Poste in pensione; l’ho conosciuto nel lontano 1961, era nativo di Campomarino ma, per alcuni anni, era vissuto a Portocannone (CB). Da qualche mese si trovava a Guglionesi perché aveva preso servizio nell’Ufficio Postale di Viale Margherita, proveniente da quello di Guardialfiera. Per l’alloggio trovò subito ospitalità nella Locanda del Marinaio, dietro la chiesa Madre, dove rimase solo pochi mesi; in seguito prese in affitto un appartamento al terzo piano del palazzo situato in Viale Marconi, dove adesso c’è il fioraio D’Onofrio, di proprietà della famiglia Bevilacqua. Il 31 ottobre 1964 ci siamo sposati nella chiesa Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo e, dalla nostra unione, sono nati tre splendidi figli: Settimio, Giuseppe e Antonella. Dal 1994, all’età di sessantatré anni, mio marito Enzo è andato in pensione e ringraziando il Signore ci godiamo i nostri nipoti”.
Secondo notizie d’archivio la presenza delle Regie Poste Italiane, nate il 5 maggio 1862, e successive denominazioni: Poste e Telegrafi, Poste e Telecomunicazioni, e Poste Italiane, a Guglionesi, risalgono verso la fine del diciottesimo secolo. Racconta il signor Franco Carmosino, classe 1936: “Assieme ai miei genitori, un fratello e due sorelle, abitavo in una casa dentro il portone del palazzo ducale di Guglionesi, (u pərtaonə du palazzə), luogo di ritrovo di tanti giovani dell’epoca; ero un adolescente e, ancora oggi, ricordo chiaramente che prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, proprio vicino a casa nostra, già c’era una sede dell’Ufficio Postale”.
Il primo gennaio 1961 l’Ufficio postale si è trasferito in viale Regina Margherita, e a parte un breve trasferimento provvisorio in via Pastrengo nella prima metà degli anni ottanta, si ricorda l’apertura della nuova, e attuale sede, in via Iseo, nel 1987; il sindaco in carica era il democristiano Giuseppe Vaccaro, che guidava una giunta di centro sinistra.
A parte La Locanda del Marinaio, In quel periodo a Guglionesi c’erano pochissime attività ricettive: la Taverna, e la Trattoria Maresca.
La prima, dove adesso c’è la banca BCC, ospitava anche gli animali, oltre ai cavalieri che vi trovavano ristoro, assistenza e, un posto sicuro per passare la notte; la seconda, in viale Regina Margherita, faceva soltanto servizio di ristoro.

In varie zone del paese erano aperte alcune cantine, dove era servito essenzialmente vino sfuso. Queste erano gestite da: Giovanni Augelli, (Gəuannə u prəcənasə), Nicola Cacchione, (u səjjaonə), Nunzio Ciarciaglino, (a cantənolə), e Vincenzo Jonata, (u cuənəjjə).

“La scelta di mio padre di aprire la Locanda si era rivelata vincente, tutto filava per il meglio quando accadde l’irreparabile. Mia madre si ammalò e tutta l’attività ne risentì fortemente tanto che, nel 1963, nostro malgrado, saremmo stati costretti a chiudere i battenti. Lo stabile fu acquistato dalla famiglia Perazzelli, ristrutturato, e adibito a casa di abitazione. Ricorderemo per sempre questa bella esperienza che ci ha dato modo di conoscere tante belle persone e fare delle meravigliose esperienze di vita. Mamma venne a mancare il 4 novembre 1965, all’età di cinquantatré anni. Fu un dolore immenso per tutti noi ma chi ne risentì tantissimo fu mio padre che non volle mai rassegnarsi all’immane perdita. Un po’ alla volta si lasciò andare e si ammalò, per il forte dispiacere non si riprese mai. Basso Mugnano, morì nel 1972, all’età di cinquantotto anni”.

Un grazie immenso alle famiglie: Mugnano/Artinghelli, Di Sabato/Casacanditella, Lorito/Fazzano, Perazzelli/Pollice, Di Fiore/Ionata e, a tutti i cittadini che con le loro preziose informazioni hanno contribuito a ricostruire un periodo storico molto importante per la crescita sociale ed economica della nostra comunità.

La Locanda del Marinaio di Guglionesi è stata aperta dal 1955 al 1963 anno in cui ha chiuso definitivamente, suggellando la fine di un’epoca, passando il testimone al nascente boom economico che da lì a qualche anno avrebbe stravolto gli usi e le abitudini di tutti i cittadini italiani.


Foto dall’archivio della famiglia Mugnano scattata il 26 febbraio 1956 nel giardino della Locanda del Marinaio.
Da sx Basso Mugnano - Ciro Loffreda - Alfonso Pangia e Carmine Festa, (detto Ninuccio).


 Ufficio Postale di via Iseo 1987


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