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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 7/10/2008 ● Click 1706

L'Italia di Cavour, di Togliatti... e di Berlusconi…


Filippo Salvatore © FUORI PORTA WEB

"In due interventi apparsi su Il Manifesto, - il primo del 6 agosto intitolato ‘ Piu' del fascismo' ed il secondo del primo ottobre 2008 con il titolo ‘ Il Ventennio di Berlusconi'- Alberto Asor Rosa,noto critico letterario, ha lanciato due accorati ( e stilisticamente contorti) gridi d'allarme in difesa della democrazia e dell'unità della ‘patria-nazione' italiana. Un vetero-comunista invoca un monarchico-liberale come Camillo Benso di Cavour per sottolineare il pericolo che l'Italia sta correndo sotto il terzo e legittimo governo Berlusconi. Nella sua ‘specificità storica', sostiene inoltre Asor Rosa, il berlusconismo di oggi è peggiore del fascismo. Come reagire a cervellotiche conclusioni del genere? Con una fragorosa risata, data l'inanità delle tesi sostenute e tenendo conto, soprattutto, da quale pulpito viene la predica, quello di un intellettuale organico, nazionale-popolare che si fa difensore della ‘patria-nazione'unitaria di stampo risorgimentale.

Va detto subito che i due scritti soffrono del male oscuro della ipotassi e della semi-indecifrabilità. Asor Rosa farebbe bene a rileggersi Francesco De Sanctis per imparare come si usano la concinnità e la paratassi. La brevità e la chiarezza espositiva non sono certo il suo forte.Tengo poi anche a chiarire che non è mia intenzione trasformarmi in un difensore del berlusconismo. Il Cavaliere ha già tanti paladini attorno alla sua tavola rotonda ( o quadrata) che lo proteggono.

In questo mio intervento desidero mettere al vaglio la validità dei tre concetti principali su cui Asor Rosa ha costruito il suo ragionamento disfattista ed allarmista. L'Italia di oggi, quella del 2008, sta veramente correndo un pericoloso ‘disegno distruttivo' che porterà alla ‘ catastrofe nazionale ed economico-sociale'? Ecco, di seguito, i punti salienti negli scritti di Asor Rosa:

1. L'Italia sta correndo seri rischi di distruzione della continuità storica nazionale nata con il Risorgimento e con la Resistenza

2. L'Italianità e concetto di ‘patria-nazione' sono intercambiabili

3. La natura del‘ male relativo', perché fondato sul consenso, del berlusconismo è peggiore rispetto al ‘male assoluto',perché fondato sulla dittatura, del fascismo.

Analisi e risposta al punto 1.

Che il Risorgimento sia stato il processo storico che ha portato alla nascita dell'Italia come ‘patria-nazione' è innegabile. Che la Resistenza sia stata la continuazione del Risorgimento è una idea da scartare. Se il fascismo ha ripreso il nazionalismo risorgimentale e si è ispirato alla retorica della Terza Italia, la missione di grandezza della ‘nazione', come puo' la Resistenza, che ha combattuto contro il fascismo, essere vista come una ripresa del Risorgimento? L'esercito badogliano e la dinastia dei Savoia vanno considerati parte della Resistenza? Inoltre qual è stato il vero contributo militare dei partigiani alla liberazione del territorio dell'Italia centrale e settentrionale dalla presenza delle truppe tedesche?Si è senz' altro esagerato la consistenza numerica della Resistenza ( quanti sono stati VERAMENTE coloro che hanno combattuto contro i tedeschi? I partigiani, inoltre, sono stati tutti eroi?). Se la Resistenza fosse stata VERAMENTE un movimento popolare ed il suo contributo militare DAVVERO determinante, gli Alleati anglo-americani avrebbero considerato l'Italia un paese vincitore della guerra, come hanno fatto con la resistenza francese con a capo Charles de Gaulle, malgrado il regime collaborazionista di Vichy del Maresciallo Philippe Pétain. Le condizioni durissime del trattato di pace imposte all'Italia ( la perdita delle colonie e l'amputazione della Venezia Giulia dal territorio nazionale) alla fine del secondo conflitto mondiale sono la prova che gli anglo-americani l'hanno considerata un paese sconfitto.Hanno quindi realisticamente considerato il contributo militare dato dai partigiani come qualcosa di secondario, marginale. Diciamoci la verità: senza le truppe americane, inglesi, canadesi ecc. sarebbero riusciti i partigiani da soli a sconfiggere i tedeschi? La risposta non puo' essere che un chiaro, lampante no.Questo è quindi il VERO verdetto storico e la vera importanza della Resistenza, aldilà delle contingenze agiografiche che ne sono state fatte.

Sono trascorsi oltre 60 anni dalla fine della guerra. È imperativo per gente della mia generazione, nata dopo il 1945, vagliare oggettivamente, criticamente, globalmente gli eventi occorsi. Non solo, ma evitare di ripetere una serie di clichés, divenute certezze, che sono state il frutto di bisogni storici contingenti, di mitologie agiografiche. L'Italia sconfitta aveva bisogno di giustificarsi storicamente, di rifarsi una coscienza morale. La Resistenza è servita appunto da alibi morale collettivo ad un paese che aveva perso il suo onore (senza nulla togliere a chi ha VERAMENTE combattuto e con tutto il rispetto verso chi ha dato la sua vita combattendo).

Alberto Asor Rosa nel vedere nella Resistenza la continuazione del Risorgimento fa ricorso ad una mitologia storica ormai stantia. L'Italia del 2008 ha bisogno di una memoria storicamente condivisa, post-ideologica. L'appartenenza dell'Italia al G8, all'Unione Europea, alle Nazioni Unite, alla NATO e ad altri enti internazionali sono la garanzia che è parte integrante del mondo libero, che è una democrazia matura senza rischi di tentazioni totalitarie.Non è certo la matrice marxista della Resistenza che avrebbe fatto dell'Italia lo Stato democratico maturo che è nel 2008.

Resta da definire che tipo di democrazia l'Italia deve rimanere. La ‘ patria-nazione' unitaria di stampo risorgimentale, difesa da Asor-Rosa, è veramente il solo valido modello identitario? La soluzione unitaria e monarchico-liberale ottenuta grazie al grande ‘tessitore' Camillo Benso di Cavour era una delle opzioni, ma non certo la sola, che si offriva agli italiani nell'Ottocento. Mazzini favoriva una soluzione unitaria e repubblica,Gioberti una federazione con a capo il Papa, Cattaneo una repubblica federale. Dopo quasi 150 anni dall'unità d'Italia è riemerso in modo prepotente il sentimento di appartenenza regionalistica di cui la Lega Nord si è fatta banditrice. Ma il senso di identificazione con quelli che erano i Sette Stati presenti sul territorio della penisola dopo il Congresso di Vienna, non è mai venuto meno, anche nell'Italia post- risorgimentale. Niente impedisce quindi di riconsiderare in modo serio l'aggregazione federale all'Italia.Il modello federalista avrebbe diversi vantaggi. Il primo è qello di ridurre a soli 8 i compartimenti amministrativi (1. Valle D'Aosta, Piemonte e Liguria, 2. Lombardia, 3. Triveneto, 4. Toscana-Emilia-Romagna, 5. Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, 6. Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, 7. Sicilia, 8. Sardegna). Il secondo responsabilizzerebbe i vari compartimenti nei diversi settori di competenza e ridurrebbe di molto il principio della sussidarietà fiscale. In un periodo in cui si parla di euro-regioni, niente impedisce di ridefinire i confini regionali italiani ed attribuire ad ogni compartimento geografico una serie di poteri. La Spagna, il Canada, la Germania sono stati federali e non per questo sono meno democratici e non hanno un sentimento di appartenenza nazionale. Il timore di Asor-Rosa sulla possibile minaccia della perdita della ‘patria-nazione' italiana non è quindi che un semplice spauracchio retorico, difeso in un mondo post-ideologico da un vetero-comunista che ha visto nell'internazionalismo il modello sociale forte.

2, Passiamo al secondo punto. L ‘italianità' ed il concetto di ‘patria-nazione' sono intercambiabili? Assolutamente no. Anche al tempo delle città-stato, delle repubblice marinare e delle signorie gli abitanti del territorio dello Stivale avevano il sentimento di appartenere,oltre che alla propria città, anche all'Italia. E basta rileggersi Dante, e non solo, per rendersene conto. Ma un altro dato impugna l'equazione italianità-patria-nazione ancora piu' fortemente: l'identità ‘italiana' degli emigrati. Milioni di persone sentono un sentimento di appartenenza all'italia senza necessariamente vedere nella ‘patria-nazione' il punto di riferimento. Per un brasiliano d'origine veneta il punto di riferimento spirituale concreto non è tanto l'Italia, quanto piu' la regione di provenienza dei suoi antenati. Andrebbe studiato attentamente il rapporto che intercorre tra italianità ed italicità nel definire l'identità italiana. Il legame diretto tra ‘patria-nazione' ed identità difesa da Asor-Rosa è per lo meno parziale nella sua validità.

3. Ed arriviamo a quella che è la parte piu' dichiaratamente ideologica nei due articoli dell'Asor-Rosa: il ‘male-relativo' del berlusconismo è peggiore del ‘male assoluto' del fascismo.Il rapporto tra potere di pesuasione propagandistica attraverso i mezzi d'informazione ed esercizio del libero arbitrio dell'ascoltatore o telespettatore è stato studiato da gente come Ellul, MacLuhan, Marcuse ed altri. Asor-Rosa non dice niente di nuovo quando sottolinea i pericoli insiti nella manipolazione dell'informazione per creare consenso sociale e politico. Resta il fatto che non tutta l'informazione italiana è controllata da Berlusconi e niente impedisce ai suoi oppositori nell'Italia del 2008 di far valere liberamente punti di vista diversi. Ne è la prova che Asor-Rosa abbia potuto scrivere e pubblicare su Il Manifesto le sue critiche acerbe sul berlusconismo. C'è inoltre una fonte nuova d'informazione, l'informatica, internet che i vari Hearst, Murdoch,o Berlusconi non riescono a controllare. La gioventu' italiana, e non solo, si serve sempre di piu' nel 2008 del computer e di internet e suoi derivati per comunicare.È quindi liberissima di scegliere le fonti a cui attingere per informarsi. Il ‘ male relativo' basato sul consenso, tanto paventato da Asor-Rosa, non è solo una caratteristica italiana, è ormai un fenomeno planetario ad eccezione, forse, di alcuni paesi del mondo islamico e della Cina dove viene praticata una rigida censura anche su internet. Se quindi l'italia è in pericolo, lo è anche tutto il resto del pianeta Terra. La scelta tra ‘male relativo'del berlusconismo e censura islamico-cinese è ovvia per chiunque. Il potere ottundente del consumismo, che porta poi anche al consenso politico, è peggiore della dittatura ideologica del fascismo o di altri regimi totalitari? È questo un discorso arcadico-moralista, alla Pasolini, che vedeva nella rivoluzione antropologica del carattere degli italiani passati dall'età del pane a quella dei consumi il male assoluto. Si faccia questo discorso a tanti milioni di persone che vivono ancora in una realtà pre-industriale e che tentano disperatamente di entrare illegamente nell'inferno che l'italia di Berlusconi rapresenterebbe e si capirà il moralismo insito nelle parole di persone come Asor-Rosa il quale vede nella magistratura e nella scuola le sole due ancore di salvezza della società italiana perché non ancora controllate dal berlusconismo. Sono queste le due fonti da cui nascerà la difesa della patria-nazione e permarrà una visione ideologica alternativa a quella vigente in Italia nel 2008? Solo il tempo ci dirà se l'appello lanciato da Asor-Rosa è una accorata difesa della libertà o semplicemente l'incapacità di un vecchio e vetero-comunista di accettare la sconfitta della ideologia in cui ha creduto ed alla quale rimane aggrappato per continuare a dare un senso alla propria esistenza."
Filippo SALVATORE, Concordia University, Montreal | News ITALIA PRESS
http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=3_146113
 


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