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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 2/10/2008 ● Click 2065

Berlusconi, Di Pietro ed il Lodo Alfano


Filippo Salvatore © FUORI PORTA WEB

È in corso in Italia un duro scontro tra il terzo governo Berlusconi e l'ANM (Associazione Nazionale Magistrati) a proposito del Lodo Alfano. Il lodo equivale ad una sentenza arbitrale ed è definito Alfano dal nome del ministro della Giustizia Angelino Alfano. Cosa prevede detto lodo? La immunità per le principali cariche dello Stato.
I contendenti fanno valere principi contrastanti: se la Corte Costituzionale boccerà il Lodo Alfano, ha dichiarato il Premier Berlusconi, il potere esecutivo farà valere che i tempi sono maturi per avviare una profonda riforma su tutto il sistema giudiziario in quanto alcuni magistrati invece di limitarsi ad applicare la legge attribuiscono a se stessi ed al loro ruolo un preteso compito etico. Il tutto motivato da palesi motivi politici. Viene quindi ribadito dal potere esecutivo ‘ il vincolo di imparzialità imposto dalla Costituzione nello scrivere la sentenza .‘ Secondo Niccolo' Ghedini, avvocato del Premier e parlamentare del PdL, ‘i magistrati sono una casta che si ribella a qualsiasi regola che la ponga davvero come dovrebbe al servizio dei cittadini e non già di una parte politica'. I magistrati sarebbero dunque un potere incontrollabile che manifesta disprezzo nei confronti delle massime cariche istituzionali.
L'opposizione politica, il PD e l'Italia dei Valori, difendono i magistrati in questa querelle. Il PD vede nel Lodo Alfano ‘ un punto di non ritorno e un attacco alle istituzioni', mentre Antonio Di Pietro sta facendo circolare una petizione per arrivare ad un referendum popolare ‘anti-Lodo Alfano' poiché lo scudo giuridico che esso contempla per le più alte cariche dello Stato non è altro che una serie di emendamenti costituzionali fatti ad personam. Sono, in altre parole, una garanzia contro le varie accuse mosse nei confronti del Premier Berlusconi nei processi in corso contro di lui.
La questione di fondo da capire è dunque questa: esiste veramente, come dichiara il Premier Berlusconi, un disegno strategico da parte dei magistrati italiani? La magistratura opera veramente a suo piacimento ed ha esteso, per implicite simpatie ideologiche, il suo potere a tal punto da rompere l'equilibrio istituzionale e costituzionale?
Cosa sancisce in modo preciso la Costituzione? Nell'articolo 104 si dichiara: ‘ La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere', mentre il 101 afferma: ‘ La giustizia è amministrata in nome del popolo' e nel 107 si contempla che ‘ il ministro della giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare contro un magistrato'. Tuttavia ‘ i magistrati sono inamovibili e non possono essere dispensati o sospesi né destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione del Consiglio Superiore della Magistratura'.
Ho voluto fare questi riferimenti precisi agli articoli della Costituzione Italiana per chiarire che il Titolo IV ( articoli 101-113) stabilisce in modo chiaro l'autonomia del potere giudiziario da quello legislativo ed esecutivo. In un paese democratico la divisione dei poteri è, dopo le rivoluzioni americana e francese, un principio sacrosanto.
Nell'Italia repubblicana di oggi, almeno in principio, è cosi. Dico in principio perchè dal 1992, con l'inizio dell'operazione ‘mani pulite' da parte del pool milanese, tra cui spiccava il magistrato Antonio Di Pietro, il potere giudiziario si è messo ad indagare quello politico ed è riuscito a far venire alla luce la corruzione ed il marciume della classe politica ed imprenditoriale italiane. Milano, ribattezzata Tangentopoli, era il feudo di Bettino Craxi ed uno degli uomini d'affari più in vista di allora era il suo amico Silvio Berlusconi, il 'palazzinaro' della periferia milanese. È in particolare contro Craxi ed i suoi accoliti che l'allora magistrato Di Pietro ha diretto le sue indagini che, per la loro meticolosità ed intransigenza, hanno fatto crollare una intera classe politica, quella democristiana e socialista in particolare.
Alle elezioni nazionali del 27 e 28 Marzo 1994 l'imprenditore Silvio Berlusconi, trasformatosi in politico, riesce a fare qualcosa di impensabile. Nel giro di due mesi il suo nuovo partito Forza Italia, grazie ad un sapiente e demagogico battage pubblicitario alla televisione, diventa il primo partito politico italiano ed il suo leader, Silvio Berlusconi, il nuovo Primo Ministro.
Nella seconda metà degli anni '90 la magistratura sviluppa la tendenza ad emettere avvisi di garanzia facili. Un semplice sospetto di malversazione o abuso di potere viene sancito con un avviso di garanzia. Il Primo Ministro Romano Prodi, Di Pietro stesso, ed in particolare l'ex Premier mo Silvio Berlusconi vengono rinviati a giudizio. Persino la senatrice di Rifondazione Comunista Ersilia Salvato faceva notare nel 1996 che la giustizia veniva usata come un'arma politica.I l senatore dell'allora PDS Giovanni Pellegrino accusava i magistrati di voler ‘ creare un nuovo equilibrio istituzionale' e di avere ‘ un disegno strategico' per aumentare il proprio potere.
Il 6 dicembre 1994 Antonio Di Pietro, l'uomo simbolo dell'Italia pulita, rassegnava le sue dimissioni come magistrato, diventando prima docente universitario ed, in seguito alla vittoria dell'Ulivo, la coalizione di centro-sinistra, veniva cooptato dal Premier Romano Prodi come ministro dei Lavori Pubblici. Il 15 novembre del 1996, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia, per aver estorto soldi ad un testimone, lasciava il suo dicastero. Da allora è stato eletto senatore, poi europarlamentare ed è diventato il capo del partito politico Italia dei Valori che alle ultime elezioni nazionali, quelle del 2008, vinte dal PdL con a capo Silvio Berlusconi, è riuscito a far eleggere un congruo numero di deputati e senatori.
L'antipatia ed i vecchi rancori tra Di Pietro e Berlusconi sono riemersi e determinano, fino ad un certo punto, il dibattito sul ruolo che che la magistratura è chiamato a svolgere. C'è in Di Pietro ed una parte dei magistrati un atteggiamento di rigido giustizionalismo. Silvio Berlusconi viene additato come l'espressione della corruzione e va quindi indagato, giudicato e punito. Ogni emendamento costituzionale, come il Lodo Alfano, viene visto come un tentativo di farla franca, come un raggiro istituzionale proposto per garantire l'incolumità di Berlusconi. C'é una dose di verità in questo modo di pensare. Se il Lodo Alfano diventerà legge, Silvio Berlusconi potrà governare per i prossimi cinque anni senza i patemi d'animo che la magistratura gli fa provare da anni.
Tuttavia a me pare che il Lodo Alfano va interpretato in termini istituzionali, aldilà di chi può trarne profitto nell'immediato, nella fattispecie Silvio Berlusconi. Per evitare che l'Italia diventi un paese in cui i giudici sono una casta intoccabile, super leges, occorre istituzionalizzare una serie di misure che fanno da contrappeso ad uno dei tre rami del funzionamento democratico dello Stato. Occorrono quello che gli anglo-sassoni chiamano checks and balances (controlli ed equilibri) per impedire che il potere legislativo sia sopraffatto da quello esecutivo e quello esecutivo da quello giudiziario. Nell'Italia di oggi il potere giudiziario sembra godere di un'autonomia non controllabile e quindi potenzialmente pericolosa perchè rischia di sfociare nell'arbitrio. Come fare in modo che l'Italia resti un paese dove i tre poteri -legislativo, esecutivo e giudiziario - mantengano un sano equilibrio tra di loro? Occorrono delle modifiche costituzionali e rafforzare il potere esecutivo perchè, tra i tre poteri, è quello che ha maggiore legittimità popolare in quanto espressione del potere delegato ad una compagine politica direttamente dal voto degli elettori. Non è il certo caso del potere giudiziario.
Dopo 60 anni la Costituzione italiana va emendata e messa in sincronia con quelle che sono le esigenze della ‘ realtà effettuale', per scomodare Niccolo' Machiavelli, della realtà italiana cosi com'è veramente oggi la quale è molto diversa da quella emersa dopo il secondo conflitto mondiale. Mentre allora era molto facile stabilire una linea di demarcazione tra libertà e dittatura, tra una ideologia ed un'altra, al giorno d'oggi le categorie interpretative sono molto più complesse. Viviamo In un mondo post-ideologico, addirittura post-globale, per cui la Carta Costituzionale deve corrispondere ad un patto sociale tra cittadino e Stato che tenga conto dei profondi cambiamenti occorsi. Per decenni il male oscuro della democrazia italiana sono state la partitocrazia e la debolezza del potere esecutivo. Se l'Italia vuole contare in Europa e nel mondo nel 21° secolo, ha bisogno di stabilità istituzionale, di semplificazione legislativa e di efficienza amministrativa che si ottengono cambiando la costituzione. La Francia lo ha fatto passando dalla quarta alla quinta repubblica, rafforzando il potere esecutivo. Sarebbe ora che anche in Italia un cambiamento simile avvenisse, senza per questo venir meno al rispetto della democrazia.
Il Lodo Alfano, a mio avviso, non va visto come un cambiamento costituzionale ad personam, ma come il primo passo verso una riscrittura della Carta Costituzionale in cui non sono le ideologie che dettano legge, ma il bene comune che si ottiene e si esercita solo con la stabilità e la oculata programmazione.
Ritorniamo al punto di partenza. Come mettere fine a tanti processi in corso che durano oramai da anni? Si parla di un'amnistia parziale o della riduzione della pena dietro restituzione dei beni trafugati. Si tratta di un'opzione da prendere sul serio, data l'ingiustificabile, imperdonabile lentezza della magistratura nell'emettere le sentenze. Anche una buona parte dell'opinione pubblica comincia a porsi delle domande sui motivi che spingono tanti magistrati ad agire come fanno oppure a vedere nel giustizionalismo puro e duro, stridente, alla Di Pietro, solo nominalmente valido, perchè irrealizzabile in pratica.
Segno questo che si è entrati in una fase sociale diversa e che la soluzione alla corruzione non va cercata solo nei tribunali. Altrimenti milioni di italiani, tra il 20 ed il 25% della popolazione, che pratica l'evasione fiscale,- e chi non lo ha fatto almeno una sola volta scagli la prima pietra - corrispondente a quasi il 20% del Prodotto Interno Lordo, dovrebbero andare in galera. L'Italia cambierà veramente solo quando il singolo cittadino, Premier Berlusconi compreso, rispetterà le leggi per imperativo morale. E ce ne vorrà ancora di tempo nel Paese del particulare!
Filippo Salvatore | Concordia University, Montreal | News ITALIA PRESS
 


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