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Pubblicato in data 4/12/2021 ● Click 3477

Annibale Ambrosiano (detto Nino), "Domiamo le fiamme, doniamo i cuori"


Antonio Sisto © FUORI PORTA WEB

“Sono nato a Guglionesi il 3 aprile 1954. I miei genitori si chiamavano Giuseppe Ambrosiano e Rachele Vitantonio; papà faceva il barbiere a domicilio, mamma era una brava e rinomata sarta, stimata in tutto il paese per le sue doti umane e professionali. Ho una sorella più piccola di me, di nome Angela.

Le scuole elementari e medie le ho fatte a Guglionesi. Nel 1968 mi sono iscritto all’Istituto Tecnico Nautico di Termoli, dove mi sono diplomato nel giugno del 1973; ricordo con piacere due professori di Guglionesi che hanno inciso positivamente sulla mia formazione scolastica: l’ingegnere navale, Pasquale Fulvio, detto Pasqualino e l’ingegnere di termodinamica, Luigi Ferioli, detto Ginetto.

Dopo alcuni mesi ho avuto la fortuna di trovare subito un lavoro che mi ha dato modo di mettere a frutto il mio diploma scolastico e acquisire le prime vere esperienze sul campo. Il 16 novembre dello stesso anno mi sono imbarcato sulla petroliera Cabras, battente bandiera italiana; la sede centrale era a Cagliari in Sardegna, facevamo servizio sulla rotta mediterranea trasportando petrolio; la nave aveva una stazza di trentamila tonnellate. Caricavamo il greggio nella raffineria di Ras Lanuf, in Libia, facevamo la consegna a Casablanca in Marocco, e a Costanza in Romania, sul Mar Nero. Tra andata e ritorno occorrevano almeno tre giorni di navigazione.

Sulla nave il mio ruolo era di Allievo Ufficiale Complementare di Macchina. L’organigramma dell’equipaggio era così composto: Comandante, 1° di coperta, 2° di coperta, 3° di coperta. Direttore di Macchina, 1° di macchina, 2° di macchina, 3° di macchina.
Eravamo perennemente in servizio, reperibili H 24, i turni di guardia erano dalle quattro alle otto del mattino e dalle sedici alle venti.

Stando lunghi mesi in mare, ti assaliva la nostalgia per la famiglia e per gli amici. Comunicare con il paese non era per niente semplice; in quel periodo a Guglionesi, e non solo, pochissime famiglie avevano il telefono. Per fortuna esistevano dei punti telefonici pubblici, ubicati prevalentemente in attività commerciali, dove si poteva fare o ricevere una telefonata; questo prezioso servizio era l’unica possibilità alla canonica lettera postale; io telefonavo al bar gestito da Tonino D’Agata e sua moglie Filomena Mugnano, dicevo loro di andare ad avvisare i miei genitori che, a una certa ora, li avrei chiamati. Mamma e papà con grande puntualità arrivavano al bar e attendevano pazientemente il loro turno; delle volte gli orari non erano rispettati, la colpa non era di nessuno, la voglia di sentire la voce di una persona cara era tanta ed era inevitabile che si creasse qualche disguido; il ritardo era del tutto comprensibile perché le comunicazioni riguardavano specialmente il Canada e l’America, dove c’era una notevole presenza di nostri emigranti e spesso le linee erano intasate.

Fu durante un colloquio telefonico che mi fu comunicato l’arrivo della cartolina di precetto e che dovevo partire per la visita militare. Al primo approdo utile sbarcai a Savona, e con il treno, via Genova - Bologna, scesi a Termoli. Con la corriera, arrivai a casa, dove mi attendevano i miei genitori e mia sorella Angela.

Il giorno stabilito mi presentai alla Capitaneria di Porto di Pescara per la visita d’idoneità. Tutti i giovani che si erano diplomati all’Istituto Tecnico Nautico erano destinati a prestare il servizio di leva nella Marina Militare. Dopo i test attitudinali e i colloqui di rito, fui ritenuto idoneo a fare il soldato.

Nel mese di maggio 1974 sono partito per il Centro Addestramento Reclute, Maridepocar, di Taranto. Nella città pugliese sono rimasto tre mesi. Ricordo nitidamente il giorno del giuramento alla patria. Fu una manifestazione bellissima, allietata dalla presenza di alcuni amici arrivati, per me, da Guglionesi.

Ad agosto sono stato trasferito a Brindisi, nei Mezzi da sbarco del Battaglione San Marco. Qui incontrai un mio coetaneo di Guglionesi, Vincenzo Pellegrino, anche lui militare nella città pugliese. Mi disse che faceva parte della Brigata Marina San Marco, un’unità del Corpo Speciale della Marina Militare Italiana che agli inizi degli anni settanta si era insediata a Brindisi. Con grande fierezza mi ricordò che il loro motto era stato adottato dai Marines americani.

A novembre mi rimandarono a Taranto, fui assegnato ai Vigili del Fuoco del Deposito Militare di Buffoluto, dove c‘era un grande deposito di munizioni. Qui sono stato fino al congedo, avvenuto il 29 febbraio 1976, dopo ventidue mesi di leva obbligatoria.
Nella città di Taranto c’era un importante distaccamento della Nato, (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord); per caso venni a sapere che nel centro era impiegato anche un mio concittadino che conoscevo benissimo, Sandro Terzano; con la famiglia, risiedeva nella vicina Martina Franca, una ridente cittadina della Valle d’Itria; Sandro era il fratello maggiore del mio amico Michele, il portiere del Guglionesi calcio degli anni sessanta/settanta. Michele Terzano era stato allievo del mitico Nicolino Marra, indimenticata saracinesca nero verde di quegli anni.

Nel tempo libero, Sandro ed Io ci siamo incontrati alcune volte, inevitabilmente non potevamo fare a meno di parlare di calcio, considerato che entrambi, in anni diversi, abbiamo avuto l’onore d’indossare la gloriosa casacca nero verde del Guglionesi.
Io ero tifoso della JUVENTUS, lui era un patito sfegatato del NAPOLI, al pari dei fratelli, Dino e Vincenzo Angelucci. Mitici erano gli scontri verbali che, questi ultimi, avevano con gli zii Antonio e Mario Angelucci, tifosissimi, rispettivamente, della JUVENTUS e della FIORENTINA. In quegli anni, tanti erano gli appassionati di calcio che la domenica pomeriggio non potevano fare a meno di accendere la radio e ascoltare il famoso programma sportivo: “Tutto il calcio minuto per minuto”.
A Guglionesi, in quel periodo, erano tanti i tifosi carismatici e rappresentativi, ne cito qualcuno: Joe Mileti, del CAGLIARI; Salvatore Di Paolo e Domenico Pace, della FIORENTINA; Angelo Di Carlo, Manfredo Fiocco, Angelo Tana, dell’INTER; Antonio Del Torto, Dino Fusco, Michele Maurizio, della LAZIO; Antonio Artinghelli, Tonino Cacchione, Mario Miglietti, della JUVENTUS; Tonino D’Agata, Giuseppe Di Tommaso, Andrea Fiocco, Vincenzo Sabetta, del MILAN; Peppino Di Giosia, Giuseppe Paolone, Michele Terzano, della ROMA; Camillo D’Amario, Egidio Ludovico, Enrico Miraglia e Antonino Sivano, del TORINO”.

Dal libro di Domenico Aceto, “Un secolo di sport a Guglionesi”, Centro Grafico Francescano Foggia, 2001:
“Il primo sport codificato che fece la sua comparsa a Guglionesi fu il gioco del calcio. Anche se conosciuto sin dalla fine della prima guerra mondiale, esso fece la sua prima apparizione ufficiale all’inizio degli anni trenta. … Si disputavano incontri con i paesi limitrofi in un campo improvvisato a “Fuori Porta”, l’attuale Largo Garibaldi, … oppure su un terreno sito a Petticece, dato in concessione da Mario Caruso per l’affitto simbolico di una lira l’anno.
Nel 1945, con la fine della guerra e il ritorno alla vita normale, riprese anche l’attività sportiva costituita prevalentemente dal gioco del calcio. Si formarono due squadre che diedero inizio a una serie d’incontri che divisero in due la tifoseria guglionesana: “I BIANCHI” e “I VERDI”, dal colore delle loro maglie. I primi erano ragazzi più giovani che non erano partiti per la guerra, e provenivano in buona parte dall’Azione Cattolica; i secondi erano quasi tutti reduci tornati dalla guerra e avevano appunto la divisa militare di colore verde.
... Dopo alcuni mesi di gare accesissime, nella primavera del 1946 si costituì una società di calcio, con Presidente Gioacchino Fusco che fuse le due squadre in un’unica rappresentativa.
… Nel 1949 Guglionesi perse il suo campo sportivo. Il proprietario Silvio Caruso ritirò la concessione per vendere il terreno a suolo edificatorio, cosi per alcuni anni Guglionesi non ebbe ne squadra ne impianto sportivo. I ragazzi per disputare qualche partita utilizzavano il terreno situato di fronte al cimitero, a circa 2 Km dal paese oppure la spianata situata sul lato destro di “Castellara”.
“… l’amministrazione comunale prese la decisione di costruire un campo nel terreno del vecchio cimitero, vicino al Calvario, da più di cinquanta anni in disuso (buona parte del suolo occupato dall’attuale hotel Aljope). Dopo un paio di anni di lavori, finalmente nel 1953 fu inaugurato il nuovo campo sportivo con la presenza del sindaco Antonio Zarlenga. L’incontro inaugurale fu disputato contro il Campobasso (per la cronaca terminò con la vittoria del Campobasso per 1-3.
… Nel 1954 si costituì una società di calcio denominata S.S. Usconio con la presidenza di A, Vitale. Si formò una squadra che disputò diversi incontri amichevoli. Nel 1955, in seguito allo scioglimento della S.S. Usconio si costituì una nuova società di calcio denominata Polisportiva Guglionesi con la presidenza del dott. A. Sabetta, allenatore M. Lucchese. Nello stesso anno disputò il campionato di 2° categoria”.

Dall’anno della fondazione a oggi, la squadra nero verde, sotto varie denominazioni sociali, ha disputato diversi campionati ufficiali organizzati dalla FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio). Nel suo massimo splendore, negli anni sessanta, arrivò a partecipare al campionato di promozione campano.

In questo periodo, con Enzo Basler Presidente, partecipa al campionato di Eccellenza molisana, che rappresenta la quinta serie nazionale, dopo la Serie A, B, C, e D. Tanti sono i ragazzi guglionesani che negli anni si sono avvicinati a questo sport, alcuni hanno ottenuto ottimi risultati militando in squadre a livello nazionale. Si ricordano: Daniele Borrelli, Francesco Ferrara, Antonio Giordano, Paolo Mollica, e Andrea Sivilla; Borrelli e Sivilla sono ancora in attività, rispettivamente, nel Forlì e nel Belluno, in serie D.

Nel 2006, l’ U.S. Guglionesi, ha vinto la Coppa Italia Regionale, unico trofeo, fino a oggi conquistato; la coppa in bella mostra è esposta nella casa comunale. Gli incontri casalinghi si giocano nello stadio comunale di Guglionesi, dedicato in ricordo di Nicolino Cianci, indimenticato tecnico delle giovanili, scomparso qualche anno fa.

“In marina, i diplomati dopo nove mesi di naia erano promossi con il grado di sergente; mi nominarono Aiuto Responsabile dei Vigili del Fuoco; per me era un grande onore, anche se dovevo essere sempre reperibile a qualsiasi ora del giorno e della notte; portare quella divisa mi affascinava a tal punto che la mia aspirazione primaria era quella di diventare Vigile del fuoco.
Prima di congedarmi, inviai la domanda e dopo aver vinto il Concorso di Motorista Navale, fui assunto il primo luglio del 1976, cinque mesi dopo che avevo finito il militare. Tramite telegramma mi avvisarono di presentarmi al distaccamento dei Vigili del Fuoco di Varese, per il corso permanente. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è un corpo civile della Repubblica Italiana, dipendente dal Ministero dell'interno con funzioni di polizia.

La festa del corpo si celebra il quattro dicembre, in onore di Santa Barbara, patrona dei Vigili del fuoco.
Dopo soli due mesi d’addestramento m’inviarono a Gaeta (LT) dove mi sono imbarcato sulla motobarca VF 118. A bordo ero il Responsabile della sala motori. Il nostro attracco era nel molo dove avveniva lo scarico del greggio e il carico del petrolio raffinato nella raffineria di Gaeta. Nel 1977 ho conosciuto colei che sarebbe diventata mia moglie. Si chiamava Elisa, una splendida ragazza del posto che abitava proprio di fronte al molo dove operavo quotidianamente. Ci sposammo dopo quattro anni a Gaeta nel Duomo di San Francesco; nel 1983 è nata nostra figlia Lella.

Il 25 agosto 1985 abbiamo lasciato Gaeta perché trasferito al Comando V. F di Campobasso, con distaccamento a Termoli. Abbiamo abitato a Guglionesi a casa di mia madre, fino a quando non ne abbiamo comprato una tutta nostra in via Molise.
Nel 1996, vinto il concorso da sottufficiale, sono stato trasferito presso il Comando V. F. di Chieti e assegnato nel distaccamento di Lanciano. In seguito sono stato mandato a Vasto. Nel 1998 sono tornato a Termoli da capo squadra, dove sono rimasto fino al primo maggio 2007, giorno in cui sono andato in pensione.

Fino ad oggi, con smisurato orgoglio, posso affermare di essere l’unica persona di Guglionesi che ha prestato servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Durante un trentennio, tra mille rischi e pericoli, ho trascorso tanti momenti belli e altri un po’ meno, assieme a dei colleghi meravigliosi con i quali ho condiviso la nostra mission, sempre al servizio della collettività, rimanendo fedele al nostro motto: “Domiamo le fiamme, doniamo i cuori”. Ringraziando il Signore, adesso vivo a Guglionesi e, assieme a mia moglie Elisa, mi godo la mia cara nipote Ylenia”.
Annibale Ambrosiano detto Nino

4 dicembre 2021
A. Sisto


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