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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 3/9/2021 ● Click 737

TRA CITTÀ E CHIESA


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

“Per la chiesa dei nostri giorni non chiediamo una facciata che competa in altezza o ricchezza coi palazzi della città. Ma possiamo chiedere uno spazio che la stacchi e la identifichi. Che consenta a chi vi si avvicina di prepararsi all’ingresso. Nella vita quotidiana, al rumore si contrappone il rumore. V’è uno spazio che consente di evadere da questo circolo vizioso. Ma è difficile, forse impossibile demarcarlo solo con una porta: di qua la competizione, il frastuono, le preoccupazioni materiali; di là la quiete, la spiritualità, l’ascesi, la pace. La mediazione ha valore ontologico: la distanza è grande. Si richiede una gradualità di passaggio. Ecco che l’ingresso in chiesa va preparato: è d’uopo che vi sia non una semplice porta di transito, ma un cammino.
È questo il sagrato: il luogo in cui il passaggio graduale può avvenire. Ed è proprio a causa del fatto che il sagrato consente che questo passaggio avvenga, che è esso l’elemento che qualifica la chiesa. Più che la facciata. Perché lo spazio è dinamico. Il sagrato è il "vuoto" che porta significato in quanto è definito dalla chiesa stessa. È qui che si esercita la forza gravitazionale dell’edificio di culto. Qui che si viene attratti nel cuore della chiesa” [Arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini].

“Il sagrato di una chiesa è l’erede, pur in forme molto diverse, dell’antico atrio antistante le basiliche e le chiese più semplici, quasi uno spazio di rispetto davanti al luogo sacro, al punto da partecipare di questa sacralità, da cui il nome di sagrato. Anche presso i luoghi di culto di altre religioni si ritrovano frequentemente degli spazi sacri con la medesima funzione spirituale, conosciuta nell’arte cristiana, di introduzione al tempio vero e proprio. Si può pertanto dire che il sagrato appartiene come immagine e come spazio al complesso medesimo della chiesa. Sul sagrato si svolgevano in passato anche le sacre rappresentazioni, che in qualche regione sono ancora in uso; inoltre, il sacerdote vi si presenta per impartire benedizioni in determinate circostanze. Nella solennità della veglia pasquale, anche la liturgia prevede la benedizione del fuoco nuovo sul sagrato delle chiese” [Card. Francesco Marchisano].


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