Luigi Sorella © FUORI PORTA WEB

Emergenza COVID-19 e terza fase.

Qui, a Guglionesi, finora i decessi sono prevalentemente sotto la soglia “80 anni”. Segnale di un patrimonio di anziani consapevoli della pericolosità dell’epidemia, abituati a sacrifici per esperienza, e quindi attenti alle “regole di convivenza” in emergenza? Probabilmente... per molti è così.
Tuttavia, grazie proprio all’alto profilo nel senso responsabile dei nostri anziani, ci sarebbe da riflettere sulla strategia sanitaria, nei singoli e diversi territori, e sulle priorità efficaci nella “campagna dei vaccini” (la fragilità è solo una condizione dell’età avanzata oppure, ad esempio, di una fascia critica di età a rischio nel proprio contesto territoriale?) soprattutto durante la fase epidemiologica delle varianti aggressive del coronavirus.

Nella difficoltà oggettiva di un’emergenza di portata globale eppure carente di digitalizzazione dei metadati congrui e contestuali, ogni piano sanitario territoriale “rincorre il virus” sulla base di criteri non empirici (metodo spesso declinato scientificamente al negativo), mentre la tempistica in atto esula dalla prevenzione dinamica. Osservando il rifugio della storia per le tragedie epidemiologiche, ogni territorio restituisce ulteriori nozioni in grado di estrarre testimonianze antropologiche sulle dinamiche sanitarie, spesso soggette alla qualità ambientale, allo sviluppo urbano (sostenibile) e al contesto sociale delle relazioni comunitarie. Dunque, non solo una questione di fragilità per “età avanzata”, indicatore in grado di “consolare” anche un civismo inerme e sedimentato culturalmente su una inconsistenza strutturale del sistema sanitario ridotto al meno dell’essenziale, in prospettive tendenziali di un invecchiamento irreversibile della popolazione e di un’obsolescenza amministrativa nella potenzialità dell’assistenza territoriale, nonché “a distanza”, di un bene pubblico ed universale come la Salute di tutti.

Dopo l’epidemia, nei luoghi in cui si vivrà, la direzione della convivenza non sarà solo una “fuga dal virus”: occorrerà pur prenderne atto collettivamente. La tutela dell’ambiente sarà la madre generazionale anche della salute, ed ogni irresponsabile gesto di violenza verso il creato sarà non solo una “fuga dalla convivenza”.

Ad un anno dalla pandemia in corso.