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PoliticaGuglionesi
Pubblicato in data 6/2/2021 ● Click 769

Biopolitica e immunità


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

Parlare oggi di biopolitica , in un tempo in cui i diritti costituzionali circoscrivono sempre più da vicino le vite delle persone ( decretando il Governo in modo restrittivo su come preservarle rispetto a più ampie libertà fruibili in tempi normali ) oltre ad essere di stringente attualità rappresenta anche un modo per coniugare tale categoria della politica con la Sovranità dello Stato. Altro è ovviamente da intendersi con Sovranismo che, attraverso il suo prevalente portato di esclusività ( opposto alla inclusività ) , accentuando in modo artificioso gli aspetti identitari della popolazione, nella sua gridata e rabbiosa espressione politica si configura come una deriva autoritaria dello Stato-nazione . Allo stesso tempo chiamare in causa, in stretta correlazione con la biopolitica, l’immunità è altrettanto attuale poiché è noto che la nostra sopravvivenza ad una ricorrente, purtroppo , altamente probabile infezione da coronavirus , dipende, oltre che dai dispositivi di sicurezza esterni e dalle restrizioni sanitarie, con più confortanti e razionali probabilità di successo , dall’immunizzazione di gregge ( circa il settanta per cento della popolazione ) . Da subito, al fine di sgombrare il campo da eventuali forzature si può facilmente riconoscere la stretta relazione che lega una Co-munità all’im-munità ; concetti entrambi derivanti dalla stessa radice tematica (dal latino munus : legge, dono ) . Una Comunità identifica un particolare “corpo sociale “ costituito da una pluralità di individui organizzati nel territorio ; l’identità immunitaria , invece , caratterizza la persona contestualizzata , qui e adesso, nel suo tempo biologico la cui irripetibilità di individuo è anche “ scritta “ nel suo sistema immunitario ( neppure i gemelli monovulari saranno identici ,rispetto all’immunità ( e ad altre “ intelligenze” individuali ) ; li farà diversi l’ambiente: una pressione naturale ampiamente sollecitante la caratterizzazione del sistema immunitario di ciascuno di noi. Corre ancora un’altra associazione tra Stato ( di cui la Comunità locale , attraverso l’istituita municipalità ne rappresenta il segmento territoriale ) e biopolitica . Una Comunità locale, poniamo , quella guglionesana , dà conto di un’organizzazione istituzionale che nel tempo storico ha riprodotto se stessa , ed a meno di cataclismi epocali o di un’ irreversibile decrescita della popolazione ,continuerà ancora a storicizzarsi ( almeno così ci si auspica ) nel futuro prossimo venturo . Infatti , se guardiamo al passato , Guglionesi, in quanto aggregato umano ( ed urbano) continua ad impattare il suo originario territorio di insediamento da secoli , concedendosi oggi perfino un’ espansione abitativa , che rispetto all’incipiente denatalità della popolazione, di fatto appare spropositata . Tale continuità municipale, com’è noto, si è protratta nel tempo nonostante i ripetuti naturali avvicendamenti generazionali , le guerre , le epidemie , i ricorrenti flussi di emigrazioni che hanno interessato in tempi diversi la popolazione residente . Il cimitero locale in memoria conserva solo le successioni genealogiche degli avvicendamenti generazionali più recenti ; di quelle anteriori , che pure ci sono state, ( noi, loro eredi , ne siamo testimonianza vivente) si è persa ogni traccia biologica che qualora ci fosse , collegata in associazione binaria con i dati anagrafici, consentirebbe una ricostruzione rappresentativa della struttura della popolazione guglionesana , poniamo , nel 1789 . Se dell’anno 1789 ci sono informazioni , le stesse , sono solo laconiche, scarne registrazioni per elencazione e, quando con dovizia di aneddoti vengono argomentate “ad personam”, spesso sono agiografiche , se non mitologiche , affidate alla penna interessata dei notabili locali ( la quasi totalità della popolazione all’epoca era analfabeta). Pertanto , del 1789 potremmo avere, posto che siano reperibili, solo deboli e spesso fuorvianti indizi di una popolazione che pure all’epoca, per certo , abitò il territorio . La persistenza di una comunità sul territorio dipende sostanzialmente dall’andamento più o meno costante di alcuni parametri demografici . Quando le nascite compensano i decessi e quando il saldo migratorio è anch‘esso compensato , ovvero, allorché le cancellazioni all’anagrafe sono uguagliate da nuove iscrizioni l’assetto sociale della Comunità resta più o meno invariato , ed è proprio tale condizione di STATO ( il più freddo dei mostri, secondo Nietzsche ) che ha consentito in passato e consente ancor più oggi di organizzare secondo concordate regole convenzionali ( patto , contratto, tripartizione dei poteri … e , da ultimo : “la giustizia come equità” in Rawls ; varianti costitutive che individuano le direttrici evolutive dello Stato moderno ) la vita sociale sul territorio e la sua relativa conservazione civile nel tempo . Ho chiamato in causa lo Stato poiché sin dalla sua hobbesiana fondazione teorica moderna tale istituzione artificiale ha strettamente intrecciato la Sovranità ( poco importa se affidata ad un re-Sovrano o ad una oligarchia Sovrana ) con la biopolitica : un concetto che coinvolge, impegna e permea da vicino i corpi degli individui appartenenti ad una Comunità, specificando e rilanciando oggi una categoria politica, nella seconda metà del secolo scorso , già ampiamente trattata e sviluppata dal filosofo Michel Foucault . Lo Stato Sovrano ha rappresentato in passato un corposo dettato di leggi immateriali che ha messo in stretta relazione le persone e la materialità dei loro beni , ed ancor più oggi il suo intervento ci appare dirimente , perfino pervasivo e onnipresente , direttamente impegnato nella tutela della salute delle popolazioni sotto la sua giurisdizione, sovraesposte all’aggressiva , purtroppo spesso mortale, insidia dell’attuale pandemia che a livello biopolitico può essere ricondotta ad un agguerrito corpo a corpo tra la Società-individuo e il virus ( “ corpo”, per modo di dire ,l’ RNA -coronavirus è essenzialmente l’involucro proteico che contiene l’informazione genetica ) . Oggi, dovrebbe essere a tutti evidente che l’economia, il mercato, il diritto ( nella sua accezione più ampia) , la scuola , la cultura, … istituzioni fondative , permanenti dello Stato moderno sono costrette a fare un passo indietro , rispetto alla costosa ( per il massiccio impegno economico che il contrasto al virus comporta ) priorità di salvaguardare le vite umane dall’attuale resistente e persistente flagello del coronavirus . In parte ,l’economia globalizzata che oggi è il motore primo degli Stati-nazione a livello planetario, giocoforza , si è dovuta adeguare , o si è dovuta riconvertire al fine di produrre dispositivi per l ‘emergenza sanitaria . La pandemia sarà più veloce della corsa all’immunizzazione ? La sua recrudescenza ci porterà ad un tragico aut-aut ( peraltro già paventato ) su chi condannare e su chi salvare qualora il suo dilagare non fosse più controllabile ? ( un ultraottantenne o un giovane ?) Quando?... e se, questo sfinimento psicologico e, per i più sfortunati , anche fisico finirà ? Ad oggi, risposta non c’è o quantomeno : “ is blowing in the wind” ( soffia nel vento). Lo Stato nazionale e transnazionale , cosi vituperato in passato , oggi pare essere l’unico baluardo su cui , nel contrastare la pandemia , si appuntano aspettative salvifiche . Uno Stato che a tutela della salute , prepagando le commesse vaccinali , è in grado di far produrre alle industrie farmaceutiche e mettere a disposizione delle popolazioni a rischio presidi sanitari di cui i singoli individui , non sarebbero stati capaci di fornirsi . Saremmo mai, nel bisogno , individualmente in grado di approntare nella sua complessa strumentistica un’ unità operativa capace di contrastare il virus ( magari con anticorpi monoclonali al costo di duemila euro a dose ; Trump, pare, a salvaguardia della sua salute , abbia avuto accesso a tale cura , ad oggi l’ unico rimedio immediato , possibilmente vincente contro il virus , peraltro ancora sperimentale, quindi non commerciabile ) in un ambiente protetto ? E, ancora , se non fosse già operante un’industria farmaceutica in grado di ricercare, approntare e mettere in produzine i vaccini e, se la stessa , ( costretta dall’impennata transnazionale dei casi perfino a bruciare i tempi di sperimentazione) non avesse dato la priorità alla produzione massiccia di vaccini anti-covid , su quale immunizzazione preventiva avremmo potuto contare ? Senza l’ausilio dei presidi medico-sanitari istituzionali potremmo mai , noi, singoli cittadini acquistare , farci inoculare in sicurezza dosi del vaccino nei tempi e nei modi richiesti ? Vaccini che oggi , acquistati presso le industrie farmaceutiche , stoccati e distribuiti dallo Stato viaggiano sotto scorta ( come fossero lingotti d’oro ) protetti da agenti delle di Forze di Polizia . No, deve esserci chiaro che senza l’ausilio dell’apparato amministrativo-sanitario , anche moderatamente poliziesco dello Stato , nel chiuso delle nostre case in cui siamo da troppo tempo confinati, poco o nulla potremmo contro un virus che ci ha trovati indifesi e impreparati per affrontare una pandemia così aggressiva . La biopolitica ha oggi , se non altro , il merito di far ripensare in modo critico l’onnipotenza medico- tecnologica dell’uomo ; uomini che si scoprono essere fragili e limitati nel contrasto al virus . Infatti qualora il tampone di una persona sottoposta a test risulta essere positivo , la stessa , bruscamente , deve fidare , a meno di coadiuvanti supporti palliativi domestici , quasi esclusivamente sulla sua individuale capacità di resistenza immunitaria al virus , prima di imboccare l’incerta strada della guarigione ospedalizzata o non . Per effetto dei decreti ministeriali d’urgenza , ciascuno moralmente viene consegnato, responsabilmente o irresponsabilmente , ai suoi ed agli altrui comportamenti sociali , con la speranza che la ragione, la scienza medica , supportate da un agire sociale congruo e rispettoso dell’uguale diritto alla vita, nostra e dell’altro, attraverso un’azione sinergica congiunta possano infine trarci fuori dalle oramai ricorrenti ondate epidemiche . Nella nostra contemporaneità lo Stato pur avendo molti limiti e contraddizioni ad oggi ha saputo coniugare in modo complesso individuo e società per semplicità compendiati nel suo sorvegliare, prevenire e punire gli attentati all’incolumità dei cittadini (in vero , molto più ampie sono correntemente le sfere d’intervento dello Stato ). Ha di fatto provveduto a legiferare e ad emanare , dalla sua” Costituzione “ un corposo numero di codici di comportamento ( anche in tal modo, pratico e maggiormente accessibile ai più, è possibile intendere il Codice Civile, il Codice Penale, il diritto muto delle convenzioni sociali … ) volti ad” IMMUNIZZARE ” legalmente il Corpo sociale ( contro omicidi,reati patrimoniali , patologie infettive…) formato dai cittadini che giuridicamente diventano tali per appartenenza, acquisendo alla nascita la cittadinanza dello Stato per generazione biologica ( lo jus sanguinis) , lo “jus soli” è ancora in itinere . Come appare evidente il nascere generazionale in uno Stato , con immediatezza inserisce il neonato in un complesso tessuto biopolitico che socialmente premuroso lo” veste” e lo” investe” di diritti a sua tutela , inetto com’è alla sua nascita ( la nostra specie è a prole inetta, ovvero è incapace nella sua prima età della vita di sopravvivere , senza le cure genitoriali), fatti valere dai genitori .Tuttavia , l’ attuale accentuato tendere biopolitico della nostra società, (fino a ieri oscurato ad Occidente , da un supponente sfrenato liberal-capitalismo democratico che , incrementando lo sviluppo, come sottoprodotto non pagato dai produttori , ha lasciato colpevolmente incancrenire i suoi evidenti effetti ambientali negativi ) ragionevolmente favorito e giustificato dall’emergenza pandemica sta sempre più trasformandosi in biopotere ( da intendersi come potere sulla vita delle persone, e anche sulla loro morte, come hanno dimostrato le colonne di automezzi militari che trasportavano morti da coronavirus ) . Tale tempestivo , perfino giustificabile viraggio fa diventare secondario tutto ciò che di uno Stato rappresenta la sua architettura costitutiva : l’economia, il commercio , l’istruzione, i diritti (limitati, e i doveri, doverosamente aumentati) la cultura … per concentrare , l’attenzione delle istituzioni decidenti sulla pandemia .., Per meglio comprendere la transizione dalla biopolitica al biopotere è bene portare un’ esempio della sintesi pandemica aggiornata che è sotto gli occhi dei più : i dati quotidiani riferiti alla stato della pandemia nella nostra regione . C’è da premettere che lo spaccato sociale da cui ogni giorno vengono estratti i dati regionali include individui assolutamente normali , attenzionati dalle istituzioni o perché sono soggetti a rischio per età o perché sono contaminabili , già infetti, e/o in cura ; nei casi peggiori si rilevano pazienti che nonostante si siano sottoposti a un debilitante percorso terapeutico sono stati sopraffatti dal virus. La biopolitica, intesa in senso stretto in passato ha interessato sottoinsiemi sociali segreganti: carceri, manicomi… ambiti istituzionali in cui il controllo dei corpi devianti , li confinati , era a vista ( ed ancora in parte è tale nelle carceri oggi ) . C’è da osservare , ulteriormente , che il sociale diffuso da cui ogni giorno vengono estratti nella nostra regione i dati individuali , riepilogati in tabelle e pubblicizzati , rappresenta un biopotere esercitato su cittadini assolutamente normali , non devianti , potenzialmente a rischio di infezione o in pregresso, positivi , infetti da coronavirus . Il controllo ravvicinato dei cittadini ( a volte dei loro spostamenti ) da parte delle istituzioni, del sistema sanitario , delle Forze dell’ordine… genericamente sospettati di diffondere l’infezione attraverso comportamenti inappropriati , difformi dai da quanto decretato dal Governo, dalla Regione, dal Comune al tempo del coronavirus, per quanto nel merito possa essere di primo acchito contestabile , assume una valenza tendenzialmente biofila ( riguarda la prevenzione e la cura ) . Tuttavia , c’è da osservare che quando l’infezione diventa conclamata , sintomatica e non più controllabile in famiglia tra le mura domestiche, della patologia viene investito l’ospedale-covid di riferimento . L’ospedale , per la funzione socio-sanitaria che svolge già in tempi ordinari rappresenta un’istituzione potenzialmente segregante . Nei reparti riconvertiti e dedicati alla pandemia , la struttura , che attraverso i suoi preposti applica una rigida osservanza comportamentale interna , in ottemperanza alle regole dei decreti pandemici allo stesso tempo diventa di fatto segregante. I bollettini regionali descrivono una specie inferno dantesco ; sui bordi del suo ingresso ci sono i sottoposti a tampone , ovvero coloro che son sospesi ; una buona percentuale variabile di giorno in giorno viene annoverato tra i salvati , a scendere si collocano i nuovi positivi ; anch’essi ogni giorno quantizzati in percentuale variabile, a seguire, risalenti , i guariti , in genere con una percentuale grosso modo correlata con i nuovi positivi ( hanno espiata la pena), infine, purtroppo , ci sono i decessi . I dati che ogni giorno vengono comunicati dall’unità operativa appositamente istituita dalla Regione Molise , su uno spaccato della popolazione sottoposto a tampone ( con criteri di scelta quotidiana a noi non noti ) il giorno 28 gennaio 2021 ( un giorno a caso) hanno fatto registrare i risultati che seguono. Su 783 tamponi effettuati : 84 sono risultati positivi al test ; i guariti sono stati 39 ; i dimessi 0; i ricoverati in terapia 3; i decessi per covid-19 , sono stati due ( di cui uno ricoverato al reparto : “ malattie infettive “, uno in terapia intensiva ), su un serbatoio di positivi che in quel giorno in Regione superava abbondantemente quota 1100 . Intanto si suppone che coloro che sono sottoposti a tampone siano persone a rischio infezione per avere avuto incontri ravvicinati con persone già positive al coronavirus o perché provenienti da altre regioni (e solo per questo, potenziali veicoli di infezione) . Intanto, c’ è da osservare che su 783 tamponi circa l’89% sono risultati negativi , mentre circa l’11% entra nel girone dei positivi che si ripartiranno tra coloro che adotteranno l’isolamento domestico ,poiché non sintomatici, o debolmente sintomatici, e coloro che abbisognano di cure mediche e, che pertanto vengono ricoverate in reparto , a “ malattie infettive , se più gravi, vengono trasferiti in “terapia intensiva”: da tale gradualità sintomatica si po’ uscire in due modi ; guariti ( sia pure con funzioni organiche poco o molto compromesse ) oppure deceduti . Ora, come si accennava tutto questo percorso di controllo stretto dell’infezione ha una chiara valenza biofila : è un intervento di cura a salvaguardia del la vita; un protocollo tuttavia incerto nell’esito poiché per contro, quasi ogni giorno mostra l’altra faccia della medaglia , quella necrofila dei morti ; c’è chi non ce la fa e soccombe al virus. Ma ciò non deve apparire straordinario , non sempre la scienza medica e le tecnologie medico-sanitarie associate che supportano il paziente risolvono la sua patologia . E , sebbene la morte sia dal punto di vista esistenziale la conclusione certa di ogni vivente , quando è subdola e diffusa, pandemica, rappresenta un’abbreviazione indebita della speranza di vita ( a noi pare altamente ingiusta ), vite che, senza la pandemia , avrebbero potuto continuare… L’ inaspettata attualità praticata della biopolitica ha avuto il merito di rimettere al centro degli interventi preventivi sanitari l’individuo : presidi socio-sanitari posti in essere in un ambito istituzionale restrittivo che ha sacrificato alcune libertà, per noi prima consuete . Ed è nel distanziamento, necessario , nell’ utilizzo altrettanto necessario delle mascherine , nel divieto di assembramenti, nella chiusura parziale o totale delle attività commerciali ( spesso per l’ oggettiva assenza dell’abituale clientela) che la biopolitica , specie nel ricovero in isolamento dei pazienti si è mutata in biopotere sui corpi viventi ( e perfino sui corpi defunti ) . Questo inusuale ed imprevisto stato di cose può provocare , stress , risentimento ed astio se non la rancorosa voglia di trasgredire le norme anti- covid , trovando una facile superficiale giustificazione ( e sfogo) nell’estremismo sociale negazionista . Una posizione quella negazionista rispetto alla pandemia che appare sconvolgente e insostenibile , per molti versi incomprensibile , spesso a livello infettivo sbrigativamente derubricata ad una forma influenzale solo un po’ più aggressiva . Non fa scalpore solo il fatto che i negazionisti non accettino, l’esistenza della pandemia , ma indirettamente tale posizione nega che spesso l’infezione in atto abbia impresso una causale virata mortale in soggetti che pur affetti da altre patologie concorrenti, comunque, in sua assenza, se la sarebbero cavata . Il negazionismo fa venire il sospetto che tale partito preso abbia nelle persone che ne condividono l’assunto radici esistenziali più profonde poiché negare l’epidemia vuol dire, intanto, non avere rispetto per la propria salute e, secondariamente , non averne neanche per la salute degli altri, esposti ad un rischio aggiuntivo di infezione , poiché i negazionisti spesso si rifiutano anche di indossare dispositivi di prevenzione : le mascherine . Rifiutarsi di voler godere in modo preventivo di una buona salute, la cui tutela rappresenta un bene primario , nonché un diritto-dovere pare essere una posizione tendenzialmente necrofila . L’evidente dominanza oggi della categoria della biopolitica ( e del biopotere associato ) è comunque da intendersi come un fatto contingente indotto dalla pandemia , dovuto alle restrizioni cui dobbiamo sottostare se vogliamo essere salvati e non con( dannati). L ‘uomo, da quando C. Darwin l ‘ha destituito da re del creato e lo ha ricondotto solo ad una specie tra le altre specie pullulanti nella biosfera ; da quando S. Freud ha trovato che l’Io, ovvero la sua coscienza , è tiranneggiata dalle pulsioni del suo inconscio ; da quando Einstein l’ha materialmente relativizzato ancorandolo al sistema Terra, togliendolo dal centro dell’universo, si è scoperto precario , incerto tra passioni e ragione , infinitamente piccolo. Tuttavia , come ci è noto , l’ambizione di specie , il suo bisogno di dominio sulla natura , storicamente, hanno indotto l’uomo ad intraprendere il lungo e tortuoso cammino della civilizzazione la cui crescita demografica , in modo esponenziale lo ha irradiato in tutte le geografie con la conseguente antropizzazione planetaria della biosfera : un’invadente pervasiva diffusione di cui la l’attuale pandemia ultra-velocemente globalizzata pur sempre derivante da tale processo è solo uno degli effetti collaterali. Quando la pandemia si estinguerà , perché alla lunga l’immunizzazione di Stato la sconfiggerà , tornerà efficiente il turbo capitalismo finanziario mondiale che farà presto dimenticare l’ umana, troppo umana precarietà biologica dell’ oggi .

Guglionesi 5 febbraio 2021


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