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CronacaGuglionesi
Pubblicato in data 14/5/2005 ● Click 2301

ICI: nel Molise accertamenti senza “regolamento”. Fino a quando?


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

Da diversi anni molti Comuni molisani hanno avviato la verifica sul corretto pagamento dell’imposta comunale sugli immobili negli anni passati. Molti accertamenti hanno spinto i contribuenti a sanare le posizioni irregolari, altri risultano “imprecisi” nella loro formulazione mentre diversi, e negli anni non sono pochi, sono risultati del tutto errati (bollettini, calcolati correttamente e pagati puntualmente, che non comparivano sui terminali informatici, per citare un solo caso). Evadiamo subito dagli equivoci: abbiamo definito alcuni accertamenti come “imprecisi” perché esiste una miriade di casi contestati, investiti più di altri del diritto di “presunta irregolarità”, i quali dovrebbero ricondursi alle prescrizioni di un Regolamento ICI, la cui adozione renderebbe più tutelati i contribuenti molisani, nonché opportunamente informate le cittadinanze sulle circolari ministeriali emanate periodicamente, sulle prescrizioni legislative (si pensi alla “confusione” che vige ancora sui condoni edilizi, di recente autorizzazione governativa) e sulle sentenze in materia, che dovrebbero essere tutte integrate, efficacemente, nello strumento ufficiale del Comune (appunto un principio fondamentale riservato al Regolamento ICI, per evitare che si trascurino comma legislativi della materia tributaria, eventualmente sfuggiti all’attenzione anche del funzionario o del dipendente comunale più attento). Per non fare di “tutta l’erba un fascio” è opportuno subito scrivere che nel Molise ci sono Amministrazioni comunali, operative in Comuni molto piccoli, che da tempo procedono all’accertamento delle imposte comunali sugli immobili sulla base di una premessa: il Regolamento ICI. Per esclusiva sensibilizzazione civica sulla questione, qui preme dare una dignitosa voce ai contribuenti interessati dagli accertamenti qualificabili come “imprecisi”. Già, pur non essendo ancora vincolante per le Amministrazioni comunali (è una delle risposte fornite da molte di esse), l’adozione di un Regolamento ICI oggi appare, in virtù di una seria e di una diligente verifica (garante dei diritti dei cittadini contribuenti e delle esigenze amministrative), l’unico strumento “regolare” per affrontare una discussione equilibrata ed oggettiva in sede di procedimento e di colloquio (cioè in esercizio di autotutela) con l’Ufficio competente del singolo Comune, che possa risultare, definiamolo pure così, un sussidio alla trasparenza per tutto e per tutti (pubblica Amministrazione e contribuenti), perché è evidente che non si possono né sanare né discutere vari (talvolta troppi) contesti (presunti “irregolari”) semplicemente con le interpretazioni legislative, e si sottolinea “interpretazioni”, di autorevoli consulenti delle quali alcuni Uffici comunali ne praticano la sola spiegazione (essendo privi, come sono, di un Regolamento ICI da impugnare), …altrimenti la risposta che il contribuente riceve è del tipo: rivolgersi alla Commissione Tributaria. Spesso, …sempre più spesso, per soli 30 euro contestati. Per soli 30 euro a molti contribuenti conviene pagare ed accettare il procedimento a pacco chiuso (“scavicchi” ma non apra!), evitando addirittura di considerare l’ipotesi di autotuelarsi in sede legale (Commissione Tributaria), e dunque senza difendere l’eventuale diritto, perché nella società di oggi il tempo è denaro. Forse anche a questo serve un Regolamento ICI: rappresenta l’illusione di avere una garanzia di civiltà tributaria, già a livello comunale, per il controllo, l’aggiornamento e la tutela del contribuente che intende seriamente “regolarizzare” la propria posizione, “presunta irregolare”, sulla base di uno strumento idoneo, anziché di un parere o di una “interpretazione”. Infine, un’osservazione civica. Per evitare il più possibile l’affollamento delle sedi legali (…per soli 30 euro, appunto, rivolgersi alla Commissione Tributaria), è auspicabile, quantunque fossero corretti o meno gli accertamenti promossi sui casi di “presunta irregolarità”, che la discussione e soprattutto la valutazione delle autotutele del contribuente avvenissero, dapprima, sulla base di una decisione collegiale affidata ad una commissione comunale di competenza (nominata con opportuni requisiti), rinnovabile periodicamente (altro presupposto di trasparenza), esterna ed indipendente dal soggetto proponente il procedimento di accertamento (probabilmente, per coerenza, da rinnovarsi periodicamente) al fine di sopprimere ogni atto risolutivo fondato sulla “intepretazione” che possa apparire, e si sottolinea “apparire”, in prima istanza unilaterale e, in questo senso, amministrativamente autoritario alle tasche del contribuente (oggi, spesso e di fatto, la valutazione del procedimento di autotutela è praticata, esclusivamente, dallo stesso soggetto che promuove e sottoscrive l’accertamento). L’assunzione di una simile proposta renderebbe l’adozione del Regolamento ICI ancora più efficace nell’azione di controllo da parte delle pubbliche Amministrazioni, perché avrebbe modo di giudicare con maggiore collegialità, ribadiamo già a livello comunale, le autotutele garantite al contribuente. Se così non fosse, per lo stato attuale della gestione del controllo, ai cittadini contribuenti dei Comuni molisani ancora privi di un Regolamento ICI si dovrebbero inviare i bollettini ICI pre-compilati, cioè con l’imposta calcolata dal Comune stesso (come per altre imposte locali), evitando successive “interpretazioni” dei pagamenti, magari tra tre o quattro anni (gravati di sanzioni ed interessi, così …dei 30 euro circa 10 euro non riguardano l’imposta), e lasciando aperti al calcolo (legato alla dichiarazione ICI) i casi in cui sono subentrati variazioni nel corso dell’anno solare (in questo caso, con una consulenza diretta dello stesso Ufficio tributario comunale). Anche questo potrebbe essere un servizio comunale efficace, pensando agli anziani che rifiutano persino di autotutelarsi con quella misera pensione (non hanno la resistenza necessaria per recarsi nelle aule delle Commissioni Tributarie). Per loro, nemmeno più il tempo è denaro! L’auspicio è che, prima o poi, divengano vincolanti ed obbligatori tali adozioni, per tutte le Amministrazioni comunali. Ecco fino a quando, forse, rischia di attendere il contribuente illuso!


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