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Pubblicato in data 3/9/2008 ● Click 2027

Gomorra: dal libro di Roberto Saviano al film di Matteo Garrone


Filippo Salvatore © FUORI PORTA WEB

"Montreal - Dopo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1958, Il Nome della Rosa di Umberto Eco nel 1980, Gomorra di Roberto Saviano del 2007 è il terzo best seller letterario italiano degli ultimi 50 anni. In Italia Gomorra è in cima alla classifica da oltre cento settimane per un totale di oltre un milione di copie vendute ed all’estero è stato tradotto in 43 lingue,cosa rarissima per un libro italiano.
Gomorra è un romanzo-verità o docu-fiction, frutto di osservazioni dirette sul territorio e di documenti ufficiali di processi intentati contro il Sistema, sinonimo di Camorra, il nome dato al crimine organizzato a Napoli e dintorni. Il libro di Roberto Saviano descrive la penetrazione capillare sul territorio della Camorra ed il controllo dei gangli vitali della sua economia per mezzo di soldi e sangue. La Camorra ha ramificazioni economiche a livello locale, nazionale ed internazionale con un fatturato illegale stimato a 159 miliardi di euro all’anno. È quindi una vera multinazionale del crimine che paralizza la società e ne impedisce lo sviluppo civile ed economico.
Il mese di giugno scorso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato durante una sua visita nella città partenopea: ‘ Finchè non verranno debellate le presenze eversive e l’infliltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico, non sarà possibile avere sviluppo, consolidare le attività economiche già esistenti e sarà estremamente difficile l’impiego di risorse in questi territori’ ed ha incitato a liberare la città dai condizionamenti della Camorra, arginare i soprusi dei vari clan, condurre una battaglia continua contro la criminalità organizzata. Nobili propositi, ma difficili da mettere in atto perchè la Camorra incute timore ed uccide chi si oppone al suo controllo del territorio ed al suo dominio economico. L’ accumulo dei rifiuti per le strade di Napoli è un problema fatto emergere a bella posta dalla Camorra e costituisce una metafora del suo potere.
Nel giro di tre decenni le sue vittime sono state quasi 10mila «più di quelle della Striscia di Gaza a partire dalla prima Intifada, più della somma dei morti fatti dall’Eta in Spagna e dall’Ira in Irlanda».Questi dati sono forniti dal Saviano il quale, a causa delle rivelazioni contenute nel suo romanzo-inchiesta, vive sotto scorta ed è obbligato a spostarsi frequentemente perché è nel mirino del clan dei Casalesi.
I montrealesi hanno avuto modo di incontrare Roberto Saviano il mese di maggio scorso al festival letterario Blue Metropolis al quale era stato invitato in qualità di ‘scrittore in pericolo’.Personalmente ho avuto l’occasione ed il piacere di intervistare ed interloquire con Saviano durante la sua visita nella nostra città ed ascoltare di viva voce l’analisi cruda,coraggiosa, a volte disperata che egli fa della realtà della sua natia Campania. L’incontro con Roberto Saviano da me condotto in italiano con traduzione simultanea in inglese il 4 maggio scorso è stato uno dei momenti forti del festival Blue Metropolis.Centinaia di persone, in stragrande maggioranza non italiane, erano presenti alla nostra lunga conversazione nel corso della quale Saviano ha spiegato che ‘ il bisogno di testimoniare e l’urgenza ineliminabile di dire’ lo hanno spinto a scrivere Gomorra e spiegano il suo impegno morale e sociale. ‘ Mi tormentavo, ha detto il 27enne Saviano, cercando di capire se fosse possibile tentare di capire,scoprire, sapere senza essere divorati, triturati.O se la scelta era tra conoscere ed essere compromessi o ignorare – e riuscire quindi a vivere serenamente’. L’ossessione di capire la vera natura della Camorra è diventato per lui un imprescindibile bisogno di rivelarne la logica, perché convinto che la parola scritta – ed in seguito l’immagine sul grande schermo nella riduzione cinematografica di Gomorra ad opera del regista Matteo Garrone – costituiscono ancora preziosi veicoli nella lotta contro le mafie. ‘ Contro il crimine globalizzato,- ha spiegato Saviano in risposta ad una mia domanda- sono necessari interventi a livello nazionale ed internazionale. Alla globalizzazione delle mafie occorre rispondere con la globalizzazione della coscienza della cittadinanza e soprattutto con la confisca dei beni ottenuti illegalmente. Parallelamente al Sistema esiste infatti in Campania una società sana, rispettosa dello Stato e delle sue leggi e pronta a rispettare ed a far rispettare la legalità e la giustizia. Sapere, capire diviene una necessità. L’unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare. Ma la mia speranza è un’altra. Poter raccontare è già speranza.Nel momento in cui si conosce si puo’ sperare.E se si conosce, si puo’ sapere che nell’adesione alla Camorra non c’è futuro fuori della morte, che è ancora possibile dire di no. Ogni lettore o spettatore in piu’ è una speranza in piu’ perchè venga ribaltata la logica ‘ o uccidi o sei servo’. La mia speranza è in quel no,nella capacità di resistere’.
Il romanzo-inchiesta Gomorra di Roberto Saviano va visto quindi come un recente e nobile esempio d’impegno civile, come la semplice ed ineliminabile espressione di anelito di giustizia e di libertà. È un discorso che ha saputo toccare le corde sensibili di milioni di persone sia in Italia sia all’estero. Il commercio della droga, le discariche abusive, il commercio illegale delle armi a livello internazionale,i porti come punti di smistamento dei prodotti tessili o di abbigliamento prodotti a bassissimo costo in paesi come la Cina sono certamente una piaga napoletana, ma non solo napoletana.I problemi di Napoli vanno visti infatti come uno specchio deformante dei problemi che affliggono le società democratiche post-industriali.
Dal romanzo di Roberto Saviano il regista Matteo Garrone ha tratto un film con lo stesso titolo Gomorra, acquistato dalla Seville Pictures per la distribuzione in Canada prevista nell’ autunnodel 2008.Matteo Garrone ha già diretto Terra di Mezzo, Estate Romana, L’imbalsamatore e Primo amore. Dalle pagine del romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, il giovane regista ha estrapolato cinque storie e ha raccontato attraverso il cinema la realtà dei bassifondi napoletani legati alla Camorra con la sua violenza e corruzione. Storie che incrociano i destini di persone e realtà, ‘dove niente ha valore se non genera potere’.In una delle cinque storie un imprenditore del riciclaggio di rifiuti tossici gestisce una larga fetta di territorio e dà lavoro a tredicenni semi-analfabeti che pagano le famiglie dei detenuti e sognano di diventare grandi spacciando droga. Adolescenti spacconi che credono di essere in un film di Brian de Palma e come “Scarface” cercano di far parte del Sistema corrotto.In un altro episodio un sarto gestisce una fabbrica in nero grazie agli appalti delle case d’alta moda ed entra in una spirale di morte quando decide di scendere a patti con la concorrenza cinese. Prima delle riprese il regista ha raccontato di essere andato sui luoghi per farsi accettare, ha conosciuto la camorra napoletana e i nemici del clan dei Casalesim ma soprattutto è in quei posti che ha scelto alcuni personaggi per interpretare il suo film: ragazzi del luogo che sono riusciti a dare una forza credibile alla sua pellicola che al Festival di Cannes ha vinto il prestigioso Gran Premio della Giuria.

Ad imbracciare fucili e pistole sono attori di strada, alcuni di loro nella realtà avevano sparato davvero, abituati a vivere in un mondo dove l’illegalità si trasforma in routine. «Il materiale da cui sono partito per girare Gomorra era così potente visivamente che mi sono limitato a riprenderla con estrema semplicità, come se fossi uno spettatore capitato lì per caso», ha chiarito Matteo Garrone. ‘Mi sembrava questo il modo più efficace per restituire l’esperienza emotiva che ho provato durante il percorso della lavorazione del film’.

Lo scrittore Roberto Saviano ha collaborato alla sceneggiatura di Garrone - scritta con Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio. ‘Nel film, come nel libro, abbiamo voluto mostrare le resistenze che ci sono in Italia’, ha detto Roberto Saviano alla presentazione del film a Cannes: ‘la nostra non è una denuncia, noi vogliamo solo raccontare attraverso le immagini. È il racconto come operazione di verità’. ‘ Nel ventennio più duro in Italia, i cosiddetti Anni di Piombo, ci sono stati 600 morti. Nulla a confronto di quanti ne stanno contando le mafie italiane che si contendono il territorio guadagnando con il traffico di droga, armi, estorsioni e affari in qualunque settore che va dall’edilizia al turismo, trasporti, carburanti, supermercati, ristoranti, cinema e banche’.Tra i protagonisti di Gomorra anche Toni Servillo (ha interpretato anche il ruolo di Giulio Andreotti in Il Divo di Paolo Sorrentino ) che del regista Garrone dice: ‘C’è del metodo in quella follia. Sembrerebbe una organizzazione casuale della realtà e invece Matteo Garrone la sonda e la interroga ed in 135 minuti ne fa venir fuori una dimensione più reale del reale con acutezza, intelligenza’. ‘Matteo Garrone,- ha scritto Roberto Saviano - imprigiona l’anima del vissuto: è la forza del lavoro toponomastico che diversamente dal libro, si inoltra nell’inchiesta. Quello su cui si concentra il film è un’apocalisse quotidiana.Senza mediazione, tutto si apre negli occhi dello spettatore e costruisce la realtà come quella di Secondigliano nel Casertano.I personaggi, sono, non simulano.L’esistenza di molti di loro è un racconto feroce. Il film di Garrone è un mosaico di immagini che si fa vita, si incarna. L’ispirazione è chiara. Il metodo della strada neorealista. Paisà di Roberto Rossellini, ma anche Francesco Rosi e penso a certe immagini di Vittorio De Seta. Nel suo Gomorra Matteo Garrone ha realizzato una sorta di topografia umana.È interessato a raccontare la pelle, il sudore di questa quotidiana apocalisse.Film e libro si integrano a vicenda, non si sovrappongono. Vivono autonomi, in un rapporto speculare’."


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