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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 9/9/2019 ● Click 882

Film: "Martin Eden" di Pietro Marcello


Maria Antonietta Cacchione © FUORI PORTA WEB

Il film, trasposizione del celebre romanzo di Jack London, racconta la storia di un marinaio napoletano (interpretato magistralmente da Luca Marinelli, premiato con la coppa Volpi nell'ultima Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia.
Il protagonista salva da un violento pestaggio Arturo Orsini e viene accolto con riconoscenza dalla ricca famiglia borghese del ragazzo e presentato alla sorella Elena.
Martin Eden dall'animo ipersensibile , con grande fame di vita e un coraggio incontestabile, si innamora a prima vista di Elena (Jessica Cressy).
L'amore per la donna deve però superare la differenza di classe e di cultura che il giovane tenta di colmare con lavori saltuari, dedicando molto tempo alla lettura di tanti libri di diverso genere che riesce ad assimilare grazie alla sua viva intelligenza, sognando di affermarsi un giorno come scrittore.
Il percorso di Martin intricato e doloroso gli farà conoscere la grettezza dei suoi simili, ma anche la generosità di una vedova che lo accoglie come un figlio, durante una festa a casa di Elena conosce Russ Brissenden (Carlo Cecchi) poeta e filosofo che lo introduce alla politica, cercando di far crescere in lui l'autostima.
Vari e molteplici sono i tentativi di far pubblicare i suoi scritti respinti dagli editori, in quanto non in sintonia con i tempi.
Alla fine, dopo tante peripezie, delusioni e amarezze, un editore accetta di pubblicare un suo racconto, inviandogli come compenso un assegno di notevole importo.
Successivamente un altro editore, apprezzando lo stile originale e il contenuto dei suoi scritti decide di pubblicarli.
L'inabissarsi di un veliero che appare più volte sullo schermo, sembra presagire la fine del protagonista. Infatti, Martin si autodistrugge anche a causa della netta percezione di essere comunque un "diverso" rispetto alla società fine e colta rappresentata dalla ricca borghesia chiusa nel suo egoismo e individualismo, indifferenti alla grande miseria degli uomini invisibili e senza voce.
Il film sceneggiato dal regista insieme a Maurizio Braucci evidenzia il disperato bisogno di umanità che anima il personaggio, e soprattutto la preveggenza da parte dello scrittore delle perversioni e dei tormenti che avrebbero segnato il secolo scorso, con l'acceso individualismo e il tradimento della propria appartenenza.
Il regista ambienta la storia a Napoli e illustra i fatti più salienti del 900 utilizzando materiali di repertorio tratti da numerosi archivi che partono dalla festa del 1°maggio del 1920, per arrivare attraverso il fascismo e la guerra, agli anni 50 e anche oltre.
Il montaggio del film è preciso e veloce, perfetta la fotografia e la scenografia; straordinario il commento musicale che mescola sapientemente Debussy e Teresa De Sio tratteggiando lo svolgersi degli eventi.

 


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