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Pubblicato in data 2/5/2019 ● Click 1089

"Confessione sulla cena di Cristo" di Lutero, prima edizione italiana a cura di A. Sabetta


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

M. LUTERO, Confessione sulla cena di Cristo, a cura di A. Sabetta, postfazione di G. Lorizio, Studium, Roma 2019, 304pp.
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[Antonio Sabetta] - Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Martin Lutero ha riflettuto sul sacramento dell’altare così ampiamente e a lungo da rappresentare la santa cena il tema teologico più frequentato della sua sterminata produzione. Tra i testi dedicati alla cena, la Confessione sulla cena di Cristo del 1528 rappresenta il contributo più significativo e per certi versi conclusivo sull’aspetto più controverso ma allo stesso tempo decisivo dell’eucaristia: la presenza reale, corporale, di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Se in un primo momento Lutero aveva polemizzato duramente con la visione cattolica del sacramento, in particolare con l’idea della messa come sacrificio, la cena successivamente a partire dal 1524 diventa motivo di discussione con l’ala radicale della riforma, coloro che Lutero chiama “fanatici”.
A motivo dell’importanza dell’opera nel pensiero di Lutero, questa prima edizione italiana colma una lacuna esistente e rende disponibile e fruibile un testo fondamentale del Riformatore.

La Confessione sulla cena di Cristo è divisa in tre parti. Nella prima Lutero confuta l’interpretazione allegorica della cena sostenuta da Zwingli (che riconosceva alla cena solo il valore di memoriale della croce) e lo fa partendo da un orizzonte cristologico, ovvero la dottrina della communicatio idiomatum. Inoltre il rifiuto della presenza reale del corpo di Cristo nella cena dipende a suo giudizio dal non attribuire a Cristo, in forza della unio personalis, tutti e tre i modi di essere presente di un ente (localiter, diffinitive, repletive). Lutero si riferisce quindi alla praedicatio identica de diversis naturis e alla figura della sineddoche, mediante la quale, dopo aver associato mentalmente due realtà differenti ma contigue, simili o logicamente o fisicamente si chiama l’una con il nome dell’altra. Così, anche se corpo e pane sono due realtà differenti, ciascuna esistente di per se stessa, quando nella cena sono riunite diventano una cosa del tutto nuova e si dice correttamente “questo è il mio corpo”, dove il pane è diventato un’unica realtà sacramentale e una sola cosa con il corpo di Cristo.
Nella seconda parte della Confessione Lutero analizza i testi biblici sulla cena: Mt 26,28, Mc 14,22-24, Lc 22,9ss, 1Cor 11,23-25. Tuttavia per Lutero è 1Cor 10,16 la vera conferma della sua posizione. Paolo parla del pane spezzato nella cena di cui si sono nutriti santi e uomini indegni; la comunione al corpo non può indicare una comunione spirituale, come quando qualcuno gode di un bene comune, ma la comunione corporale al corpo di Cristo come un bene distribuito e dato a molti.
Infine la terza parte, più breve, che contiene una confessione di fede, un testamento spirituale e una sintesi di tutta la teologia di Lutero che non solo ha conosciuto un’ampia diffusione ma ha svolto un ruolo importante nel processo di formazione dei testi confessionali luterani.
Il testo della Confessione è preceduto nel volume da un’ampia introduzione (pp. 7-73) del curatore sul sacramento dell’altare nel pensiero di Lutero dal sermone del 1519 all’opera del 1528 e seguito da una postfazione di G. Lorizio su “Teologia e spiritualità eucaristica in Martin Lutero”.

Il volume è distribuito sia in versione cartacea che come ebook.


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