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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 29/4/2019 ● Click 836

L’economia del dono: una pratica antica che rinsalda i legami sociali


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

All’interno dell‘attuale dominante economia di mercato che attraverso lo scambio organizza e struttura nostro il sociale residua la tradizione del dono che apparentemente disinteressato in modo sottile sottintende una reciprocità contemporanea o a venire . Del resto , dal versante giuridico un tratto patrimoniale “forte” del dono è rappresentato dalla’ donazione’ : un consolidato istituto giuridico che nell’assegnare beni in vita sia come anticipo di successione sia ad altro titolo impegna moralmente ( e spesso anche materialmente ) il ricevente che, grato, ricambierà obbligandosi in vita in cura e attenzione per il donatore . Ma al di la di questa accezione corrente , peraltro molto frequentata anche rispetto ai lasciti ereditari, non fosse altro per i costi erariali più contenuti nel passaggio dei beni. La cultura del dono è stata una pratica abituale in molti raggruppamenti sociali soprattutto in quelli tribali come ben documenta il sociologo Marcel Mauss nel suo” Saggio sul dono” . Dalle molteplici forme in cui il dono viene praticato, traggo dal testo , la consuetudine del ‘ potlàc ‘ : uno scambio cerimoniale praticato tra gli indigeni del Nord–ovest americano attraverso una modalità che mira a rinsaldare i legami sociali nella comunità di appartenenza che impronta e favorisce anche l’agonismo tra comunità viciniori . Non è difficile, peraltro , alle nostre latitudini ricondurre il dono all’ antica pratica del baratto ; una forma di “commercio” di beni in natura in passato molto diffusa : una transazione caratterizzante le antiche consuetudini contadine che dallo scambio delle sementi e delle derrate alimentari ( e, spesso , anche del lavoro delle braccia durante i periodi più impegnativi del raccolto delle messi ) ha derivato il mercantilismo con l’annesso commercio con il più versatile scambio in denaro : una transazione quest’ultima a più lungo raggio rispetto al baratto ( che per limiti intrinseci: viabilità e mezzi di trasporto adeguati spesso si chiudeva all’interno del villaggi di produzione dei prodotti della terra ; all’epoca chi nasceva in un villaggio spesso conosceva per tutto l’arco della sua vita solo il suo orizzonte intorno ) .Una modalità di transazione di beni, quella mercantile, iniziata nelle taverne portuali, gestita da intrepidi capitani di vascello che facevano sottoscrivere ( da qui il sottoscrivere un documento) a fiduciari “ finanziatori” , che nelle traversate marine ci mettevano i capitali di rischio, una specie di contratto assicurativo sul viaggio ; un impegnativo cartiglio talvolta anche mediato e garantito dalle nascenti banche che dall’accumulo dei proventi derivanti dal commercio e dalla rendita immobiliare hanno costituito storicamente la base sulla quale successivamente si è strutturata l’economia capitalista .Oggi com’è noto anche il capitale reale è stato largamente soppiantato dalla volatilità imprevedibile dell’artificioso capitale finanziario di speculazione che pare, a livello globale, abbia già largamente superato in quanto a volume di scambio il capitale materiale inventariabile : fabbriche, capannoni , terreni … Tuttavia, rispetto a tale essente portato che forma l’ossatura economica delle nazioni , ai nostri tempi, cosa resta della relazionalità del dono che comunque, benché , ancora, in termini relazionali impronti fortemente il nostro sociale non prescinde dall‘ economia corrente ,anzi , della stessa ne costituisce una parte di tutto rispetto . Il dono in quanto comportamento sociale diffuso in modo trasversale in tutte le culture indagate dagli antropologi, è strettamente legato alla tradizione , Com’è noto il matrimonio , a partire da quell’iniziale “movimento a due di coppia ” , nella sua rituale celebrazione comporta una condivisione allargata all’intorno sociale di appartenenza parentale ed amicale degli sposi , che , partecipato ( l’invito cartaceo viene anche denominato partecipazione) già di per sé contribuisce a rafforzare socialmente il contratto sociale che gli sposi stabiliscono con il matrimonio, innescando, nei convenuti , in modo non secondario, anche una specie di benevolo , vigile controllo sociale sugli stessi . Ebbene, chiunque invitato alla cerimonia sa che alla partecipazione’ deve ‘associare un dono : regalo fatto agli sposi solitamente augurando felicità duratura alla coppia ; il dono, con gratitudine viene contestualmente ricompensato con l’offerta del pranzo nuziale in cui è manifesta e appariscente l’importanza sontuosa della cerimonia. Tutti sono vestiti a festa e, nella tradizione è classico e vezzosamente personalizzato il vestito, in genere bianco , della sposa che indossa solo in quell’occasione , quasi a scaramantica dimostrazione dell’irripetibilità della stessa ritualità in avvenire. Almeno a Sud pare che le tacite e indirette ” transazioni “ regalo- pranzo , non siano affatto irrilevanti ai fini economici poiché spesso impegnano somme ragguardevoli sia per la quantità dei regali ( oggi prudentemente convertiti in denaro) che impegnano sia per lo sfarzo a volte pantagruelico, esagerato del pranzo offerto dagli sposi ( dai genitori?!) . Ma , come si accennava, tale tradizione , che va al di là dell’istituto contrattuale del matrimonio , costituendone la matrice sociale torna utile per stimare” ad occhio “ la portanza ( e importanza; arrischiando , oserei dire, ‘il peso sociale ‘delle famiglie coinvolte ) : da parte dello sposo , da parte della sposa , nonché , in modo non secondario è importante per verificare al loro interno il mantenimento nonché “ad impressione ” l’intensità dei legami di consanguineità , di amicalità tra i convenuti . Ho citato per prima la cultura del dono all’interno del matrimonio poiché in tale occasione ha un rilievo sociale ed economico preponderante rispetto ad altre manifestazioni collettive familiari che quasi indistintamente caratterizzano in modo similare la vita sociale di ciascun individuo appartenente ad una comunità. Il primo riferimento impegna i riti del : battesimo , della comunione, della cresima i quali essendo dei lieti eventi che attraverso la loro direzionata ( e irreversibile) successione suggellano l’appartenenza ad una fede ( ad una comunità). I sacramenti or ora menzionati se pure in misura minore rispetto al matrimonio implicano una certa complicità relazionale nel festeggiare tali occasioni con il binomio : regalo- pranzo e, come avviene nel matrimonio, oggi l’evento viene immortalato con tante foto ricordo del “com’eravamo, del chi c’era” . Neppure è trascurabile la cultura del dono al momento della dipartita del caro estinto che vede, in modo similare agli altri riti di passaggio in vita, ma in tale triste e mesta circostanza con umore opposto , un’accorata partecipazione collettiva al lutto ( così com’era accaduto in vita in altre occasioni gradevoli ) di parenti e amici: un lutto che si pubblicizza anche attraverso i più permanenti “ manifesti funebri “ murali . Ed in tale contesto ( a differenza di altre ritualità ) è il rito funebre l’unico corteo collettivo personalizzato d’onoranza accordato indistintamente ad ogni defunto : fiori, corone , cuscini di fiori , vettovaglie , con discrezione vengono favorite ai congiunti più stretti del defunto e, anche semplici più personali forme di cordoglio , in qualsiasi forma espresse , nella loro sincera gratuità rappresentano un’ anticipazione di una similare considerazione da parte dei congiunti per future dipartite . Nel donare non sono trascurabili le feste di laurea, di compleanno … che pure implicano una procrastinata reciprocità . Le relazionalità sociali associate al dono appena trattate rappresentano solo la punta dell’’ iceberg’ di una cultura del dono che permea l’intero consorzio sociale che in alcuni casi è davvero unilaterale ( magari con l’ angelica o la santa invocazione di un intercessione futura nell’aldilà ) : è quel che avviene per le messe in suffragio, per le offerte votive, per le elemosine in generale . Collegate indirettamente a quest’ultime , ma con più concrete aspettative nella restituzione” si caratterizzano a Guglionesi le offerte per organizzare le festività dei santi : quelle patronali di S. Adamo o di S. Antonio, S. Nicola … che prevedono sottoscrizioni in denaro ( un tempo anche in grano dopo la trebbiatura ) ) raccolte” porta a porta ” intraprese da volenterose Commissioni per i festeggiamenti dei santi che insieme al parroco compartecipano la celebrazione religiosa, mentre in autonomia organizzano la festa civile in onore del Santo . Tuttavia fanno da contraltare alla teoria edulcorata del dono molteplici aspetti di criticità e , perfino di contrarietà. In pieno Cinquecento Michel de Montaigne a proposito del dono così scriveva :”Non trovo niente di così caro come quello che mi viene dato, e questo perché la mia volontà rimane ipotecata a titolo di gratitudine , e accetto più volentieri le cariche che si possono comprare . Lo credo bene : per queste do solo denaro , per le altre do me stesso . Ora io ritengo che si debba vivere per diritto e per autorità e non per ricompensa e per grazia “ . Nella nostra tradizione relazionale sociale attuale una variante interessata del dono è “il favore “ che si accorda a qualcuno : in politica può essere una discreta o indiscreta richiesta di voto a cui in restituzione viene accordato un corrispondente favore o in modo più impegnativo nella discrezionalità di un qualsivoglia ‘deviato’ Ente appaltante compiacente si facilita l’assegnazione di un appalto ad una Ditta cui potrà corrispondere in restituzione un riconoscente “favore” . Tuttavia continuando di questo passo l’apparente gratuità del dono ci porterebbe lontano , ma voglio stare ai limiti di un articolo che ha lo scopo di far riflettere su una teoria come quella del dono che ha molte sfaccettature e non sempre condivisibili nel merito poiché tante , diffuse e non quantizzabili economicamente sono i gesti quotidiani legati alla cultura del dono ma, intendo concludere con un aspetto del donare speciale ( il donare la vita ) che indiscutibilmente, dal punto di vista valoriale, riassume in modo più appieno l’atto del donare sé stessi per far nascere una vita futura che non esiste ne è mai esistita prima dell’intenzionalità della procreazione condivisa dalla coppia . E’ il dono di una parte del proprio sé biologico sia pure limitato alle cellule germinali (al momento della fecondazione ) che i genitori investono nella procreazione . Tutte le categorie di doni di cui abbiamo trattato , da quelli decisamente unilaterali da cui non ci si aspetta reciprocità certa a quelli da cui seppure con qualche incertezza ci si attende un contraccambio attuale o futuro, si caratterizzano per essere cose materiali o gesti di volontarietà che vengono al beneficiario dal mondo a lui esterno e ciò non solo per quanto attiene i regali , ma anche quando la gratuità verso l’Altro si manifesta attraverso “ il fare” sia esso un aiuto di accompagnamento ad un anziano, ad un invalido o un servizio reso ad un infermo. Ma, come accennavo , l’unico dono davvero importante e irripetibile poiché individualizzato nella Persona a venire “ prende corpo” letteralmente dall’interno degli individui che decidono di avere un figlio : un donare , comunque, da intendersi non limitato solo alla coppia bensì da intendersi in senso più ampio e generale poiché è connaturato alla specie , alle specie dei viventi : una sessualità intrinseca , che attraverso la procreazione consente il mantenimento dell’equilibrio nascite / morti nelle popolazioni , quindi indispensabile per la sopravvivenza della nostra specie ; infatti il concepimento , principia nei procreanti . Un accadimento naturale quello della fecondazione il cui dono materialmente proviene dai corpi delle persone il cui unico mistero di tale apparente prodigio biologico ( molto della procreazione e dell’embriologia è oggi noto alla scienza) è rappresentato dall’evidenza che per nove mesi la donna che porta in grembo un figlio è due” pur essendo la stessa registrata all’anagrafe come una”, ed è altresì la sua condizione di gravidanza da sempre appannaggio dello stesso sesso : quello femminile . Alle donne va il merito del disvelamento alla nascita della duplicità che si ricompone nell’individualità separata della madre ,del figlio. Un lieto evento per l’individuo che verrà e per la specie che conservandosi avvicenda dalla sua prima comparsa in natura le generazioni dell’uomo su questa nostra , ahimè non più” Gaia “ Terra .

Arcangelo Pretore, 26 aprile 2019


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