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Caro DirettoreGuglionesi
Pubblicato in data 16/4/2018 ● Click 2301

...nel fare politica, cosa conserveranno del loro essere o dirsi cattolici?


Gianfranco Lalli © FUORI PORTA WEB

Caro direttore,
in vista delle due prossime tornate di votazioni un pensiero mi accompagna come collaboratore della cura pastorale del vescovo diocesano: coloro che scenderanno in campo per fare politica cosa conserveranno del loro essere o dirsi cattolici?
Ho l’impressione che in questi ultimi anni la concezione di “cattolico in politica” lasci intendere una chiara scissione dalle verità che il cattolicesimo =cristianesimo fa sue, al punto che fare politica significhi farla da laico cioè “persona neutra” dissociata da una parte delle verità – talvolta non negoziabili - che la fede cristiana comporta. Ho il timore che la politica di chi si dica “cattolico” stia facendo venire fuori un’idea che la fede cristiana di un politico non può e non deve toccare i suoi programmi e scelte politiche, come dire che le verità cristiane restano o devono restare in Chiesa, in occasione delle liturgie, delle feste patronali o nei locali parrocchiali della catechesi… una fede da nicchia…

Apprezzo la candidatura di diverse persone di questa comunità alle prossime votazioni regionali, ma vorrei ricordare quanto dice la NOTA DOTTRINALEcirca alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica” della Congregazione per la dottrina della fede, 2002, dell’allora card. J. Ratzinger, si dice che:
“La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona. Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi. La struttura democratica su cui uno Stato moderno intende costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come suo fondamento la centralità della persona. È il rispetto della persona, peraltro, a rendere possibile la partecipazione democratica”(…).

“I cattolici, in questo frangente, hanno il diritto e il dovere di intervenire per richiamare al senso più profondo della vita e alla responsabilità che tutti possiedono dinanzi ad essa. Giovanni Paolo II, continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come per ogni cattolico, vige l’impossibilità di partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio con il proprio voto. Ciò non impedisce, come ha insegnato Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in vigore o messa al voto, che «un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica» (…).

“Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona.

È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani. Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione). Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale «i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti». Come non vedere, infine, in questa esemplificazione il grande tema della pace. Una visione irenica e ideologica tende, a volte, a secolarizzare il valore della pace mentre, in altri casi, si cede a un sommario giudizio etico dimenticando la complessità delle ragioni in questione. La pace è sempre «frutto della giustizia ed effetto della carità»; esige il rifiuto radicale e assoluto della violenza e del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la responsabilità politica”.

Caro direttore sento il dovere, pertanto nel ruolo che ho in questa comunità, di ricordare agli uomini e alle donne di buona volontà che scenderanno in campo, con tanti buoni propositi per il bene del territorio, che la Chiesa ha elevato agli onori degli altari, cattolici che a costo della vita non hanno rinnegato la loro fede come ancora oggi questo accade in paesi dove il cristianesimo è perseguitato. In nome di queste persone vorrei dire: voi che farete politica dopo essere stati eletti -se vi ritenete cattolici -siatelo nella difesa di quanto sopra indicato nella nota dottrinale diversamente se c’è una o più cose che non accettate, vi prego evitate di dirvi cattolici, offendereste il sangue dei martiri, come quello di Cristo che non ha avuto timore di essere fedele alla verità del Padre fino alla morte e anche la fede di tante persone, semplici, che oggi si sforzano di essere fedeli senza compromessi… Non dirsi “cattolico” non cambierà la vostra elezione-se avrete avuto consensi- ma certamente lascerete che il cristianesimo non venga inquinato dalla vostra visione parziale, si, parziale. Non siate “presuntuosi” in materia e tanto meno “arroganti”, rispettate chi del cristianesimo ne ha fatto una scelta di vita da morirne, perché ne valeva la pena più di ogni bel programma politico. Potrete capire questo solo quando Cristo vi avrà preso interamente. Scusate la presunzione ma di queste cose, ne capisco più di voi… Siate rispettosi se non saprete essere testimoni del cristianesimo. Grazie.

Dio vi assista e vi confermi con coraggio nell’essere suoi figli, costi quel che costi…

Il parroco
Pro-tempore di Guglionesi

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PS Ai firmatari della “lettera aperta al parroco di Guglionesi”: ho avuto l’impressione come se “aveste voluto mettere le mani avanti”...perché quanto detto da me in un contesto liturgico (non in un incontro pubblico…) non “inquinasse” il programma che il vostro partito proponeva e che ha poi avuto il noto consenso nazionale il 4 marzo. Tutti e sei siete “cattolici” (mi risulta dall’anagrafe parrocchiale) e se foste coerenti col cristianesimo, stando a quanto dice la nota sopradescritta, come potreste sostenere un partito che non difende la vita fino al suo termine naturale? Il partito che voi sostenete ha votato il Biotestamento… Inoltre vorrei ricordarvi il gesto del padre dei pentastellati al Lingotto di Torino -due anni fa - che più che essere una parodia stupida e indecente della "comunione eucaristica" resta un gesto blasfemo, distribuendo grilli liofilizzati ai suoi deputati. Se questo gesto vi lascia indifferenti, o per voi è cosa di poco conto… evitate - vi prego - di dirvi cattolici, voi non ne avete la capacità di comprenderlo. Siete cattolici più da anagrafe parrocchiale che cristiani che devono essere il “sale della terra, ma se il sale perde il suo sapore… a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente”, parole queste di Cristo non le mie (Lc 14,34-40). Quale antropologia ha sposato il vostro partito? Quella cristiana è molto chiara… e poi quale idea di bene comune avete? La libertà di espressione fa parte di una società democratica, è un bene che va promosso’? A Roma, pochi giorni fa un manifesto per la vita, contro l’aborto, è stato oscurato… perché? Per far spazio al pensiero unico della “libertà di abortire” e non poter dire che ciò che si abortisce è vita?

Se pensate che stia facendo il tifo per il centrodestra, così come è stata fatta passare la mia omelia, deduzione maligna di chi ha fatto sintesi della vostra lettera su Primonumero e che non ha avuto nessuna smentita da parte vostra (peccato che chi era a messa, sabato 3 febbraio – uno solo dei firmatari la lettera - abbia omesso l’inciso che “non stavo invitando a votare a dx” dopo aver indicato che la tutela della vita appartiene ai cristiani mentre una nuova legge italiana permetteva il fine vita con i DAT e verso la quale eravamo invitati ad avere un atteggiamento di giudizio perché cristiani ed un comandamento dice di non Ammazzare…), vi ricordo che l’essere cattolici implica in coscienza su valori – come la vita – non negoziabili. Di questo parla molto chiaro la sopra descritta NOTA, più autorevole di un comune parroco: quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana.

Voi siete “cattolici” alcuni anche praticanti… che lo vogliate o no siete in errore! Liberi di fare quello che credete. Io non libero di tacere quello che per ministero sono tenuto ad indicare, perché la coscienza cristiana sia sveglia di fronte ai cambiamenti sociali portando un santo giudizio e non incorrere in errore che è stare fuori dalla via tracciata da Cristo.
Siate certi: Il mio unico leader è Cristo, non ne ho altri…Signore della storia, vero servo dell’uomo. I migliori “politici” per me sono i Santi. Vi auguro di passare dal “santino pubblicitario”… a quello della testimonianza cristiana vera e concreta … tornando ad essere “Sale” che da sapore alla terra.

Auguri di conversione.

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PERICLE, AGLI ATENIESI, 431 A.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.


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