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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 6/3/2018 ● Click 1071

Edward Luce, autore de “Il Tramonto del liberalismo occidentale”


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Nel saggio sopra indicato, l’editorialista del Financial Times, analizza quale travolgente rivoluzione abbia investito il pianeta negli ultimi decenni (Giulio Einaudi editore). Al riguardo, si legga l’introduzione di Gianni Riotta. <<Il lettore non indugi : se le nostre democrazie, economie, culture e società non sapranno rinnovarsi davanti alle sfide drammatiche e ineludibili del XX I secolo, il futuro non sarà l’Eden della libertà cui i blog populisti fan da grancassa, né il giardino delle tecnologie promesso dai vati dell’Intelligenza Artificiale. Sarà il caos temuto da Luce come già dagli antichi Greci, e stavolta il web, non un aedo con la cetra, canterà l’epica strage delle identità>>.

In una intervista di Federico Rampini negli Stati Uniti, in tema di deriva populista, Edward Luce ha risposto : “Se diventa establishment la sinistra perde, i più danneggiati dalla crisi non si sono sentiti rappresentati, e il populismo di destra ha fatto facilmente breccia”. Nel blog di Andrea Ferrazzi (Slow Thinhing) viene sottolineato “il ritorno della Cina nello scacchiere internazionale con lo spostamento verso l’Asia degli equilibri di potere”. Si considerino, inoltre, le diseguaglianze sempre più accentuate all’interno dei paesi occidentali, con il peggioramento delle condizioni di vita della classe media e la rivoluzione tecnologica con le ricadute (negative) sul mondo del lavoro. Elementi questi che, unitamente al cambiamento climatico, potrebbero intaccare le fondamenta delle democrazie liberali. La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti e la Brexit in Gran Bretagna pongono una riflessione sullo stato di salute e sulle prospettive dei sistemi democratici. Ma anche l’esplosione di alcune forze nazionaliste e populiste in Europa. Inoltre, la Cina sta dimostrando al mondo che il capitalismo può esistere e prosperare anche senza democrazia. Secondo l’opinione di Edward Luce, entro il 2050 – un secolo dopo la rivoluzione comunista – l’economia cinese sarà il doppio di quella americana, e maggiore di tutte le economie occidentali messe insieme. Luce si chiede: il modo di vivere occidentale, e i nostri sistemi democratici, riusciranno a sopravvivere a questo drammatico spostamento del potere globale ? La risposta non è affatto scontata, come dimostrano le recenti prove di incapacità emerse con la vittoria di Trump. C’è da considerare, altresì, la crescente disillusione di milioni di persone che vedono peggiorare le loro condizioni di vita. Luce ci fa notare che “il più forte collante della democrazia liberale è la crescita economica”. Viceversa, la scomparsa del lavoro è una minaccia reale. Luce analizza quale travolgente rivoluzione abbia investito il pianeta negli ultimi decenni. L’emersione di nuovi protagonisti mondiali come la Cina, deve farci capire che quasi nulla nel mondo in formazione assomiglierà più a quello che c’era. Come ha scritto Corrado Augias su la Repubblica “chi ha pensato che la diffusione di tecnologie sconvolgenti, la robotica, i primi assaggi dell’intelligenza artificiale, fossero gradevoli novità di cui compiacersi, deve capire che quasi nulla nel mondo in formazione assomiglierà più a quello che c’era. Compresi il concetto e la pratica della democrazia come s’è formata in Occidente”. Insomma, siamo di fronte a una serie di novità che non ha precedenti nella storia umana.

Edward Luce dà un giudizio negativo delle esperienze di Terza Via. Mitterrand ne è un precursore a metà anni Ottanta. Poi arrivano i Clinton, Blair, Schroder, Jospin. Il capolinea della Terza Vita è Hillary Clinton, che Luce sbeffeggia per la complicazione delle proposte e per la scommessa demografica giocata e perduta contro i bianchi americani. Hillary ha dimenticato nei suoi elenchi operai e camionisti. Purtroppo Luce non offre indicazioni su come uscire dall’empasse. Ammonisce che “sfasciando la macchina liberal-democratica, che pure ha resistito a due guerre mondiali, non entreremo nell’eden della decrescita felice ma saremo vittime di un mondo caotico sempre più automatizzato, in cui multinazionali, regimi totalitari, democrazie illiberali e plutocrati astuti domineranno mentre la plebe sarà relegata nelle megalopoli e anestetizzata dal reddito di cittadinanza e da una dieta di volgare intrattenimento televisivo e online”.

Per il lettore interessato, consiglio di leggere anche la “Fine del liberalismo e democrazia illiberale” di Gianfranco Sabattini (30/01/2018). La nuova rivoluzione industriale è “ancora in fasce” – avverte E. Luce – ma è certo che non sarà più possibile, come avvenuto nel passato, che le singole società possano inaugurare delle politiche pubbliche con cui assicurare ad ogni singolo individuo uno stabile ruolo lavorativo in un futuro iperautomatizzato. Ciò perché le singole società politiche avranno, oggi, meno soluzioni plausibili di quanto la rivoluzione digitale ne offriva al suo inizio e, a maggior ragione, di quanto ne offriva la semplice meccanizzazione dei processi produttivi. La domanda, dunque, è: sino a che punto il sistema sociale potrà sopportare la formazione al suo interno di una crescente massa di disoccupati strutturali, senza correre il rischio di collassare? Avremo occupazioni “on demand” saltuari e senza impegni contrattuali. A lungo andare – afferma Luce – la forza lavoro non occupata scivolerà “verso la cultura della sfiducia”, per cui non dovrà sorprendere che cominci “a considerare con velenosa diffidenza” tutto ciò che gli establishment promettono di realizzare a suo vantaggio. In tema di disoccupazione di massa irreversibile, i giovani – ad avviso di Luce – dovrebbero “lanciare dei Piani Marshall per riqualificare le loro classi medie”. Se queste questioni saranno risolte, l’Occidente potrà “riguadagnare il proprio ottimismo”. Naturalmente, quanto precede, è una sintesi del pensiero di E. Luce. Il lettore interessato dovrebbe leggere anche altri autori come quello indicato sopra. Il professor Gianfranco Sabattini ritiene palesemente un “non senso” ritenere di poter risolvere il problema della disoccupazione strutturale irreversibile evitando che le politiche pubbliche da adottare per affrontare l’emergenza possano fare a meno dell’introduzione di misure, qual è il reddito di cittadinanza. Come si può pensare di poter rimediare alla disoccupazione involontaria e strutturale con i soli provvedimenti che Luce suggerisce, se la loro attuazione richiede tempi tanto lunghi, da implicare la preventiva fine fisica di chi dovrebbe fruire dei loro effetti ? Si mediti al riguardo e buona lettura.


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