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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 20/6/2017 ● Click 1360

Migliorare la qualità del grano duro


Alberto Mancini © FUORI PORTA WEB

Le trasformazioni della società italiana, l’errata interpretazione politica della globalizzazione hanno relegato l’agricoltura ad attività marginale, anche se si riconosce il valore dell’imprenditoria agraria per il benessere e la salute dei cittadini con la produzione di prodotti maturati e consumati nella stagione propizia.

L’annata 2016, nella nostra zona, sarà ricordata per l’eccezionale produzione di grano duro, superiore a 50 quintali ad ettaro e con prodotto di ottima qualità, dovuta alla natura stessa del territorio e molto richiesto dalla industria molitoria e pastifici. A questo buon raccolto è seguito il crollo del prezzo del grano che ha annullato i benefici auspicati. Le motivazioni della caduta dei prezzi sono da ricercare fuori dal contesto agricolo ma sono da ricercarsi proprio nella politica, poco sensibile alle problematiche agricole con grave danno a tutto il settore. La cerealicoltura è sempre stata l’attività prevalente nella nostra zona, il grano si semina a Novembre e si raccoglie a Giugno, in questi mesi prezzi e costi cambiano, generalmente nel periodo del raccolto sono bassi. Nel 2016 il prezzo è stato mediamente di 18 euro a quintale. Per coltivare un ettaro a grano duro il costo supera mille euro, come sostengono molti esperti, solo per recuperare questi costi occorrono 50 quintali di grano.

Da qualche anno l’industria richiede grano con valore proteico non inferiore a 15.Per raggiungere tale obiettivo sono stati escogitati i “ contratti di filiera”. Nuove tecniche contrattuali che agli agricoltori assicurano un prezzo minimo garantito, per la prossima semina sarà di 28 euro a quintale, in più è previsto il contributo di coltivazione di 100 euro per ettaro. L’agricoltore a sua volta dovrà impegnarsi a produrre per tre anni grano rispondente ai parametri richiesti, dovrà acquistare il seme indicato dall’industria, al prezzo da questi fissato, eseguire i lavori colturali stabiliti nel contratto.
Il prezzo prefissato è un aspetto importante perché allo stato attuale è superiore al prezzo di mercato, annulla il rischio di oscillazione dei prezzi ed assicura il pagamento alla consegna del prodotto.

I contratti di filiera interessano una quantità limitata della produzione, un’altra quantità (biologico, integrale) si produce seguendo le regole comunitarie. La gran parte della produzione italiana, utilizzata sempre per la pasta, non ha alcuna protezione contrattuale ed è sottoposta alle speculazioni di mercato.

L’obiettivo dei contratti di filiera è incrementare la produzione di grano duro di qualità, questi contratti potranno diventare lo strumento valido, garantire tutti gli agricoltori e favorire l’intera produzione di grano duro di qualità. Così i benefici previsti interesseranno tutti gli agricoltori e agevoleranno la loro coesione non la divisione.

Queste considerazioni emerse, quando non è ancora iniziata la campagna di commercializzazione della produzione 2017 fanno riflettere, perché per una parte limitata esistono privilegi dall’altra dovrebbero favorire le aspettative di tutti gli operatori del settore, ridare certezze e non distinzioni burocratiche.


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