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AgricolturaTermoli
Pubblicato in data 13/3/2017 ● Click 2653

Consorzi di bonifica, criticità e vicinanza al mondo agricolo del Basso Molise


Giorgio Scarlato © FUORI PORTA WEB

In merito all’articolo “Consorzi di bonifica commissariati” a firma del prof. Alberto Mancini, pubblicato il 2 marzo u.s., ho qualcosa da puntualizzare.
Condivido la legge quadro sui consorzi di bonifica del R.D. del 13 febbraio 1933, n. 215 ma, di fondamentale importanza è anche, non menzionato, il R.D. dell’8 maggio 1904, n. 368 che puntualizza l’obbligo di vigilanza delle opere pubbliche nel comprensorio di bonifica d’appartenenza.
Concordo pure quando accenna alla latitanza o la scarsa volontà delle Organizzazioni professionali agricole che da sempre hanno amministrato, con i loro uomini, la politica dei consorzi di bonifica.

Nello specifico, però, condividendo sempre il pensiero del Prof. Mancini, un consorzio di bonifica, ad es. quello di Termoli, ha non solo, prevalentemente, come oggetto il compimento di un opera che, come spesso accaduto, è realizzata con la fiscalità generale o la prestazione di un servizio, ad es. la manutenzione di un fosso, di un canale, nell’interesse comune dei consorziati (mio: e non); ma, aggiungo: “ ….. in ogni caso deve consistere sempre in una utilità economica per i singoli consorziati, realizzata attraverso un’organizzazione comune”.

Chiedo:
Se questo non si concretizza, il consorziato-obbligato è tenuto al pagamento del tributo?
Un consorzio può essere ancora tenuto in vita anche se non svolge le sue funzioni?

Su questo problema si potrà aprire un dibattito pubblico e visto che le Istituzioni, pur stimolate, sonnecchiano, chiedo, per il Comitato spontaneo agricolo “Uniti per non morire” del quale ne faccio parte, alla redazione del blog di “Fuoriportaweb”, che ringrazio anticipatamente, di adoperarsi affinché possa concretizzarsi. E questo per il bene comune.

Dov’è stata la volontà, la vicinanza ai consorziati, il rispetto delle leggi da parte delle varie amministrazioni consortili termolesi succedutesi, se ci sono voluti ben 23 anni, per rendere concreto il Piano di riparto per la contribuenza consortile (che doveva essere approvato entro un anno dalla legge, con delibere”…in attesa del piano di riparto…), dalla prima legge reg. sulla bonifica del 1991, poi quella del 2005, per arrivare finalmente all’approvazione solo a fine ottobre del 2014?

Perché non è stato mai portato a conoscenza il reale stato di sofferenza economica dell’ente e, insieme, consorziati ed amministratori, confrontarsi per addivenire ad un incontro chiarificatore con le istituzioni governative regionali, spiegare le criticità, indicare nuove strade, invece di aspettare il commissariamento e criticarlo?
Trasparenza significa rendere partecipi! Far sapere debiti e crediti! Anche gli stravolgimenti come ad es. gli idranti elettronici invece di quelli meccanici, i costi di manutenzione, etc! Tutto ha navigato nel silenzio.

Quali gli obiettivi che si erano posti? O, non c’era manco la volontà? Si doveva vivacchiare in attesa di cosa?
Non si è stati in grado, non si è voluto o non hanno voluto avere un confronto i vari governi regionali per focalizzare le funzioni dei consorzi, crearne nuove come ad es., una su tutte, il controllo idrogeologico del proprio comprensorio d’appartenenza, affinché gli stessi enti consortili potessero realmente funzionare ed essere tenuti in vita?

Concretizzare, con responsabilità unica nel proprio comprensorio, sia per le reti scolanti delle acque meteoriche, sia per la manutenzione, sia per la progettazione, sia per le autorizzazioni di concessioni utili alle costruzioni di immobili.
Questo comporta, in modo definitivo, la individuazione dell'ente responsabile e non come spesso succede, da sempre, colpevolizzarsi a vicenda, rimpallandosi responsabilità tra regione, provincia, comune e consorzio di bonifica per arrivare alla fine a: …..tutti colpevoli, nessun colpevole.
E colui che ha ricevuto danni da smottamenti, frane ed allagamenti si trova ad essere, alla fine, il solo colpevole. Cornuto e mazziato.
Oppure, peggio, è il furbo di turno a farla franca.
Esempi ce ne sono a Guglionesi, Campomarino, Termoli, Palata, Portocannone, etc.

Sul problema dell’acqua irrigua, già critico, (in futuro con gli idranti elettronici ne vedremo delle belle), il punto focale a cui i consorzi di bonifica si attaccano, resta uno: ti do l’acqua e questo è il beneficio.
Ma in realtà non è proprio così.
Sicuramente molti consorziati avranno letto il Piano di riparto per la contribuenza consortile termolese dove a pag. 62 e seg. è scritto: “ La contribuenza per la gestione delle acque irrigue va rapportata al beneficio economico del quale godono i proprietari dei terreni serviti.” (!!!!)
Beneficio inteso, per l'ente consortile, come miglioramento del suolo, da asciutto ad irriguo.

I tre pilastri su quali invece deve fondarsi il beneficio reale sono: ANALISI – COSTI – EFFICACIA in funzione del proprio contesto territoriale, quindi della remunerazione che al coltivatore resta.
E da questo punto di vista il discorso del consorzio non regge.

Si vuol parlare della produzione della barbabietola da zucchero in regione? O, del pomodoro da industria?
Anni addietro le superfici regionali interessate alla barbabietola occupavano annualmente 2.000 – 2.200 ettari. Ora 0 ettari.
Idem per il pomodoro. Molti ettari in meno rispetto a decenni fa.
Basta percorrere la s.s. “Bifernina” o portarsi lungo la zona del torrente Sinarca per vedere gli ettari impegnati a colture irrigue. Pochi.
Quale il motivo? Presto detto: mancata redditività, per non dire dover lavorare in perdita.
Si rifletta per affermare il contrario.
Il modo odierno di operare, di pensare, del mondo agricolo regionale, rassegnato, indebitato, annichilito, pare inglobare in peggio, quello de “Le Terre del Sacramento, di “Fontamara” e di “Cristo si è fermato a Eboli”.

Una riflessione che merita risposte.
Pochi mesi addietro ho letto con molta attenzione un articolo di giornale dove citava l’ente di bonifica termolese, insieme ai sindaci dei Comuni di Guglionesi e San Giacomo degli Schiavoni, che inaugurava un nuovo impianto irriguo di soccorso dalla estensione di circa 200 ettari, negli agri dei Comuni su menzionati.
Sono venuto a conoscenza poi che si tratta di solo n. 3 idranti elettronici, vicinissimi tra loro ed hanno una pressione che oscilla da 0,5 – 0,7 Atm.

Professor Mancini, visto che è stato consigliere fino a pochi giorni addietro, cioè prima del commissariamento del consorzio, è informato:
a) se i proprietari dei 200 ettari pagano la tariffa fissa irrigua degli € 90,00 ad ettaro?
b) con quelle pressioni, quanti ettari potrebbero essere irrigati?
c) ci sono colture irrigue in atto?
d) quanto costeranno annualmente le spese per il lotto in esame?
e) chi le sosterrà?
f) secondo Lei, sono stati soldi ben spesi?
g) sono stati affrontati e discussi dall'amministrazione consortile i costi-benefici?

A tal proposito, mi sono state recapitate delle foto dove, nel gennaio scorso, anche lì come in altre parti del comprensorio di bonifica (Palata, Campomarino, etc), uno dei tre idranti elettronici si è auto-aperto facendo fuoriuscire acqua ( ma…chi paga?) che seguendo la confinante strada brecciata ha poi allagato i campi sottostanti.

Concludo.
Per quanto ha potuto verificare nell’arco del Suo mandato di consigliere, il consorzio di bonifica ha espletato i suoi compiti?
Cosa consiglierebbe per tenerlo ancora in vita?


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